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domenica 18 agosto 2013

Alieni nel mondo del lavoro




Roberto, 52 anni, e Maria, 50 anni, due figli che vanno ancora a scuola, hanno perso entrambi il loro lavoro e sono preoccupati per il futuro. Hanno ragione perché a questa età è difficile trovare un altro lavoro. Anzi! E' impossibile! Per motivi che travalicano la nostra immaginazione e comprensione, la loro connotazione anagrafica si rivela un ostacolo insormontabile, eppure Roberto è un esperto informatico e Maria è un'abile e competente analista contabile, ma sembra che questo loro requisito scivoli come acqua che scorre su vetro: non produce alcun effetto sui datori di lavoro ai quali i due si rivolgono nella penosa via crucis che compiono per trovare una nuova occupazione che garantisca il prosieguo delle loro vite.
Niente. Nessuna risposta che abbia un senso. Solo rifiuti e porte sbattute in faccia senza spiegazioni logiche. Semplicemente, non hanno più l'età per lavorare.
Ma pensando ai loro ragazzi, Roberto e Maria non si scoraggiano, si rimboccano le maniche e cominciano a creare locandine e bigliettini da attaccare ovunque, in cui scrivono a caratteri cubitali la loro disponibilità a svolgere qualunque mansione, anche la più umile e umiliante, pur di racimolare un introito per affrontare le spese di casa e della scuola dei figli. Internet fornisce un ulteriore viatico alla diffusione della loro disponibilità. Tuttavia anche nella loro disposizione d'animo a scendere ai minimi livelli, i due incontrano ostacoli assurdi, soprattutto Maria. La nostra intrepida mamma si offre come baby sitter ma è "troppo vecchia"; le baby sitters devono essere giovani, preferibilmente sotto i 25 anni; si offre come badante per assistere persone anziane e malate, ma è italiana e le badanti richieste sono per lo più straniere, meglio se filippine o peruviane più servizievoli e meno esose economicamente. Si offre per le pulizie negli appartamenti, ma la scusa del diniego è la stessa avanzata per la posizione sopra citata. Oltre a queste motivazioni se ne aggiunge un'altra, la più spettacolare: Maria non ha referenze, ovvero: nessuno può testimoniare la sua professionalità in questi mestieri. Infatti Maria è stata, fino a qualche tempo prima, una brava contabile e non ha mai pulito appartamenti se non il suo; non ha mai accudito bambini se non i suoi figli, e non ha mai assistito persone anziane poiché, grazie al Cielo, ha ancora i genitori vivi e vegeti oppure sono morti di morte naturale nel loro letto, e nessuno, se non Roberto, può dimostrare che Maria è brava a pulire pavimenti, accudire minori o diversamente giovani acciaccati. In altre semplici parole, nessuno può affermare e confermare che Maria è affidabile in quanto non ci sono prove pratiche che lo dimostrino. Roberto non trova lavoro solo per questioni anagrafiche e forse per le stesse ragioni addotte per Maria.
A questo punto ai due viene consigliato di rivolgersi ai Servizi Sociali del Comune di residenza per ottenere uno dei famosi lavori "socialmente utili" oppure un contributo economico per tirare avanti, ma solo uno dei due ne ha diritto. Al mattino presto, Roberto si reca sul posto presso l'ufficio di competenza, si mette in fila insieme con altri sventurati fra cui molti extracomunitari e, dopo parecchi minuti, riceve da un impiegato un numero che corrisponde al suo turno di chiamata.

Ad aspettare in una saletta in fondo ad un corridoio, con lui c'è anche una donna di colore con un bambino piccolo in braccio e due bambini più grandicelli che giocano a rincorrersi per il corridoio, ridendo e strillando. Roberto viene poi ricevuto da un'impiegata che, alle dieci e mezzo della mattina, è già stravolta dal solo fatto di dover lavorare (ma è stata assunta al Comune per conoscenze) e da tre ore di spiegazioni e discussioni, spesso sfociate in litigi, la quale lo invita a riempire un modulo con i suoi dati personali e a produrre alcuni documenti aggiuntivi che servono per giustificare la richiesta del sussidio, il quale ammonta alla cifra stratosferica di euro cinquecento e rotti per un anno, eventualmente incrementabili con bugie su infermità varie, come a dire che quei soldi devono bastare per vivere 365 giorni in quattro. Ci sarebbe la più vantaggiosa soluzione del contributo continuativo di 400 euro al mese, ma per averlo non si deve possedere una casa. Bisogna risultare senza fissa dimora. Roberto e Maria devono accontentarsi e continuare a cercare un'occupazione per non morire di fame e non far patire la fame ai loro ragazzi, ma a 50 anni, almeno in Italia, è un'utopia.

Però si continua a parlare di disoccupazione giovanile e anche qui si riscontrano paradossi da fantascienza demenziale. 

"azienda a livello nazionale cerca giovane da inserire nel proprio organico, max 25 anni con 5 di esperienza pregressa".

In cosa poi? Perché non viene detto chiaramente? 
E' uno dei tanti annunci di offerta di lavoro che s'incontra sui giornali o su Internet, nei siti collegati alle agenzie di collocamento. Tutti i datori di lavoro chiedono esperienza nel proprio settore ma chi cerca lavoro lo fa per accumulare esperienza e poter lavorare dopo, però se non si ha esperienza non si lavora da nessuna parte e anche qui si viene a creare l'odiosa e reiterata situazione del cane che si morde la coda e del circolo vizioso senza via d'uscita.
Spesso, a 25 anni ancora si passa buona parte della giornata sui libri per terminare gli studi universitari che sembra non finiscano mai e, se si riesce anche a lavorare, la tipologia di occupazione raramente è molto impegnativa proprio per non rubare troppo tempo allo studio. Per guadagnare qualche euro, Claudio/a accetta di preparare, servire e consegnare pizze, lavorare in un bar, distribuire volantini in giro per la città, tenere buoni un paio di pargoli per qualche ora o, comunque, svolgere un'attività che fornisce si un'esperienza, ma non certo per coprire la posizione di Account Manager, Sales Manager o altre professioni che in Inglese suonano come chissà quale alto incarico dirigenziale per il quale occorre già una laurea e qualche altro annetto di età sul groppone.
Oltre che nel mondo della scuola, non credo ci sia altro luogo, come quello del lavoro, dove si possa trovare una comunità di alieni così cospicua che dà l'impressione di non conoscere - o forse è meglio dire non voler conoscere - e riconoscere la realtà del proprio Paese. Vivono veramente in un'altra dimensione che non ha niente in comune con il macrocosmo di chi deve vivere giorno per giorno sulla Terra e vorrebbe farlo, non dico nel modo ideale, ma nel meno peggior modo possibile. Ma il microcosmo degli alieni è quello degli eletti, di chi ha le spalle coperte e la strada lastricata d'oro; di chi non conosce e non ha mai saputo cosa voglia dire cercare un lavoro. Questi sono gli alieni "cattivi", si conoscono e si riconoscono perché si vedono spesso in tv. Purtroppo!

4 commenti:

  1. Cosa posso dire, a caldo, su storie terribili di esclusione "dalla vita", non solo dal mondo del lavoro? La natura illogica, direi pazzesca, di tale fenomeno, è ben messa in evidenza dal tuo racconto... Qualcuno ha fatto, e continua a fare di questo mondo un manicomio, e scientemente. Mentre quelli veri hanno chiuso, uccisi dalla concorrenza del reale. Detto questo, non ho altre parole, solo tanta tristezza.

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    1. Grazie Francesco. Lo so. E' triste, ma questo pseudo racconto è tratto da una mia testimonianza oculare, quasi personale. Mi dispiace se ti ho rattristato, però questa è la realtà. Quanto a ciò che dici è vero. Qualcuno, non visto e non visibile, sta consapevolmente destabilizzando il mondo e la società.

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  2. Non sono qui perché devi farmi ridere, non preoccuparti :)))
    Non è certo colpa tua se la realtà è questa, né del resto mi sfugge, compreso il peggio del peggio. Anche io osservo e "sento" cose, nel quotidiano, che... che... niente. Vorrei poterci fare qualcosa... ecco tutto.
    Grazie a te.
    Un caro saluto.

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  3. Bellissimo pezzo Paola. Descrivi come in un romanzo la realtà. Ora lo giro su tw e su fb. E' un articolo che fa riflettere sulla questione.

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