Il
celebre filosofo francese illuminista Rousseau sosteneva che l'Uomo nasce buono
poi col crescere si incattivisce.
A
chi attribuire la colpa di tale inasprimento di carattere? Alla società? In effetti,
in molti casi la società diventa una specie di parafulmine che raccoglie tutta la
scontentezza degli esseri umani i quali non sempre possono prendersela con i
governi dei Paesi in cui vivono (l'Italia è uno di quei Paesi che può
permetterselo) e devono trovare un altro capro espiatorio che si prenda la
responsabilità di tutte le cose che non vanno.
Indubbiamente
la società gioca il suo ruolo pretendendo da chi la frequenta - cioè tutti noi
- atteggiamenti e comportamenti che spesso violentano la vera natura dell'Uomo
costringendolo a vivere situazioni che non piacciono ma che deve affrontare e
sostenere in nome della convivenza pacifica e civile, la quale, sovente, sfiora
l'ipocrisia se non addirittura ci (si) immerge dentro fino al collo.
L'inacidimento
dell'animo umano poi, si aggrava in certi individui, forse particolarmente
sensibili e/o vulnerabili e/o fragili, a causa della mancata accettazione, del
mancato adattamento e/o dell'impossibilita, o incapacità di cambiare tali
situazioni.
In
sintesi: chi si alza la mattina, imbraccia un'arma, stermina la famiglia, o una
famiglia, oppure compie genericamente una strage, e lo fa perché non gli piace
il mondo, lo vorrebbe diverso ma vede che non è in grado di cambiarlo, o non
gli è obiettivamente possibile farlo, dà i numeri, è matto di suo o ha
sbroccato? Alcuni fatti che accadono lo lasciano istintivamente pensare. Certi
crimini efferati portano noi, cosiddetti "normali", a commentare fino
a quali livelli la crudeltà umana può spingersi sia nelle modalità in cui essa
si manifesta, sia negli scopi che vuole raggiungere, sia nella tipologia dei
suoi obiettivi - nei casi in cui questi vedano coinvolti i bambini o gli
animali - senza tuttavia chiederci il perché questi crimini siano
effettivamente stati compiuti. Oppure ce lo chiediamo ma non diamo il giusto
tempo alle risposte di arrivare a noi chiare ed esaurienti. Si, perché se
dessimo questo tempo, le risposte giungerebbero, appunto, chiare ed esaurienti
in quanto tutto, anche le cose più strane ed assurde, ha una spiegazione.
Alcuni
esempi pratici:
handycap
e aspetto fisico:
E'
veramente facile accettare un handycap fisico leggero o grave che sia? Mi è
giunto alle orecchie di no. Mi è giunto alle orecchie che, in realtà, nonostante
le apparenze - i sorrisi e gli atteggiamenti rassegnati in pubblico (molti
dicono: avrebbe potuto andare peggio!), -
in privato, gli interessati bestemmiano come scaricatori di porto
maledicendo il Pantheon, la famiglia o il DNA per non aver fatto un buon lavoro
e alcuni crimini, commessi anche in passato, hanno avuto come autori persone
colpite da handycap fisici o mentali, segno questo di profonda rabbia repressa
per non essere come gli altri. Si, perché, nonostante si parli sempre di parità
fra normo - abili e diversamente abili (definizione ipocrita del cavolo!),
questa parità, a dire il vero, non esiste. Non solo, ma la società, in fondo,
ama la perfezione, sebbene non lo dica mai con la dovuta franchezza.
La
bellezza e la perfezione sono armoniose, piacevoli da vedere; danno senso di
pace, serenità e trasmettono buon umore; al contrario, la bruttezza,
l'imperfezione, il difetto fisico disturbano vista, mente e cuore, agitano gli
animi, eccitano i nervi in modo negativo. Vai a raccontarlo a chi è, o chi si
sente brutto e quindi non ben accolto dalla comunità umana e convincilo del
contrario!
Ricchezza
e povertà:
I
ricchi esistono, i poveri pure e, specie in quest'ultimo periodo di crisi
economica, i secondi hanno abbondantemente superato i primi. Ora, se si tolgono
gli Indiani i quali, per motivi religiosi e culturali del loro Paese, credono
di essere nati poveri a causa del Kharma e si rassegnano a vivere un ciclo
della loro vita in mezzo alla strada e alla sporcizia, i secondi, cioè i
poveri, si rassegnano molto meno e ambiscono spesso a mettersi in pari con i
primi compiendo, dunque, atti maldestri poiché non digeriscono bene l'idea di
affrontare sacrifici dovuti alla mancanza di mezzi per vivere. Ultimamente
però, è diventato difficile anche delinquere nel furto in quanto le vittime
hanno cominciato a reagire con le armi - se e quando le hanno - e a farsi
giustizia da sole, visto che la giustizia ufficiale fa cilecca. Non si riesce
più nemmeno a rubare e ciò potrebbe generare rabbia se non si sa in che altro
modo arrivare a fine mese.
Femminicidi:
(termine
orrendo che ha il sapore sgradevole di selvatico e umiliante per il genere
femminile). Un uomo uccide una donna perché questa lo ha rifiutato. Più che
alla società, la colpa andrebbe scaricata sulla famiglia che ha educato
quest'uomo all'eterno "sì" a
tutto, o non lo ha informato che esiste anche la parolina, purtroppo
spiacevole, del "no". Una situazione economica, eventualmente
disagiata, potrebbe fare da detonatore ad una miccia sempre accesa e "l'uomo
che non deve chiedere mai" sopprime la donna per aver pronunciato quel
maledetto monosillabo, anche per momentanea mancanza di mezzi per sopravvivere.
In
aggiunta, sfortunatamente, alcuni esemplari del genere femminile si dimostrano
non abbastanza forti da opporsi e reagire per primi per paura o, peggio ancora,
con la mai riposta speranza - che io definirei pia illusione - di cambiare la
natura del loro partner.
Infanticidi:
Che
dire di questo tipo di azioni? Una donna uccide il proprio figlio, forse l'atto
di violenza più deprecabile e deplorevole che esista. Apparentemente non
giustificabile in alcun modo.
Ma
in questi esempi esiste un comune denominatore che si chiama: esasperazione, ovvero: il
raggiungimento e il superamento di un livello di sopportazione di un certo
stato, che non permette più di accettare oltre il rifiuto oggettivo della
propria condizione negativa da parte degli altri, o la costante sensazione del
sentirsi rifiutati dal nostro prossimo, di non sentirsi compresi e/o, come ho
detto prima, l'incapacità o l'impossibilità di modificare questa situazione. C'è
chi impiega molto tempo ad arrivarci e c'è chi, invece, ci arriva presto ma,
attenzione ! I primi sono i più pericolosi poiché accumulano quantitativi di
stress che poi esplode in modalità pliniana, ossia, ad effetto Vesuvio, con
conseguenze catastrofiche che forniscono la spiegazione alle
famose...inspiegabili stragi!
Spesso
ci sentiamo dire, o ci sorprendiamo a dire a chi vediamo che è giunto al limite
della tolleranza: porta pazienza, ma chi ce lo dice, o a chi lo diciamo, non è
nei nostri panni, e/o noi non siamo nei loro. E su questo punto bisognerebbe
riflettere bene e a lungo.
Nel
mio post precedente, - quello dedicato alla psicologia e agli psicologi, - ho
accennato al dover avere, da parte di questa categoria di professionisti, la
capacità di entrare nella testa dei loro assistiti per comprendere veramente e
pienamente i loro disagi, capacità che comporterebbe il non essere del tutto
"normali" per poterlo fare.
Non
tutti sono - o siamo - in possesso di questa abilità, ma sarebbe sufficiente una
briciola di immaginazione e intuizione per capire quando uno sta per dire: basta!
Ebbene:
quel nostro simile non è cattivo. E' soltanto stufo di sentirsi dire: non ci
piaci, o non ci piace ciò che fai, obiettivamente, o solo per partito preso,
perché non rientra nei canoni del buon costume e del vivere civile.
Voglio
chiarire però che, con questa mia considerazione, non intendo certo difendere i
"cattivi", né giustificare i loro atti, ad ogni modo non esemplari,
ma invitare chi leggerà - se vorrà - a non essere troppo superficiale nel
giudicarli, e a pensare, anche solo per pochi istanti, che dietro al loro
comportamento c'è una qualche ragione; c'è comunque, e sempre, un motivo che li
conduce e li induce a muoversi negativamente nella vita e nel mondo. Niente è
del tutto casuale.
Amen.