26 ottobre 2020
Ci risiamo.
Dopo circa 5 mesi di
"libertà", e forse proprio a causa di questa, siamo prossimi ad una
nuova chiusura benché meno stringente di quella primaverile. Di nuovo divieti,
di nuovo limitazioni ai movimenti in quanto la libertà aveva allargato di molto
le maglie del permissivismo. Si poteva andare dove si voleva e le protezioni
anti-virus erano da indossare solo nei
luoghi chiusi a rischio assembramento. Tutti noi abbiamo fatto un po' il nostro
comodo, il Covid si è sparso, i contagi sono schizzati alle stelle ed è stato
giocoforza rimettere il popolo in carreggiata.
Il guaio però è che, con maggiore
libertà d'azione l'economia aveva ripreso fiato e alcune categorie di attività
erano anche ripartite bene, grazie ad un'estate calda e soleggiata che ha
favorito le uscite diurne e notturne di vacanzieri e residenti.
Pochi hanno varcato i confini italiani e
molti hanno riaperto le case di villeggiatura nei luoghi di mare e montagna in
cui hanno trascorso le loro vacanze del 2020, dopo anni di vagabondaggi fuori
confine.
Risultato: in alcuni posti rinomati, ma
anche meno, sono stati registrati pienoni da anni '60 o '80, con le vie
intasate di traffico automobilistico. Bene.
Nonostante ciò, il turismo è stato forse
il settore economico che più di tutti ha risentito di questa strana annata,
trascorsa fra le "mura domestiche" italiane.
E negli altri versanti?
Non è andata alla grande. Anche il
commercio ha sofferto di cali vistosi nelle vendite. Il lockdown primaverile ha
svuotato le tasche degli italiani, frenando l' entusiasmo negli acquisti.
Il famoso, tanto strombazzato, "smart working" sembra finalmente essere decollato pur con ancora molte perplessità, soprattutto nel fronte scuola, con la didattica a distanza che non ha dato gli esiti sperati e desiderati. Ricordo che lo smart working NON è il lavoro a distanza. E' la modalità di lavoro "intelligente", scaltra, ovvero, ben strutturata, che produce tanto con poco sforzo. Il lavoro a distanza è remote working, cioè, lavoro in remoto, dunque via Internet, eseguito con mezzi elettronici, ed è un elemento dello smart working.
Si, è vero:insegnare a distanza non è poi tanto facile come forse molti credevano.
Ma è possibile. Basta solo sapersi organizzare usando i dispositivi informatici
come devono essere usati. Non occorre essere genii in campo, né dotati di
lauree specifiche. Occorre solo saper usare gli strumenti a disposizione per
questa nuova modalità operativa, e non è difficile. I nuovi dispositivi sono
semplici e alla portata di tutti. Anche i bambini sono forniti di smartphones e
sono in grado di manovrarli con estrema disinvoltura, molto più dei
"grandi".
Solo un particolare: le nuovissime
generazioni, fino all'età di vent'anni, si sono dimostrate molto meno abili coi
computers. Forse perché sono nati con i cellulari, diversamente dalla nostra
generazione (dal 1950 in qua) che ha incontrato i computers lungo la strada e
ha imparato ad adoperarli partendo dai primi modelli a parete, i famosi
calcolatori elettronici, adornati di cavetti e lucine, che coprivano almeno tre pareti di una stanza. All'epoca era roba da
fantascienza, visibile solo in certi film di genere.
In ogni caso, non importa. L' importante
è cominciare e l' inizio, grazie al Cielo, c'è stato. Ci si augura che questo
sistema continui. E non è assolutamente vero che il lavoro a casa, e da casa,
isoli. L'eventuale isolamento è voluto dal singolo il quale ha evidente
difficoltà nelle relazioni col prossimo. Succede. Per chi è socievole ed
estroverso non ci sono monitors o muri che possano ostacolare la propria
esuberanza.
Il mondo della scuola, però, funziona in maniera lievemente diversa. Specialmente alle elementari, i piccoli, appena usciti da casa e dalle coccole materne, cercano in classe la stessa calda e accogliente atmosfera che respirano all' interno delle loro dimore. Cercano contatti fisici con le maestre, mamme a tempo durante le lezioni.
E la faccenda si fà più difficile e delicata.
Un computer non è la mamma, né la maestra, e vedere la maestra sullo schermo di un portatile non ha lo stesso effetto che ha poterla toccare o perfino abbracciare. Pare incredibile, ma anche una maestra avverte la stessa mancanza di quel fantastico rapporto umano che instaura con i suoi piccoli allievi.
Rovescio della medaglia dello smart
working: questo metodo potrebbe contrarre posti di lavoro, necessitando meno personale che
svolga i vari incarichi. Ma non è ancora detto. Lo si potrà constatare allorquando questo nuovo modo di lavorare sarà entrato a pieno regime.
Tuttavia, il punto nevralgico è proprio
qui: il lavoro, che, comunque, non c'è, e il denaro, che è venuto a mancare nei
portafogli e nei conti correnti dei nostri compatrioti, specie in quelli di
commercianti e liberi professionisti, le categorie di lavoratori che campano
solo con gli introiti delle loro attività, senza poter contare su un reddito fisso.
Come risolvere la questione? Il governo e gli enti previdenziali sono intervenuti a cercare di tappare la grossa falla con provvedimenti tappabuchi last minute, simpaticamente, - e con una discreta dose di sana ipocrisia - denominati bonus.
Invero si sono scatenati: bonus per affitti, spesa, addirittura acquisto di biciclette e monopattini, riparazione di vetture, case e tutto ciò che è riparabile; equipaggiamento elettronico per remote working e didattica a distanza, e chissà cos' altro sarà inventato per rimpinguare le magre sostanze finanziarie, ulteriormente depauperate da mesi di immobilità forzata.
Eh già!
Forse è una mia balzana idea, ma questi interventi hanno l' aroma di una sorta di nemesi sopraggiunta inaspettata per chi ha peccato di appropriazione indebita di ricchezze altrui.
Per dirla in breve e parole semplici, I precedenti governi Italiani hanno sottratto
per anni denaro pubblico, denaro nostro, degli abitanti nello Stivale, sotto
forma di inique e, spesso, inutili tasse ed imposte che NON ci sono tornate
indietro sotto forma di servizi ai quali avevamo pieno diritto, e che abbiamo dovuto
pagare, oltre ad aver visto i nostri soldi sparire in misteriosi e
profondissimi baratri senza fine. Che ora i rei debbano restituire la
refurtiva in veste di contributi per far ripartire l'economia prima che il
Paese soccomba in una crisi senza precedenti? Sarebbe divertente, nonché di grande
soddisfazione per noi.
E' un'idea, eh!
Ultimo punto: la protezione sanitaria individuale. E' raccomandato fino alla nausea di indossare le mascherine, sebbene un buon numero di medici non le veda di buon occhio e non le ritenga una barriera abbastanza garantita contro il contagio , tuttavia, un dato è sicuro: non si sa se ci salveremo dal Covid, ma di certo ci ammaleremo molto meno di raffreddore ed influenza.
Che non è poi male del tutto !