E’
indiscutibilmente l’argomento top del giorno: l’intelligenza artificiale,
ovvero, l’alter ego di quella umana, ma che è comunque sempre umana, dal
momento che essa è frutto dell’ingegno umano. Perché, l’intelligenza
artificiale altro non è che un software, evoluto e sofisticato quanto volete,
ma sempre di matrice umana, in quanto creata dall’Uomo. Questa novità è, ora,
al centro di dibattiti infuocati fra i progressisti, che accettano di buon
grado qualunque innovazione tecnologica, e i conservatori, i quali vedono tale
innovazione quasi come il diavolo, portatrice di sciagure fra cui la
diminuzione piuttosto pesante di posti di lavoro, ipotesi non da scartare.
In
cosa consiste l’intelligenza artificiale e cosa fa per meritarsi elogi, ma
anche improperi e imprecazioni che arrivano fino in cielo?
L’intelligenza
artificiale, cosi come è stata creata e implementata, è un programma in grado
di svolgere un numero piuttosto alto di compiti fra i quali scrivere testi e
generare immagini di un buon livello, scalzando gli autori di tali opere, forse
anche svalutandole, togliendo loro l’originalità e l’estro artistico naturale
di chi le ha prodotte. Almeno questa è l’opinione dei detrattori dell’IA.
Ma
si sta rivelando una manna dal cielo per chi scrive e traffica con le immagini,
alleggerendo di molto il lavoro. L’IA riassume, traduce e fornisce idee, nonché
spunti a chi è a corto di questi ultimi per comporre testi da pubblicare in
breve tempo, sollevandolo dal dover pensare a cosa scrivere, e aiuta a comporre
opere figurative, aggiungendo o sottraendo elementi secondo la volontà e l’idea
del creatore. Mica da ridere se un pubblicitario deve inventare uno slogan, uno
spot o una locandina per il prodotto da lanciare sul mercato, o uno scrittore
si trova a dover scrivere un articolo, racconto, romanzo o poesia che deve
mandare ad una casa editrice o a un giornale! Vista con questa ottica, l’IA è
una benedizione che risolve molte situazioni critiche ma …. Ecco che arriva il “ma”! L’uso massiccio e
continuo dell’IA atrofizza i neuroni? Il rischio sussiste. Adoperare spesso l’IA
potrebbe, in effetti, impigrire il cervello arrivando a inibire il pensiero. E
non è nemmeno tanto difficile da stanare.
Le
differenze fra un testo e un’immagine creati da un cervello artificiale e gli
stessi, prodotti da neuroni umani ci sono e, se si cerca con attenzione, è
facile trovarle. Questi ultimi, pur ben realizzati, mostrano scarsa
personalità. Un testo uscito da un software di IA è ben esposto, corretto nella
grammatica e nella sintassi, ma risulta senz’anima, carente del guizzo
stilistico, dell’impronta dell’autore, anonimo, senza carattere. Un’immagine
creata con l’IA ha meno dettagli di un’immagine scattata anche da un semplice
smartphone. Insomma, un prodotto dell’IA, pur di buona fattura, NON E’uguale al
suo gemello creato da mente umana. Tuttavia, in circostanze normali, assenti da
premura, l’intelligenza artificiale torna utile e giocarci è divertente.
Torniamo
a bomba. L’IA toglierà lavoro? Beh, temo di si. Molti mestieri che si fondano
sull’utilizzo della tecnologia corrono il pericolo di venir cancellati insieme
con chi li svolge o, almeno, vedranno una drastica riduzione nel numero di
esseri umani impiegati in quelle mansioni, sostituiti dalle macchine. Qualcuno
sostiene che l’IA creerà nuovi mestieri; può darsi, ma questi ultimi saranno
appannaggio solo di chi è abile e competente in materia informatica ed
elettronica. Gli altri si troveranno di fronte ad un bivio: adeguarsi o restare
disoccupati.
Ci
sono, però, mestieri che ancora implicano l’uso delle mani e del corpo;
mestieri che un macchina o un robot non potranno mai compiere al posto dell’Uomo.
E sono i mestieri che comportano coinvolgimenti emotivi e sentimenti. Per
fortuna ce ne sono ancora, ma ormai non sono più molti.
Autori
di romanzi di fantascienza e registi di film si sono sbizzarriti nel tempo a
prefigurare nelle loro opere scenari apocalittici di un pianeta Terra dominato
dalle creazioni meccaniche che schiavizzano gli umani. E’ possibile? Non lo
sappiamo, ma tali opere sono, in ogni caso, un monito molto chiaro: la tecnologia
è bella e comoda fino a che l’Uomo sarà in grado e sarà consapevole di
dominarla e non farsi dominare da essa. Sarà anche una frase fatta, sarà
retorica, ma contiene un buon fondo di verità.
Alla
prossima.