Come
al solito, si è passati da un eccesso all' altro: prima, W la plastica, ora,
abbasso la plastica; plastica = diavolo. Perché? Perché su Youtube, altro noto
software che ospita miliardi di video, ne sono stati caricati un certo numero
che mostrano le superfici idriche del pianeta, coperte di rifiuti plastici galleggianti
a isole grandi quanto l' Elba italiana. Anche in certi punti insospettabili
delle grandi distese marine, nei pressi di prestigiose località turistiche,
bottiglie, scatole, contenitori di vario genere coprono chilometri di oceano
raccapricciando chi le incontra. Per non parlare della fauna marittima che sta
correndo seri pericoli di indigestione di plastica la quale si deposita anche
giù, nei fondali, traendo in inganno i poveri animali acquatici, non sempre e
non tutti in grado di distinguere ciò che è commestibile da ciò che non lo è.
Stessa
sorte, ahinoi, tocca anche alla fauna alata, buona parte di essa assidua
frequentatrice di specchi d' acqua. Ma prima d'ora, nessuno, sulla Terra,
sembrava essersi accorto di questo disastro ambientale, oppure, chi lo aveva
scoperto, forse, era stato messo a tacere per non turbare la vita di certi
posti rinomati e le tasche gonfie di molti grossi industriali, arricchitisi a dismisura con il miracoloso materiale?
Tuttavia,
il punto non è questo.
La
plastica si è affacciata nella nostra vita molti anni fa, accolta con entusiasmo
per la sua struttura robusta, resistente, nello stesso tempo duttile e
flessibile, ideale per fabbricarci tanti oggetti utili alla vita domestica di
ognuno di noi e non solo alla vita domestica. Ricordate i medici e gli
infermieri che dovevano bollire le siringhe ad ogni utilizzo? Poi, nel mercato
sono sbarcate le siringhe in plastica, monouso, ed è stata la svolta. Più
pratiche ed anche più igieniche. Peccato che poi siano passate nelle mani
sbagliate dei tossici, incrementando esponenzialmente l' uso di additivi
chimici, ma questa è un' altra storia.
Ed
ora?
Ed
ora marcia indietro, si tirano i freni fino a che ci restano in mano perché...
non perché se ne sia consumata troppa - forse anche per questo motivo -, bensì
perché la sua natura di usa e getta ha provocato uno smaltimento selvaggio e
scriteriato che sta procurando alla Natura (con la "n" maiuscola!) danni incalcolabili ed inestimabili.
Ma non per questo ci si deve rinunciare, tanto più che una massiccia riduzione
di produzione del materiale inciderebbe in modalità pesantissima su un'
economia mondiale in manifesta crisi già da diversi anni.
Dunque,
che si fa?
La
plastica è durevole nel tempo, quindi, si trasforma e si ricicla senza tante
tragedie.
Qualche
esempio passato di riciclo?
-
gli indumenti di pile, tessuto ricavato dalle bottiglie di plastica, caldo ed
impermeabile.
Qualche
esempio di uso recente e luminoso?
-
in uno Stato Africano, la popolazione usa bottiglie di plastica vuote e lattine
di birra per costruirci le imbarcazioni;
-
in Italia è stato scoperto che la plastica, unita al grafene, costituisce un
ottimo prodotto per l' asfalto delle strade;
-
in Ungheria, con la plastica sono state costruite mattonelle per la
pavimentazione di marciapiedi, munite di sensori che producono energia per l'
illuminazione delle vie sfruttando i passi umani.
Insomma,
sarebbe meglio non lasciarsi prendere dal panico e valutare con raziocinio gli
innumerevoli impieghi di questo buon materiale senza sconvolgere gli equilibri
economici del pianeta.
Il
mio non vuole essere un inno di lode alla plastica ma, più semplicemente, un invito
a recuperare quel poco di buon senso che, purtroppo, mi pare in allarmante via
d' estinzione, insieme con molte specie di animali che stanno pagando a caro prezzo l' incoscienza e la superficialità umana..
Per
l' ennesima volta siamo di fronte all' annosa diatriba della scelta fra tutela
del'' ambiente e progresso, in cui il secondo non può essere fermato, pena: la
fine dell' evoluzione e del globo. L'ambiente va di sicuro preservato,
conservato e protetto, ma non è possibile dire no a qualunque passo sia
compiuto al fine di garantire una vita decente all' umanità che già non se la
sta cavando molto bene. Altrimenti che si fa? Si rinuncia alla tecnologia,
nella cui fabbricazione, tra l' altro, viene impiegata una grande quantità di
plastica?
Di
certo la scelta è difficile, tuttavia, credo invece sia possibile portare
avanti entrambe le situazioni: progresso e tutela dell' ambiente. Come? Se ci
guardiamo bene intorno, a volte, la
Natura stessa ci suggerisce buone idee per salvare capra e
cavoli. E' di poco tempo fa la notizia della scoperta di una sostanza, ricavata
dalla cera delle api, che costituirebbe un' ottima alternativa alla plastica
nella fabbricazione di contenitori da trasporto quali, per esempio, i sacchetti
per la spesa, nonché alcune vettovaglie usa e getta, come le posate, originando
in questo modo una categoria di oggetti biodegradabile, quindi non inquinante.
E
poi, crediamo davvero che l' inquinamento e la distruzione della natura sia una
sciagura dei nostri tempi? Il disboscamento senza scrupoli è
cominciato millenni fa allorché gli antichi popoli deforestavano aree
vastissime per recuperare la legna con cui costruire le navi al poco nobile scopo di farsi la guerra
l' uno contro l' altro. Ce lo dimentichiamo?
Quanto
a me, fra il 3 ed il 9 giugno, se l' iniziativa sarà messa in pratica,
continuerò ad acquistare articoli in plastica conservandoli in casa e
destinandoli ad altri scopi.
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