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martedì 17 settembre 2013

Alieni credenti e fedeli


Mi colpì un caso di qualche anno fa.
Una donna aspettava il quarto figlio ma, ad inizio gravidanza, le venne diagnosticato un cancro, curabile tuttavia previo ciclo di chemioterapia che però avrebbe potuto recare danni al feto. Avendo già tre figli, gli stessi medici le consigliarono di pensare più a lei e curare il suo male. Anche il marito la pregò di seguire la terapia poiché la sua eventuale morte lo avrebbe lasciato solo con tre bambini,  ma lei no. Scelse di non curarsi e portare avanti la gravidanza, oltretutto con sofferenze indicibili. Dio e la Chiesa comandano di preferire la vita ad ogni costo. Secondo lei. Risultato: muore, lasciando il marito, disperato, distrutto dal dolore, ad accudire gli altri tre figli.
Devo andare avanti? 
Per carità! Ognuno è libero di credere in ciò che desidera, in ciò che lo fa star meglio, con il grado di intensità voluto, ed è vero che la religione incita a difendere la vita sopra ogni cosa, ma penso che si verifichino dei casi in cui sarebbe meglio riflettere sulle proprie decisioni. Indubbiamente la fede può essere essa stessa un farmaco che, se proprio non guarisce, di sicuro coadiuva un'eventuale terapia medica oltre a recare un benessere psico-fisico comprovato, ma può anche ottundere la mente al punto di non permettere di valutare con la dovuta correttezza e obiettività la situazione in cui ci si trova. E i fedeli integralisti, ostinandosi a rispettare comandamenti e precetti alla lettera arrivando a negare l'evidenza, possono, in effetti, passare per creature non di questo mondo.

giovedì 5 settembre 2013

Piccoli mondi diversi

Carmelo Randazzo, olio su tela

Andrea non vede. Un glaucoma gli ha spento per sempre la luce cancellandogli davanti agli occhi colori e forme, ma quando canta regala emozioni a non finire.
Nemmeno Alberto vedeva (uso l'imperfetto perché Alberto non è più fra noi), ma dopo pochi minuti di colloquio con lui, egli riusciva a descrivere fisicamente la persona come se la vedesse. Il suo segreto? Diceva che si basava sulla voce. Forse chiedeva prima a qualcuno di descrivergli la persona, ma che importa? Raggiungeva lo scopo con l'astuzia e impressionava i suoi interlocutori.
Il fine giustifica i mezzi.
Carmelo non sente rumori e suoni del mondo, ma li immagina, li trasferisce e li cristallizza nelle sue tele sotto forma di animali, le creature che preferisce e che, silenziosamente, ci chiede di rispettare.
Si dice che Niccolò non parlasse, ma per lui parlava il suo violino da cui sono scaturite note immortali.
Un altro Andrea, più giovane del primo, per motivi misteriosi, un giorno ha chiuso la porta al mondo e vive nel suo che si è creato a "sua" immagine e somiglianza nella sua testa , nel quale avvengono le cose che lui ama e che non troverebbe mai nel mondo reale.
Mario (un nome di fantasia), nella sua vita, ha subìto gravissimi torti da un familiare e trascorre la sua vita nella spasmodica ma metodica ricerca di un essere simile per scaricare su di lui/lei la voglia di rivalsa e di vendetta, cancellandolo/la dalla faccia della Terra con criterio sistematicamente efferato.
Marco è stato abbandonato dalla moglie, dalla fidanzata o dalla sua ragazza e non accetta questa situazione, decidendo che chi lo sta facendo soffrire deve pagare a caro prezzo il male che fa.
E via elencando fra le varie patologie che possono colpire un essere umano rendendolo ... differente!
Cos' hanno queste persone in comune?
Non sono come noi, come me, o come voi che leggete.
Il loro essere al mondo è stato disturbato da una causa, o da un evento, che ha scombinato la loro vita e li ha resi diversi da noi. Sarebbe più esatto e corretto dire che noi li vediamo diversi, ma non dobbiamo essere troppo ipocriti poiché in effetti lo sono, tuttavia non sempre con accezione negativa del termine.
Necessità fa virtù, dice un adagio e queste persone lo hanno preso in parola costruendosi attorno a loro un mondo a misura delle loro esigenze giacché per cause di forza maggiore non possono adattarsi completamente al mondo costruito per i normali, ma alcune di quelle persone hanno svolto un buon lavoro e non hanno chiuso il cancello del loro microcosmo, lasciandolo strategicamente aperto in modo da invitare noi ad entrare nel loro piccolo universo che scopriamo trovarsi in un'altra dimensione, forse più elevata della nostra.
Uomini e donne che per vari motivi, con acida gentilezza, vengono definiti "diversamente"abili, spesso viaggiano ad alte sfere su binari sorretti da un cuscino di alta sensibilità che spesso consente loro di superare confini difficili da superare per i normali.
Chi è avvolto nel suo mondo buio sente suoni e percepisce odori più di chi vive nella luce; chi è calato nel silenzio vede al di là dello specchio che riflette la sua immagine e non è detto che anche al di là non ci siano suoni e bellissime melodie; chi si è chiuso ermeticamente nel suo favoloso maniero mentale entra nel caleidoscopio frenetico del suo cervello che va a mille, e della sua inarrestabile fantasia che sfonda tutti i muri.
E tuffandoci nell'universo della carta stampata e poi della celluloide, andando a ripescare nella narrativa del mistero e dell'indagine, si scopre che lo psicologo - e psichiatra - più bravo è in grado di stanare un serial killer che rapisce e uccide donne sentendosi ogni giorno che passa più simile a loro, proprio grazie alla sua sensibilità e capacità di entrare nella mente dell'assassino e nel suo mondo di alienato; grazie al suo essere spietato assassino egli stesso.
Ognuno di noi, prima di nascere, è immerso in un liquido che ci protegge e ci isola dall'esterno finché non veniamo brutalmente spinti nella realtà in cui dovremo vivere da quel momento in poi e, bene o male, da allora, lo facciamo ricostruendoci in maniera più rozza quel bozzolo di difesa in cui conserviamo ciò che ci è utile per mantenere intatta il più possibile la nostra vera identità dall'omogeneizzazione che ci viene imposta nella vita globalizzata.
Ma tra tutti questi microcosmi individuali, anche quelli un pò particolari di chi non è in tutto e per tutto come noi, dovrebbe esserci più comprensione e comunicazione.
Perché più o meno, nel bene o nel male, in fondo, tutti siamo un pò alieni.

domenica 1 settembre 2013

Alieni talentuosi e...più o meno silenziosi



I ricordi si perdono nel tempo, tuttavia non si sono offuscati del tutto tanto da cancellare alcune vecchie buone abitudini. E certi alieni si distinguono proprio per queste ultime: educazione e discrezione.
Ma cominciamo dall'inizio e andiamo per ordine.
Sappiamo che alcuni terrestri sono dotati di talenti, (il che li tramuta in alieni per il non eccessivo numero delle loro presenze sul pianeta. Quelli veri!): per la musica, pittura, scrittura e altre specialità morali, e li usano per diletto, ma alcuni anche per procurarsi introiti economici che consentono loro di poter vivere, talvolta senza troppi sacrifici. E c'è qualcuno che ci riesce poiché, evidentemente, il suo talento è così marcato e visibile da suscitare interesse e curiosità presso gli altri, soprattutto chi potrebbe fornire a questi alieni fortunati l'opportunità di trasformare il talento in guadagno. Ora, di solito i "geni" in qualunque disciplina hanno la prerogativa di essere un pò schivi e di non amare troppo essere sbattuti alla ribalta, sotto i riflettori dello show business. Almeno una volta! Qualche tempo fa!
Adesso chi dipinge quadri, chi scrive romanzi o saggi, chi compone musica, chiunque sia consapevole di possedere un talento - spesso per sentito dire da coloro che si sperticano in lodi con secondi fini, - supportato dai vari mass media che, senza dubbio, si dimostrano alleati preziosi, sbatte in prima pagina il frutto del suo talento proponendolo e riproponendolo finché non vede gli utenti dei mass media affannarsi a cercarlo per non sentire più lo strombazzamento dell'oggetto in questione. In altre parole povere, si serve della grancassa pubblicitaria per diffondere il suo verbo, la sua tela, le sue note e spreme il servizio fino all'osso per far conoscere a tutti il risultato della sua fatica.
Giusto. Ma occhio a non esagerare.
Torno ai ricordi.
Anni fa, - 30? - in giro per le strade d'Italia (io lo vidi a Roma), un giorno cominciarono a comparire dei cartelloni con una specie di stemma che riproduceva l'immagine stilizzata di un drago sorridente. Lo guardai e mi chiesi cosa significasse.
I cartelloni rimasero sulle strade per circa un anno fino ad una sera in cui, su quello che all'epoca si chiamava primo canale della Rai, non partì il trailer di uno sceneggiato che sarebbe andato in onda di lì a poche settimane. Lo sceneggiato era il Marco Polo e la Dragonda era, appunto, la "sirena" che per mesi aveva fatto impazzire gli Italiani i quali, come me, si erano chiesti cosa fosse e a cosa fosse riferito.
Ecco! Il bello del mistero, della suspense, dell'intrigante messaggio in "codice" per annunciare un evento che racchiude in sé il lavoro di un manipolo di persone indubbiamente talentuose le quali hanno saputo ricreare e raccontarci una storia per immagini.
Tutto ciò che ho detto finora, forse non c'entra molto con l'educazione e la discrezione, ma il proporre il proprio pensiero e la propria esistenza con tutto ciò che si è capaci di fare, avvicinando il prossimo stuzzicando la sua curiosità, secondo me è il massimo della classe che un essere umano possa esibire.
A buon intenditor,  il silenzio!!