4o caso d'ipocrisia
Il
famoso paletto giuridico - moralista che proibiva la fecondazione assistita in
Italia è caduto, evitando in questo modo a tante coppie che non potevano
aumentare la famiglia di dover emigrare all'estero per soddisfare questo
desiderio.
Decisione
indubbiamente civile che mostra un passo avanti compiuto nel nostro Paese a
favore di una maggior libertà d'azione, ma che non risolve la questione
principale nascosta dietro questa delicata tematica. Fino a che punto il
desiderio di maternità, o comunque di mettere al mondo un'altra vita -
decisione che, peraltro, va presa in due - è autentico? Quante donne, o quante
coppie, vogliono veramente aumentare la famiglia? Se si effettuasse un
sondaggio, potendo utilizzare la macchina della verità, i risultati sarebbero meno
scontati di quanto possiamo pensare.
"Crescete
e moltiplicatevi" predicò molti anni fa la maggior autorità religiosa
esistente allora, ma Lui ha potuto dirlo perché all'epoca, sulla Terra c'erano
quattro gatti; ora, quest'affermazione suona preoccupante in un pianeta
calpestato da ormai otto miliardi di terrestri. Per i rappresentanti e i
seguaci del Creatore, sulla Terra c'è ancora posto per molta altra gente, ma si
vede che consultano poco atlanti, cartine e mappe di Google per accorgersi che
numerose aree del globo non sono abitabili.
Il
punto però non è nemmeno questo.
Fisicamente,
la donna è predisposta e strutturata per generare la vita e l'istituzione
religiosa dà il carico da undici per sottolineare questo suo "dono"
iconizzandola come, appunto, fonte primaria biologica senza tuttavia essersi
mai chiesta, e averle mai chiesto, se davvero lo volesse. Ben inteso che per
secoli, millenni, le donne hanno messo al mondo figli senza porsi molte altre
domande, ma la situazione era diversa. Da sempre erano state educate e subdolamente
convinte che questo era il loro compito principale, lo scopo per cui esse
stesse erano venute alla luce, quindi, per secoli, le nostre ave hanno eseguito
questo compito, quasi meccanicamente, automaticamente, ma anche consce del ruolo
loro affidato dalla società.
Adesso
non è più così.
Adesso,
almeno nei Paesi considerati civili, avanzati ed evoluti, per le donne c'è la
possibilità di scegliere se volere figli o meno e bisognerebbe che questo vantaggio, acquisito in tanti anni e con tanta fatica, fosse valutato un pò
meglio.
In
un'epoca come la nostra in cui, fortunatamente (oppure no?), a noi fanciulle si
sono socchiuse le porte del mondo lavorativo, la nostra strada è anche arrivata
ad un cruciale incrocio: lavoro, carriera, famiglia?
In
molti casi, le nostre amiche hanno percorso tutte e tre le strade e ostentano
soddisfatte gli esiti. Poi però, sui giornali appaiono titoli legati ad inquietanti
episodi avvenuti fra le mura domestiche: tentati (ma talvolta anche consumati) infanticidi,
ragazzi che d'improvviso cadono nelle spire degli stupefacenti e dei relativi
spacciatori, se non addirittura giovani che cadono dai balconi, o da ponti, in
preda a crisi depressive.
Cosa
non ha funzionato in questi casi?
Semplice:
la donna multitasking ha fallito in un task e, purtroppo, di solito è proprio
quello che riguarda il menage familiare. Perché? Perché ha scoperto che è più semplice
e divertente amministrare un'impresa che una famiglia. I figli sono più
impegnativi dei colleghi di scrivania, e/o dei capiufficio, magari stronzi, ma il
background culturale, e la subliminale educazione religiosa che silenziosamente impregna
i neuroni degli Italiani impediscono a questi di ammetterlo a costo di farsi
scorticare vivi. In altre parole povere, soprattutto in Italia, dove il
Vaticano incombe, molte donne non riconoscono di non essere buone madri. Non
vogliono. E' quasi una vergogna, un disonore!
Ecco
il punto.
L'abolizione
del divieto di fecondazione eterologa assistita è stata una buona mossa, ma
prima di decidere di essere madri dovremmo sottoporci ad un auto esame di
coscienza e rovistare a fondo nel garbuglio dei nostri sentimenti se c'è anche
quello del vero amore verso le creature che vogliamo far nascere. Duole dirlo
ma, a volte, sembra che molte nostre simili diano alla luce i propri eredi più
per emulazione, o per dimostrazione di capacità a procreare, che per reale
desiderio di maternità.
Poi
ci si lamenta della non eccelsa qualità delle nuove generazioni che crescono
nel costante sentirsi in diritto di pretendere e fare ciò che vogliono,
approfittando biecamente dei divoranti sensi di colpa che affliggono le madri,
spesso impegnate, per volere o per forza, nel lavoro che le tiene fuori casa per
diverse ore al giorno, le quali, sfinite dalla giornata lavorativa spesa in
mille incarichi, consapevoli del poco tempo a disposizione per la prole,
preferiscono capitolare di fronte alla valanga di richieste di attenzione e di
beni avanzate dai figli, lasciati alle nonne o alle baby sitters, piuttosto che
discutere con essi dell'opportunità di concederle o meno.
Scegliere
di essere madri è un diritto, ma lo è anche scegliere il contrario se si scopre
che questa condizione può rivelarsi una gabbia soffocante da cui poi è
difficile uscirne senza atroci rimorsi e/o rimpianti per una libertà perduta a
cui inconsciamente ci si teneva, o per l'impossibilità materiale di esercitare
tale ruolo.
In
questo caso, gli alieni, o meglio: le aliene, sono coloro che, liberamente,
consciamente e responsabilmente, decidono di impostare la loro vita senza dare
eredi alla Terra, preferendo diventare manager, o più semplicemente scegliendo
di pensare a loro stesse, ai propri sogni, desideri e ambizioni, senza remore e
famigerati sensi di colpa, vivendo come meglio credono la loro vera natura.
Meglio
una donna, madre mancata ma felice, o meglio una madre, infelice per la
scoperta che, in fondo, non avrebbe voluto esserlo?
Amen.
Penso che ogni scelta sia soggettiva. Come penso che l'istinto materno sia una verità ed una realtà, ed una cosa naturale. Certo ci sono molte difficoltà ad essere madri e genitori, soprattutto nel mondo di oggi, ma se capita ed uno è contento ben venga. Poi ce chi se ne disfa e poi si accorge che in realtà lo voleva, o chi lo tiene e si accorge che era meglio se lo faceva adottare. C'è chi si crea mille problemi e chi se ne crea nessuno. Insomma ... basta sapere ciò che si vuole, e ciò che non si vuole, ... ed in generale la vita va solo vissuta.
RispondiEliminaSicuramente, Angela. Ma molte donne vogliono essere madri per riflesso, non per reale desiderio. La maternità è uno stato che richiede grande senso di responsabilità. Era mia intenzione far riflettere su un ruolo fondamentale della società che non dovrebbe essere preso alla leggera, mentre invece, soprattutto oggi, è affrontato piuttosto superficialmente. Il punto non è ottenere di essere madre a tutti i costi, il punto è esserlo in tutti i sensi, fino in fondo. Non è facile, e se una non se la sente, non dovrebbe neanche pensarci. Grazie del tuo commento.
RispondiEliminaSono d'accordo con te. Infatti ci vuole sale in zucca e responsabilità anche nell'evitarlo. Le tue sono importanti riflessioni.
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