Domenica 25 maggio si vota per rinnovare il Parlamento Europeo, ma su queste elezioni grava un senso di malcontento, soprattutto in Italia, perché?
Perché quella percentuale di Italiani, che riescono a guardare oltre il loro naso, avvertono quasi un alito di presa in giro da parte degli altri Paesi della Comunità i quali, a volte, paiono "sopportarci" in quanto fanalino di coda dei bilanci economici dell'Unione, senza chiedersi il motivo reale della nostra situazione.
Presto detto.
Se in principio, dopo il conflitto mondiale, l'adesione dell'Italia a tale progetto era risultato conveniente, ora non lo è più tanto da un pò. Per tener dietro al treno europeo, l'Italia ha dovuto quasi rinunciare - e deve ancora - a molti beni prodotti nel territorio. Si trova a dover buttar via ettolitri di latte, nonché tonnellate di pomodori e frutta per rispettare regole e parametri stabiliti dai "grandi" della Comunità e per non opporre eccessiva concorrenza ad altri Stati produttori degli stessi beni, vedendosi costretta a mantenere prezzi alti di tali prodotti a discapito, specie ora che si trova strangolata da una crisi economica senza precedenti, delle categorie sociali più sfortunate.
Alcuni Stati del Nord Europa poi, hanno trovato il sistema di coltivare prodotti mediterranei in serra, riducendo ulteriormente le nostre esportazioni verso quei Paesi.
In compenso, anche per le sue peculiarità geografiche, l'Italia si trova praticamente a dover assolvere solo obblighi come l'affrontare il pesante afflusso d'immigrazione da ogni dove, con le conseguenze che tale problema apporta alla nostra già disastrata economia.
In parole povere, l'Italia è economicamente quasi all'ultimo posto, ma è al primo a dover togliere le castagne dal fuoco quando queste sono bollenti e intoccabili. Grazie U.E. !!
Allora, che fare?
Uscire dall'Unione?
Non pochi lo auspicano fra cui anche forze politiche nuove ma, in questo, caso ci si domanda: e poi? Con chi facciamo affari? Con l'Africa? Col Medio Oriente? Non contando gli inconvenienti che verrebbero a crearsi nella circolazione all'interno dei Paesi della Comunità.
Sarebbe ora di farci sentire e non rimediare la solita figura dei pecoroni che abbassano la testa e sottostanno silenziosi alle ingiustizie perpetrate nei nostri confronti.
E che dire dell'euro, la moneta unica stabilita nell'Unione?
Ma in questo caso, se svantaggi ci ha portato, tali svantaggi sono dovuti anche alla totale mancanza di controllo interno che avrebbe dovuto essere esercitato nei primi mesi del suo utilizzo. Come purtroppo spesso accade in Italia, la superficialità nelle azioni ha fatto da padrona e noi, ora, ci troviamo prezzi alti dei prodotti e introiti dimezzati, conseguenza di politiche sbagliate ed egoistiche.
Se quest'anno l'affluenza alle urne risulterà scarsa chiediamoci perché. Anzi, no! Sarebbe inutile.
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