Oggi voglio fare la maestrina !
ITALIANO CREATIVO
Rubrica
L'Italiano è la più bella lingua al mondo: varia, flessibile, duttile, adattabile.
Io non voglio insegnare l' Italiano.
Non ho questa pretesa ma, attingendo all' esperienza di correttrice di testi, segnalo gli errori più comuni che incontro nel correggere gli scritti altrui e mi prendo la briga, nonché la responsabilità, di suggerire alternative, offerte dal nostro meraviglioso idioma, per esporre i nostri pensieri e le nostre idee, evitando inutili, pesanti e fastidiose ripetizioni, quando queste possono essere evitate.
Ringrazio anticipatamente chi passerà di qui e vorrà leggermi.
Ringrazio anche chi cambierà subito pagina.
Scrittori si nasce? Forse. Ma, di sicuro si può imparare ad esserlo o a diventarlo.
Come?
Leggendo
Ma anche scrivendo.
Come esporre ciò che si pensa nel miglior modo possibile o in quello meno peggiore? Munendosi di un buon dizionario e di un testo di grammatica, divertendosi poi a spulciare le varie regole serventi ad esprimersi meglio che si può, senza necessariamente parlare "difficile" .
I vocaboli altisonanti non sono indispensabili; le parole semplici, di uso comune, se ben scelte, possono fare la differenza. Ma, soprattutto, ciò che potrebbe colpire un lettore esigente è la varietà di utilizzo di queste ultime. l' Italiano ha molti sinonimi, molte opzioni, dunque, usiamoli.
Tuttora vi sono in giro tanti scrittori: alcuni bravi e famosi, altri bravi ma non ancora noti; altri bramosi di fama, tuttavia, non all' altezza di ottenerla per manifesta incapacità di scrivere.
Ce ne sono anche di incapaci che sono assurti agli onori della cronaca letteraria, ma questo è un altro discorso.
Ce ne sono anche di incapaci che sono assurti agli onori della cronaca letteraria, ma questo è un altro discorso.
Torniamo a bomba.
Anche i migliori, ahinoi, nello scrivere, incorrono in errori stilistici (sarebbe forse meglio definirli imperfezioni. Non sono esattamente errori) a volte imbarazzanti o, quantomeno, non all'altezza della loro fama.
Ne incontro in prevalenza tre:
1) un uso smodato degli avverbi di modo, terminanti in "mente";
2) un uso smodato del "che";
3) un uso improprio dei verbi.
Uso smodato degli avverbi terminanti in "mente".
Ne ho trovati ben quattro in un paragrafo di sei righe. Troppi per i miei gusti ed il mio carattere.
Gli avverbi ora menzionati possono essere sostituiti con tutta tranquillità utilizzando sostantivi e preposizioni. Sicuramente o, certamente, possono essere rimpiazzati da di sicuro e di certo. Qualcuno potrebbe osservare che non sempre è possibile operare tali sostituzioni. Vero, ma quando si può, perché non farlo? Ne guadagnerebbe la lettura.
Tuttavia, qualche volta l' uso degli avverbi di modo, terminanti in "mente", è perdonato se si mettono l'uno dietro l' altro per sottolineare un concetto o un' azione.
La nave s' inabissò lentamente, inesorabilmente.
Si accentua così la drammaticità dell'azione e del momento.
Uso smodato del "che".
In italiano esistono i pronomi relativi, ergo, usiamoli !
Sappiamo che il "che" è una congiunzione ma, talvolta, può essere un pronome, dunque, dopo essere riusciti a scorgere la differenza, e aver riscontrato la fattibilità del rimpiazzo, sostituiamo il "che" col suo giusto pronome.
Ho visto che (congiunzione) hai parlato col tizio che (il quale) conosco (forse, però, in questo caso, la frase potrebbe risultare un po' pesante e poco fluida).
1a proposta:
Ho visto che (congiunzione. Proposizione oggettiva) hai parlato col tizio, mio conoscente.
Oppure:
2a proposta:
2a proposta:
Ti ho visto parlare col tizio che conosco.
Insomma, volendo, le alternative ci sono. Sprechiamo con buon senso un po' di fantasia espressiva e consultiamo, di quando in quando, un testo di grammatica per trovare ispirazione nel modo di esprimerci, per esprimerci nel modo migliore, evitando di ripeterci quando si può fare (ma io, qui, ho ripetuto per ribadire il concetto, l'idea)..
Lo stesso pronome relativo è, a volte, sostituibile con l'infinito presente.
La nave, che batteva bandiera bianca, che si stava avvicinando al porto = la nave, battente bandiera bianca, che si stava avvicinando..... E via battendo ..
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Uso improprio dei verbi
La " vittima" più illustre di questo scempio è il verbo fare.
È un jolly piazzato ovunque, che introduce qualsiasi azione:
fare un discorso;
fare un documento;
fare una lista;
fare una legge;
fare un viaggio (questo ci potrebbe anche stare!);
fare una gita;
fare un film;
fare un libro;
fare un articolo;
fare un'intervista ....
E via facendo.
Per non parlare del verbo usato due volte: far fare !
Ok, nel linguaggio informale non si bada molto al dettaglio, ma nei casi di cui sopra esisterebbero verbi più appropriati, se non addirittura perfetti allo scopo:
- Pronunciare (o scrivere) un discorso;
- Produrre (redigere) un documento;
- stilare una lista, un elenco;
- emanare, promulgare una legge;
- fare (ma anche organizzare, intraprendere) un viaggio;
- organizzare (o partecipare a) una gita;
- realizzare un film;
- scrivere un libro (sarebbe ancor meglio, però, dire: scrivere un romanzo. Il libro è il volume cartaceo - o digitale - in cui è stampato il testo);
- scrivere un articolo;
- intervistare o rilasciare, concedere un'intervista.
E via specificando.
FAR FARE:
Sostituti:
Lasciar fare;
permettere di fare
costringere a fare
Dare ad altri da fare; incaricare altri di fare
Lasciami fare!
Permettimi di fare!
Non costringermi a farlo!
Dai da farlo o lascialo fare a chi è più esperto!
Per oggi è tutto.
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