IL CORONAVIRUS
HA MESSO LE ALI AL LAVORO A DISTANZA?
Ci
voleva un' epidemia di influenza, un po' più pesante del normale, per ripescare
un argomento, varie volte accennato in passato ma subito sepolto nel
dimenticatoio, come il lavoro praticato a distanza, o telelavoro, come si
voglia definirlo.
In
molti Paesi del mondo è già una realtà da tempo; qui, in Italia il suo decollo
è sempre stato stentato, osteggiato, visto in cagnesco dal governo, ma anche
dagli Italiani stessi. Perché?
Paura
che chi lo pratica non lavori? Paura di non essere pagati da parte di chi lo
pratica? Ammettiamo pure che questi rischi ci siano in un Paese di furbetti
come l' Italia, ma il lavoro a distanza ha più o meno le stesse regole del
lavoro sul posto se si eccettua eventuale maggior flessibilità di orario,
dunque, cosa frena il telelavoro in Italia? Prima di tutto, una ancora poco
diffusa alfabetizzazione informatica. Sono tanti gli Italiani non ancora in
grado di accendere un computer e molti servizi pubblici non sono stati del
tutto informatizzati. Inoltre, si nota una certa ritrosia nei confronti di
questa innovazione. D'altronde, si sa che in Italia le novità non sono mai ben
viste, almeno di primo acchito. Sembra strano poi, eppure i maggiori oppositori
di questa modalità di lavoro risultano essere le donne. Molte hanno lamentato
di aver faticato tanto per ottenere un' occupazione, soprattutto fuori casa,
per poi - a loro dire - dover tornare a vivere fra le quattro mura domestiche
senza aver capito che questo modo di lavorare sarebbe più congeniale per noi che
abbiamo tante altre incombenze da sbrigare.
Alcune
hanno accennato - forse non a torto - al pericolo della solitudine e dell'
isolamento, non valutando la frequente possibilità dell' essere sole anche fra
i colleghi, se i rapporti con essi non sono dei migliori. In ogni caso, il
Corona Virus ha dato, senza volerlo, finalmente il la a questo modus operandi,
tra l' altro caldeggiato da un movimento politico qualche anno addietro, al
tempo della sua comparsa in scena pubblica.
Oltre
alla mera comodità di lavorare a casa propria, quali altri effetti benefici
produrrebbe il telelavoro?
Di
certo, abbasserebbe di parecchio il tasso d' inquinamento dell' aria, togliendo
dalla circolazione una grossa quantità di mezzi, specie privati, che intasano
le maggiori arterie cittadine col traffico, in modo particolare Roma, dove sono
stati collocati quasi tutti gli uffici: ministeri, sedi di enti pubblici,
privati, e banche.
Il
lavoro a distanza e un potenziamento dei trasporti sarebbero soluzioni non
definitive al traffico urbano ma, di
sicuro, apporterebbero un impatto positivo alla qualità dell' aria.
Tuttavia,
qualcuno ha mosso obiezioni, nemmeno tanto ingiuste, sulla tipologia di
mestieri che potrebbero essere svolti da casa con un computer, se non
addirittura con un tablet o un telefono, con le cui ultime generazioni ci vien
bene anche il caffè. E uno di questi mestieri è proprio l' insegnamento. Si può
insegnare a distanza? In qualche luogo della Terra lo si fa da tempo.
E'
possibile, ma riesce meglio se gli studenti hanno un grado di istruzione e
conoscenza della materia insegnata, medio-alto. Esperienza personale. Se si
deve cominciare dalle basi, è più produttivo essere presenti in aula, accanto
agli studenti. Anche questa, esperienza personale. Però, in una cittadina dell'
Australia, distante mille chilometri da Brisbane, dove non ci sono scuole, i
bambini delle elementari seguono le lezioni della maestra, via web, che
impartisce le nozioni primarie all' interno di una scuola di Brisbane.
Necessità fa virtù.
A
parte i mestieri prettamente manuali, molto può essere effettuato tramite
Internet e chissà che il CoronaVirus sia capace di mettere le ali al lavoro
telematico anche in Italia. I social strombazzano proposte di webinars
(seminari in rete) su come allestire una postazione di "smart
working" che, attenzione, è lavoro intelligente (in realtà, smart significa furbo, scaltro), ma non lavoro, con esattezza, da domicilio, La modalità telematica dello smart working è un elemento, non il lavoro in sé.
In ogni caso, non occorre una laurea in informatica, o in ingegneria elettronica, per organizzarsi in tal direzione. Basta dotarsi degli strumenti del caso: computer, (tablet o telefono), programmi adatti e connessione a Internet. Qualche delucidazione preliminare potrebbe tornare utile a chi non ha molta dimestichezza con la tecnologia; il resto è alla portata di tutti.
In ogni caso, non occorre una laurea in informatica, o in ingegneria elettronica, per organizzarsi in tal direzione. Basta dotarsi degli strumenti del caso: computer, (tablet o telefono), programmi adatti e connessione a Internet. Qualche delucidazione preliminare potrebbe tornare utile a chi non ha molta dimestichezza con la tecnologia; il resto è alla portata di tutti.
Buon
smart working, finalmente !
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