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domenica 22 marzo 2020

SLANG BRITANNICO



Rubrichina linguistica: 
INGLESE
lezione nr. 2

Quando sentiamo il termine "slang", d'impulso pensiamo alla parlata americana che sappiamo impregnata di questo particolare linguaggio caratterizzato da molte frasi idiomatiche, a volte anche frutto di invenzioni su due piedi.

Ma esiste anche lo slang britannico. Cliccate su "Inglese" per saperne di più.


venerdì 20 marzo 2020

PAROLE IMBROGLIONE


Rubrichina linguistica, 2 puntata: INGLESE







FALSE FRIENDLY WORDS - PAROLE INGANNEVOLI



Anche chi non ha studiato la Storia a fondo, sa - o dovrebbe sapere - che gli Antichi Romani hanno invaso la Gran Bretagna lasciando qualche segno del loro passaggio. Vedere alla voce: Vallo di Adriano.
Ma non hanno lasciato solo quella preziosa testimonianza edilizia.
La loro visita oltre Manica ha inciso anche nella lingua, depositando sedimenti di latino, la lingua parlata nell' impero. La conseguenza si è riversata nella lingua degli occupati i quali, nei secoli a venire, hanno lasciato diversi vocaboli latini nel loro idioma, aggiungendo qualche consonante assente nell' alfabeto italiano come, ad esempio, qualche ipsilon, qualche ics, qualche i lunga eccetera, che compaiono soprattutto nei dizionari scientifici in cui s' incontrano facilmente termini latini.
Tuttavia, i segreti non finiscono qui.
Alcune parole inglesi sono scritte in modo molto simile alle corrispondenti italiane però, attenzione! Non hanno lo stesso significato.
Qui di seguito stilo un piccolo elenco di esempi illuminanti, utilizzando parole che s' incontrano spesso:
, sensitive non vuol dire "sensitivo" bensì sensibile;
- sensible vuol dire sensitivo;
- simpathy non è simpatia, bensì compassione. "Simpathy for the Devil", ovvero: Compassione per il diavolofamosa canzone dei Rolling Stones, Simpatia, in inglese, è tradotto con loveliness, o pleasantness.
- officeViene spontaneo tradurre con ufficioLo è, ma fino ad un certo punto, e in alcuni casi, Office, infatti,  è, con maggiore esattezza,  ministeroForeign Office è il Ministero degli Esteri. La parola Ufficio è tradotta comunemente con bureau. Ma è possibile tradurre "vado in ufficio" con "I go to the office", oppure: "I go to my job", ossia,  vado al lavoro. Ufficio Postale è Post Office
F. B. I. : Federal Bureau (of) Investigationè l' Ufficio Federale di Indaginidove ufficio sta anche per agenziasempre con l'accezione di ente che svolge un servizio governativo.

- agencysignifica agenzia, ma la parola non è sempre intesa alla lettera come la intendiamo in Italia.
Agency può essere un luogo che eroga un servizio  governativo:
Central Intelligence Agency nota anche con la sigla C. I .A. , è l' ufficio che tratta informazioni, di solito, piuttosto riservate.
Però, agenzia turistica è tradotta con tourist agency, mentre agenzia immobiliare è tradotta con real estate.

- intelligence: attività d' informazione. Spionaggio. Vedere sopra: C. I. A. .
Il vocabolo  italiano intelligenzacon il significato di capacità di comprendere, in inglese si traduce in vari modi: understanding (capacità, appunto, di comprendere), clevernesssmartness.

- motive vuol dire movente (di un crimine);
- motivo, in inglese, si traduce con reasonMotivo musicaleinvece, è hit
(To) adjust  non significa aggiustare, bensìadattare, regolare (uno strumento o un dispositivo). Aggiustare  è (to) fix.
- ostrichsi associa facilmente a ostrica main realtà, è uno struzzoOstrica in inglese, è Oyster.
Character: non è carattere, bensì personaggio di romanzo o film;
personality: carattere;
facilitiy non è facilità, ma edificio, di solito, industriale;
factory: non è fattoria, ma fabbrica; fattoria = farm;
fabric: non è fabbrica, bensì tessuto, in genere;

E via ingannando.
In questo mio piccolo articolo non ho voluto scendere troppo nei dettagli per questioni di spazio e per non annoiare troppo i lettori con disquisizioni filologiche  e glottologiche che, peraltro, possono essere reperite nelle biblioteche, in tivù ed in rete, ma mi  sento di dare un consiglio, rivolgendomi in particolare a chi non usa l' Inglese tutti i giorni: quando cerchiamo un vocabolo nel dizionario, non fermiamoci alla prima traduzione. Un buon vocabolario riporta molte versioni della stessa parola, ognuna perfetta nel contesto che la richiede, dunque, vale la pena perdere un po' di tempo ad individuare la parola giusta per ogni situazione. E garantisco che c'è.
 Alla prossima esaltante puntata.

domenica 8 marzo 2020

SMART WORKING




IL CORONAVIRUS HA MESSO LE ALI AL LAVORO A DISTANZA?


Ci voleva un' epidemia di influenza, un po' più pesante del normale, per ripescare un argomento, varie volte accennato in passato ma subito sepolto nel dimenticatoio, come il lavoro praticato a distanza, o telelavoro, come si voglia definirlo.

In molti Paesi del mondo è già una realtà da tempo; qui, in Italia il suo decollo è sempre stato stentato, osteggiato, visto in cagnesco dal governo, ma anche dagli Italiani stessi. Perché?

Paura che chi lo pratica non lavori? Paura di non essere pagati da parte di chi lo pratica? Ammettiamo pure che questi rischi ci siano in un Paese di furbetti come l' Italia, ma il lavoro a distanza ha più o meno le stesse regole del lavoro sul posto se si eccettua eventuale maggior flessibilità di orario, dunque, cosa frena il telelavoro in Italia? Prima di tutto, una ancora poco diffusa alfabetizzazione informatica. Sono tanti gli Italiani non ancora in grado di accendere un computer e molti servizi pubblici non sono stati del tutto informatizzati. Inoltre, si nota una certa ritrosia nei confronti di questa innovazione. D'altronde, si sa che in Italia le novità non sono mai ben viste, almeno di primo acchito. Sembra strano poi, eppure i maggiori oppositori di questa modalità di lavoro risultano essere le donne. Molte hanno lamentato di aver faticato tanto per ottenere un' occupazione, soprattutto fuori casa, per poi - a loro dire - dover tornare a vivere fra le quattro mura domestiche senza aver capito che questo modo di lavorare sarebbe più congeniale per noi che abbiamo tante altre incombenze da sbrigare.


Alcune hanno accennato - forse non a torto - al pericolo della solitudine e dell' isolamento, non valutando la frequente possibilità dell' essere sole anche fra i colleghi, se i rapporti con essi non sono dei migliori. In ogni caso, il Corona Virus ha dato, senza volerlo, finalmente il la a questo modus operandi, tra l' altro caldeggiato da un movimento politico qualche anno addietro, al tempo della sua comparsa in scena pubblica.

Oltre alla mera comodità di lavorare a casa propria, quali altri effetti benefici produrrebbe il telelavoro?

Di certo, abbasserebbe di parecchio il tasso d' inquinamento dell' aria, togliendo dalla circolazione una grossa quantità di mezzi, specie privati, che intasano le maggiori arterie cittadine col traffico, in modo particolare Roma, dove sono stati collocati quasi tutti gli uffici: ministeri, sedi di enti pubblici, privati, e banche.


Il lavoro a distanza e un potenziamento dei trasporti sarebbero soluzioni non definitive al traffico urbano ma,  di sicuro, apporterebbero un impatto positivo alla qualità dell' aria.


Tuttavia, qualcuno ha mosso obiezioni, nemmeno tanto ingiuste, sulla tipologia di mestieri che potrebbero essere svolti da casa con un computer, se non addirittura con un tablet o un telefono, con le cui ultime generazioni ci vien bene anche il caffè. E uno di questi mestieri è proprio l' insegnamento. Si può insegnare a distanza? In qualche luogo della Terra lo si fa da tempo.

E' possibile, ma riesce meglio se gli studenti hanno un grado di istruzione e conoscenza della materia insegnata, medio-alto. Esperienza personale. Se si deve cominciare dalle basi, è più produttivo essere presenti in aula, accanto agli studenti. Anche questa, esperienza personale. Però, in una cittadina dell' Australia, distante mille chilometri da Brisbane, dove non ci sono scuole, i bambini delle elementari seguono le lezioni della maestra, via web, che impartisce le nozioni primarie all' interno di una scuola di Brisbane. Necessità fa virtù.


A parte i mestieri prettamente manuali, molto può essere effettuato tramite Internet e chissà che il CoronaVirus sia capace di mettere le ali al lavoro telematico anche in Italia. I social strombazzano proposte di webinars (seminari in rete) su come allestire una postazione di "smart working" che, attenzione, è lavoro intelligente (in realtà, smart significa furbo, scaltro),  ma non lavoro, con esattezza, da domicilio, La modalità telematica dello smart working è un elemento, non il lavoro in sé. 
In ogni caso, non occorre una laurea in informatica, o in ingegneria elettronica, per organizzarsi in tal direzione. Basta dotarsi degli strumenti del caso: computer, (tablet o telefono), programmi adatti e connessione a Internet. Qualche delucidazione preliminare potrebbe tornare utile a chi non ha molta dimestichezza con la tecnologia; il resto è alla portata di tutti.

Buon smart working, finalmente !