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venerdì 20 dicembre 2024

PAROLE FINTE AMICHE

 Rubrichina linguistica





Non avendo molto altro da raccontare al momento (anche parlare sempre di Intelligenza Artificiale, alla lunga, annoia), continuo a fornire informazioni (spero utili) inerenti alle lingue straniere e ai loro...segreti! Anche per sorridere un po' delle stranezze idiomatiche che incontriamo oltre frontiera.

Scorrendo il blog all'indietro (a fine post, qualche link a post più vecchi, trattanti lo stesso tema), il lettore troverà altre pagine dedicate a questo "servizio", in cui mi muovo fra vocaboli stranieri, scritti similmente all'italiano, ma con significati mooooolto diversi da quello della nostra lingua.

Esempi di oggi? Eccoli. Luminosi e divertenti:

1) ostrich: fa pensare alle ostriche? E invece è uno struzzo! Ostrica è oyster.
2) argument: argomento? No, discussione. A volte anche animata. Infatti, argue, in inglese vuol dire anche litigare.
3) flipper: gioco storico in cui si lancia una pallina dentro una macchina e si cerca di mandarla in buca? NO, flipper è la pinna del pesce.
4) spot: inserzione pubblicitaria? Nein. Semplicemente, macchia. Tuttavia, al giorno d'oggi, spot indica anche l'inserzione pubblicitaria, specie televisiva.
5) pretend: NON è pretendere, bensì fingere, mentre l'italiano pretendere, in inglese è tradotto con expect. Pretendo rispetto da te = I espect respect of you
6) taste: gusto, non tasto che è  tradotto con le parole key o button.
7) eventually: che non vuol dire eventualmente ma alla fine. Eventually I found my umbrella...
8) casual: che traduce informale, non casuale, aggettivo tradotto invece con il termine, anche informatico, di random.
9) confidence: fiducia e non confidenza. Self-confidence = autostima, fiducia in se stessi.
10) (il più divertente) preservative: che non è il preservativo per l'uso noto che se ne fa del prodotto, bensì il conservante alimentare.

Per approfondimenti, 👉 qui. 😊

Altri post dello stesso genere: quiqui, qui, qui, qui ... 






giovedì 28 novembre 2024

TRADUZIONI FOLLI

Rubrichina linguistica

I SEGRETI DELLA TRADUZIONE

TRADUZIONE NEL CINEMA


FRANKENSTEIN JUNIOR

A distanza di 50 anni, è uscito di nuovo nei cinema, sebbene per pochi giorni, FRANKENSTEIN JR. diretto da Mel Brooks, regista americano specializzato nelle parodie di celebri film di genere. 

Stavolta la “vittima” della sua ironia dissacrante è nientemeno che il protagonista della famosa e tragica leggenda del mostro umano, ricostruito da un cadavere per volontà di un medico scienziato con l’ ambizione e l'illusione di emulare il Creatore. 


Le conseguenze, come sappiamo, sono terribili ma, con il suo umorismo caustico, Brooks ha rivoltato le carte in tavola e ha trasformato la tragedia in una parodia demenziale ed esilarante, divertendo mezzo mondo con caricature azzeccate dei vari personaggi che si muovono nella vicenda e, soprattutto, mettendo loro in bocca battute memorabili, ascritte nella storia dei dialoghi cinematografici. 


E il punto saliente è proprio questo. Gli spettatori italiani hanno visto il film tradotto nella nostra lingua non sapendo molti di essi quale opera di traduzione dall’ inglese è stata effettuata per poterlo poi distribuire nei cinema italiani. 


Autore del capolavoro è Oreste Lionello, voce nostrana  di  Gene Wilder, interprete del nipote di Viktor Frankenstein, affiancato da un formidabile staff di traduttori e dialoghisti che non si sono limitati a tradurre, ma hanno riscritto la sceneggiatura, almeno in alcuni passaggi, proponendone una versione tutta italiana, spassosa, con battute e giochi di parole inventati per l’ occasione che, confrontati con l’ originale, per chi conosce bene l’ inglese, hanno esito ancora più comico. 


Alcuni esempi illuminanti.

Dialogo fra il dr. Frankenstein, giunto in Germania, e l'assistente Igor (un grande Marty Feldman) che lo accompagna al castello avito.


Si sente un lupo ululare e Igor, in versione originale, dice: “werewolf here, castle, there” che, in italiano è stato tradotto in: “lupo ululá, castello ululí!”, con un risultato molto più d’effetto se paragonato alla battuta originale inglese. 


Proseguendo la visione del film, s’ incontrano altre chicche linguistiche non meno esilaranti. 

Igor è appena tornato dai sotterranei del castello dopo aver eseguito l’ ordine del  Dr. Frankenstein che gli aveva comandato di trovare un cervello da trapiantare nella creatura. Ma Igor non esegue l’ ordine con l’ esattezza dovuta, generando un equivoco buffissimo: “Cosa c’era scritto sul barattolo?” domanda il dottore. “Abby something” risponde, vago, Igor in inglese, che, in italiano diventa: “AB qualcosa”. 


E ancora: Dott. “Ah Ah…Vorresti dire che io ho messo un cervello ABNORME in un energumeno lungo due metri e venti e largo come un armadio a due ante?!” dove “armadio”, nella versione italiana, ha sostituito la parola “gorilla” nel testo inglese.

L’ importanza di non tradurre bensì interpretare il testo della lingua sorgente, ricorrendo anche, talvolta, alla fantasia più sfrenata con l’ intento di creare qualcosa di bello e armonico senza  allontanarsi troppo dallo script originale, è un’impresa non sempre facile, ma assai frequente specie nei campi cinematografico e televisivo dove non di rado si maneggia la lingua straniera viva, quella sentita in strada, con la variante dello slang spesso non riportabile in italiano se non ricorrendo a parole, frasi, o addirittura interi paragrafi di pura creazione dal nulla che, però, diano almeno l’ idea di cosa i personaggi stiano parlando. Torna al sito




PAROLE FINTE AMICHE

 Rubrichina linguistica


PAROLE INGANNEVOLI

5 parole italiane che, simili, in francese hanno un’altra accezione

(Articolo trovato in “Libreriamo”).


Affolé: Nella lingua italiana si può scambiare con “affollato”, in realtà è “follia”.

Assomiglia a: affollato.

Significa invece: impazzito, sconvolto

A prima vista, affolé sembra derivare da affollato, richiamando l’immagine di un luogo pieno di gente. Invece, in francese, il termine indica una condizione emotiva estrema, di panico o sconvolgimento.

Ad esempio:

Il est complètement affolé ! (È completamente impazzito!)

Questa parola deriva dal verbo affoler, che significa “mettere in agitazione” o “far perdere la calma”. La sua origine latina è legata a folis (soffio), che ha dato origine anche a termini come folle. Quindi, se un francese vi dice che è affolé, non sta parlando di una folla, ma probabilmente di una situazione di ansia o turbamento.


Avant: Non sempre avanti, ma spesso prima

Assomiglia a: avanti

Significa invece: prima

Questa parola è un classico tranello per chi studia francese. In italiano avanti è un’indicazione spaziale o temporale che significa “in avanti” o “più tardi”. In francese, invece, avant si riferisce al passato, indicando qualcosa che è successo prima.

Ad esempio:

Avant de partir, vérifie les bagages. (Prima di partire, controlla i bagagli. )

Il termine può essere utilizzato anche in contesti spaziali, come l’avant di un’auto (la parte anteriore), ma il suo significato prevalente rimane temporale.


Biche: Non una biscia, ma un dolce cerbiatto

Assomiglia a: biscia

Significa invece: cerbiatto

La parola biche potrebbe far pensare a un serpente, dato che richiama il termine italiano biscia. In realtà, in francese indica una femmina di cerbiatto o di daino.

Ad esempio:

La biche s’est enfuie dans la forêt. (Il cerbiatto è scappato nella foresta. )

Curiosamente, in senso affettuoso, biche può anche essere usato come soprannome o termine vezzeggiativo per rivolgersi a qualcuno, un po’ come dire “tesoro”.



Bougie: Una luce che illumina, non una bugia che inganna. Assomiglia a: bugia

Significa invece: candela

In italiano, la parola bugia evoca immediatamente l’idea di una menzogna. In francese, invece, bougie si riferisce a una candela, l’oggetto che illumina e crea un’atmosfera intima.

Ad esempio:

Allume une bougie pour le dîner. (Accendi una candela per la cena) 

Il termine ha origini legate alla città algerina di Bougie, famosa in passato per la produzione di cera. Quindi, se in Francia chiedete una bougie, non aspettatevi un racconto inventato, ma preparatevi a illuminare la stanza. 


sabato 23 novembre 2024

NON LASCIAMOCI INGANNARE DALLE APPARENZE!




INTELLIGENZA ARTIFICIALE cap II, la vendetta


Vendetta di chi? Dell’ intelligenza. Contro chi? Contro cosa! Contro l’ uomo e la sua stupidità. 


L’ intelligenza artificiale è una sòla, una mezza fregatura. Perché? Con l’ IA puoi fare molto, puoi fare tutto, ma devi “addestrare la pupa” ovvero, spiegarle cosa vuoi fare e come dev’ essere fatto secondo le tue intenzioni e progetto, il che, non di rado,  si traduce in una lunga sequenza d’ istruzioni da impartire alla macchina prima di ottenere il risultato voluto. 


Insomma, cerchiamo di toglierci subito il velo illusorio dagli occhi, gettatoci dagli entusiasti della novità, e guardiamo ciò che c’ è da guardare con attenzione.


L’ IA è utile, ma a tempi lunghi. Ci si deve armare di pazienza e istruire il software per eseguire un’ operazione che, forse, eseguita a mano avrebbe tempi più veloci. Probabilmente l’ IA troverà un utilizzo maggiore e più mirato nelle situazioni complesse, a vasta scala, in cui occorre effettuare più operazioni complicate nello stesso momento, e dove, di sicuro, dimostrerà di poter dare un valido aiuto, ma ciò comporterà un lungo rodaggio.


L’IA cancellerà molte professioni di natura culturale: scrittura, traduzioni, anche arte, ma sta nascendo un nuovo mestiere: l’ istruttore di IA, cioè la persona che addestra il software ad eseguire tutto l’ eseguibile in suo potere, prova ulteriore questa, dei limiti che l’ IA mostra. Detto così appare semplice, in realtà, queste persone, ovviamente in possesso di un titolo di studio adeguato, hanno il compito di inserire gli input giusti per consentire al programma di lavorare al suo top. In soldoni, è gente pagata per far funzionare l'IA. Roba da programmatori di alto livello, dunque, un lavoro per eletti. Nel nostro piccolo, noi, comuni mortali, attuali fruitori di tale meraviglia tecnologica, ci accontentiamo di provare a spiegare all’ IA cosa vogliamo fare, come meglio ci riesce, scoprendo così che, in certi casi, come ho detto sopra, impieghiamo meno tempo a farlo manualmente. 


Vogliamo scrivere un articolo, un racconto, un romanzo? Possibilissimo ma… va bene se siamo illustri sconosciuti che non hanno ancora pubblicato nulla e di cui non è noto lo stile di scrittura. Viceversa, non è difficile distinguere un testo scritto da un umano da quello partorito da un cervello che funziona a bit. E qui ti voglio! 


L’ IA va istruita a scrivere con lo stile abituale dello scrittore, che significa insegnare al software a usare parole, verbi, espressioni, fraseggio, periodi, eccetera, tipici dell’ autore. Mica pizza e fichi! Un allenamento del genere può durare mesi. Vero, tuttavia, è che alla fine ci si può anche permettere di lasciar fare tutto alla macchina e godere dell’ esito finale. Ma dopo parecchio tempo, massiccio impiego di energie e pazienza messa a dura prova. Parola di chi ci sta provando. 


sabato 20 aprile 2024


INTELLIGENZA ARTIFICIALE


E’ indiscutibilmente l’argomento top del giorno: l’intelligenza artificiale, ovvero, l’alter ego di quella umana, ma che è comunque sempre umana, dal momento che essa è frutto dell’ingegno umano. Perché, l’intelligenza artificiale altro non è che un software, evoluto e sofisticato quanto volete, ma sempre di matrice umana, in quanto creata dall’Uomo. Questa novità è, ora, al centro di dibattiti infuocati fra i progressisti, che accettano di buon grado qualunque innovazione tecnologica, e i conservatori, i quali vedono tale innovazione quasi come il diavolo, portatrice di sciagure fra cui la diminuzione piuttosto pesante di posti di lavoro, ipotesi non  da scartare.

In cosa consiste l’intelligenza artificiale e cosa fa per meritarsi elogi, ma anche improperi e imprecazioni che arrivano fino in cielo?

L’intelligenza artificiale, cosi come è stata creata e implementata, è un programma in grado di svolgere un numero piuttosto alto di compiti fra i quali scrivere testi e generare immagini di un buon livello, scalzando gli autori di tali opere, forse anche svalutandole, togliendo loro l’originalità e l’estro artistico naturale di chi le ha prodotte. Almeno questa è l’opinione dei detrattori dell’IA.

Ma si sta rivelando una manna dal cielo per chi scrive e traffica con le immagini, alleggerendo di molto il lavoro. L’IA riassume, traduce e fornisce idee, nonché spunti a chi è a corto di questi ultimi per comporre testi da pubblicare in breve tempo, sollevandolo dal dover pensare a cosa scrivere, e aiuta a comporre opere figurative, aggiungendo o sottraendo elementi secondo la volontà e l’idea del creatore. Mica da ridere se un pubblicitario deve inventare uno slogan, uno spot o una locandina per il prodotto da lanciare sul mercato, o uno scrittore si trova a dover scrivere un articolo, racconto, romanzo o poesia che deve mandare ad una casa editrice o a un giornale! Vista con questa ottica, l’IA è una benedizione che risolve molte situazioni critiche ma …. Ecco che arriva il “ma”! L’uso massiccio e continuo dell’IA atrofizza i neuroni? Il rischio sussiste. Adoperare spesso l’IA potrebbe, in effetti, impigrire il cervello arrivando a inibire il pensiero. E non è nemmeno tanto difficile da stanare.

Le differenze fra un testo e un’immagine creati da un cervello artificiale e gli stessi, prodotti da neuroni umani ci sono e, se si cerca con attenzione, è facile trovarle. Questi ultimi, pur ben realizzati, mostrano scarsa personalità. Un testo uscito da un software di IA è ben esposto, corretto nella grammatica e nella sintassi, ma risulta senz’anima, carente del guizzo stilistico, dell’impronta dell’autore, anonimo, senza carattere. Un’immagine creata con l’IA ha meno dettagli di un’immagine scattata anche da un semplice smartphone. Insomma, un prodotto dell’IA, pur di buona fattura, NON E’uguale al suo gemello creato da mente umana. Tuttavia, in circostanze normali, assenti da premura, l’intelligenza artificiale torna utile e giocarci è divertente.

Torniamo a bomba. L’IA toglierà lavoro? Beh, temo di si. Molti mestieri che si fondano sull’utilizzo della tecnologia corrono il pericolo di venir cancellati insieme con chi li svolge o, almeno, vedranno una drastica riduzione nel numero di esseri umani impiegati in quelle mansioni, sostituiti dalle macchine. Qualcuno sostiene che l’IA creerà nuovi mestieri; può darsi, ma questi ultimi saranno appannaggio solo di chi è abile e competente in materia informatica ed elettronica. Gli altri si troveranno di fronte ad un bivio: adeguarsi o restare disoccupati.

Ci sono, però, mestieri che ancora implicano l’uso delle mani e del corpo; mestieri che un macchina o un robot non potranno mai compiere al posto dell’Uomo. E sono i mestieri che comportano coinvolgimenti emotivi e sentimenti. Per fortuna ce ne sono ancora, ma ormai non sono più molti.

Autori di romanzi di fantascienza e registi di film si sono sbizzarriti nel tempo a prefigurare nelle loro opere scenari apocalittici di un pianeta Terra dominato dalle creazioni meccaniche che schiavizzano gli umani. E’ possibile? Non lo sappiamo, ma tali opere sono, in ogni caso, un monito molto chiaro: la tecnologia è bella e comoda fino a che l’Uomo sarà in grado e sarà consapevole di dominarla e non farsi dominare da essa. Sarà anche una frase fatta, sarà retorica, ma contiene un buon fondo di verità.

Alla prossima.

giovedì 29 dicembre 2022

BISOGNA CAMBIARE TUTTO PER NON CAMBIARE NULLA

 


Sono mesi che non scrivo su questa pagina, è vero ma, d'abitudine, non scrivo e non parlo se non ho niente da dire. Non mi piace parlare e scrivere a vanvera, tanto per farlo.

Riassunto della situazione: la pandemia Co.Vid NON è finita, ma ciò che gira adesso non può essere propriamente definito Co.Vid. E' qualcosa dentro cui sono rimaste vaghe tracce del primate, ma non è più l'originale, infatti ora la malattia è molto meno grave e da essa si guarisce abbastanza in fretta con comunissima Aspirina. 

Si parla ancora di vaccini, ma con meno insistenza, meno entusiasmo, meno paura, meno integralismo. Tuttavia, sono state omesse informazioni molto importanti al riguardo. I no-vax hanno tuonato per mesi contro i vaccini, reputandoli responsabili di gravi effetti collaterali avversi. Nessuno, se non pochissimi, per vie non convenzionali, ha menzionato il sistema immunitario individuale, vero responsabile degli effetti indesiderati, in quanto reagente, a volte, in maniera anomala ad azioni esterne come vaccinazioni o assunzioni di farmaci (sistema immunitario iper(re)attivo). Nessuno ha avvisato che in presenza di allergie è meglio non vaccinarsi per non incorrere nel rischio di ulteriori drammatici effetti collaterali. La gente, impaurita più dalle minacce governativc che dai veri disastri sanitari, ha obbedito agli ordini, lasciandosi iniettare ben tre dosi di vaccini nell'arco di un anno, roba da ammazzare un elefante. Ora qualcuno comincia ad accusare strani disturbi e a domandarsi cosa gli/le stia succedendo. 

Quando il sistema immunitario funziona oltre misura può attaccare tessuti o organi del corpo considerandoli estranei, come fossero stati trapiantati, reagendo con il rigetto. Meditate, gente! Meditate.

Ma al di là dei pasticci sanitari, il CoVid non ha operato il miracolo che forse tanti si aspettavano e cioè un cambiamento della razza umana. "Da questa esperienza usciremo migliori" si sentiva dire in giro un paio di ani fa. Ora non si sente più.

Il cambiamento c'è stato, ma in peggio. E' stato come se il CoVid avesse strappato dall'animo umano i peggiori istinti che l' Uomo covava in sé da sempre, trattenendoli per buona creanza e non scatenare conflitti. E invece i conflitti sono scoppiati e non solo quelli combattuti con le armi. 

La pazienza è morta cedendo il posto all' insofferenza. Le persone non si sopportano più. L'intolleranza e l' aggressività sembrano aver preso il sopravvento. Colpa dei vari lockdown che ci hanno costretto per mesi fra le nostre mura domestiche, magari in forzata compagnia sgradevole? Forse. O era qualcosa che bolliva in pentola già da un po' ed è esplosa?

Concludo definitivamente questa disquisizione e l'argomento collegato, con un'amara considerazione.

Per alcuni mesi è parso che, in un certo qual modo, la giustizia nel mondo del lavoro stesse per celebrare il suo trionfo. Grazie al Reddito di Cittadinanza i tronfi e spocchiosi imprenditori, soprattutto nel comparto della ricettività turistica, avevano le mani nei capelli per non trovare più gli schiavi che lavoravano 12-14 ore al giorno nei loro esercizi commerciali a 5-600 euro al mese, preferendo ovviamente godersi il riposo sul divano con 700 euro. Il sogno è durato poco, infranto dal nuovo governo, filo-imprenditoriale, che intende abolire il Reddito di Cittadinanza per poter ristabilire lo schiavismo. Che peccato ! Credevo che l'evoluzione della specie fosse in atto, invece no! E' in atto una perniciosa involuzione che ci riporterà indietro di secoli.

Fine del discorso.

Dal prossimo post parlerò d'altro.

venerdì 11 febbraio 2022

VACCINI: FUNZIONANO?

 


 

VACCINI: UNA STORIA TRAVAGLIATA

 

Tengo a precisare che:

1)    NON SONO NO – VAX. I vaccini hanno salvato l’ umanità da flagelli sanitari ben più seri del Covid 19;

2)    Non sono medico, virologa, immunologa, infettivologia, non ho la verità in tasca, niente di ciò ma …. credo di avere qualche titolo per trattare l'argomento.


Ci meravigliamo che i vaccini in circolazione non abbiano sortito gli effetti sperati? Cosa c’ è da stupirsi? Se andiamo a spulciare la storia e la letteratura medica scopriamo che quasi tutti i vaccini, inoculatici nella nostra vita, hanno un passato tribolatissimo, caratterizzato da studi, prove, esperimenti e tant’ altro, spesso falliti, ritentati e di nuovo falliti. Non tutte le ciambelle escono col buco, subito, e i vaccini, come anche alcuni farmaci, non sono esenti da topiche clamorose. 


Il punto grave, in tutto ciò che stiamo vivendo, è che nessuno lo ha detto e nessuno lo dice, per primi chi dovrebbe dirlo, cioè, i medici specialisti della tematica. E noi, ora, siamo costretti a subire prodotti messi in piedi alla bell’ e meglio, in pochi mesi,  quando alcuni vaccini hanno attraversato una decade prima di dimostrarsi efficaci, seminando, nel frattempo, una buona quantità di cadaveri o esseri umani segnati per sempre da effetti collaterali micidiali.


Quando la generazione anni ’50 . ’60 ha ricevuto i vaccini classici: anti-vaiolo (l’unico vaccino che, nella storia medica del ramo, pare abbia funzionato subito), anti-difterite, polio, eccetera, tali medicamenti circolavano già da diversi anni, sperimentati e testati quanto bastava per testimoniare un’ alta percentuale di successo nel prevenire malattie altrimenti mortali. E questi? Dopo tre dosi, ci si infetta ugualmente. Il Covid 19, versione Omicron, se ne frega del vaccino e passa oltre. Però, si sente dire spesso dai pro-vax, chi è vaccinato non muore, o non finisce all’ ospedale. Grande svolta!


Mai sentito prima che i vaccinati di vaiolo o della difterite abbiano contratto il morbo combattuto dal vaccino, una volta che questo è "entrato a regime". Almeno che io sappia.

Ovviamente al termine di tutti gli studi e sperimentazioni condotti nel caso.

Per saperne di più su un tema attuale e assai scottante.