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lunedì 30 settembre 2019

ITALIANO CREATIVO



Oggi voglio fare la maestrina !

ITALIANO CREATIVO
Rubrica





L'Italiano è la più bella lingua al mondo: varia, flessibile, duttile, adattabile.
Io non voglio insegnare l' Italiano.
Non ho questa pretesa ma, attingendo all' esperienza di correttrice di testi,  segnalo gli errori più comuni che incontro nel correggere gli scritti altrui e mi prendo la briga, nonché la responsabilità, di suggerire alternative, offerte dal nostro meraviglioso idioma, per esporre i nostri pensieri e le nostre idee, evitando inutili, pesanti e fastidiose ripetizioni, quando queste possono essere evitate.
Ringrazio anticipatamente chi passerà di qui e vorrà leggermi.
Ringrazio anche chi cambierà subito pagina. 





Scrittori si nasce?  Forse. Ma, di sicuro si può imparare ad esserlo o a diventarlo. 
Come?
Leggendo  
Ma anche scrivendo.
Come esporre ciò che si pensa nel miglior modo possibile o in quello meno peggiore? Munendosi di un buon dizionario e di un testo di grammatica, divertendosi poi a spulciare le varie regole serventi ad esprimersi meglio che si può, senza necessariamente parlare "difficile" . 
 I vocaboli altisonanti non sono indispensabili; le parole semplici, di uso comune, se ben scelte, possono fare la differenza. Ma, soprattutto, ciò che potrebbe colpire un lettore esigente è la varietà di utilizzo di queste ultime. l' Italiano ha molti sinonimi, molte opzioni, dunque, usiamoli. 
Tuttora vi sono in giro tanti scrittori: alcuni bravi e famosi, altri bravi ma non ancora noti; altri bramosi di fama, tuttavia, non all' altezza di ottenerla per manifesta incapacità di scrivere.
Ce ne sono anche di incapaci che sono assurti agli onori della cronaca letteraria, ma questo è un altro discorso. 

Torniamo a bomba.
Anche i migliori, ahinoi, nello scrivere, incorrono in errori stilistici (sarebbe forse meglio definirli imperfezioni. Non sono esattamente erroria volte imbarazzanti o, quantomeno, non all'altezza della loro fama. 
Ne incontro in prevalenza tre:
1) un uso smodato degli avverbi di modo, terminanti in "mente";
2) un uso smodato del "che";
3) un uso improprio dei verbi.

Uso smodato degli avverbi terminanti in "mente".

Ne ho trovati ben quattro in un paragrafo di sei righe. Troppi per i miei gusti ed il mio carattere.
Gli avverbi ora menzionati possono essere sostituiti con tutta tranquillità  utilizzando sostantivi e preposizioni. Sicuramente o, certamente, possono essere rimpiazzati da di sicuro e di certo. Qualcuno potrebbe osservare che non sempre è possibile operare tali sostituzioni. Vero, ma quando si può, perché non farlo? Ne guadagnerebbe la lettura.
Tuttavia, qualche volta l' uso degli avverbi di modo, terminanti in "mente", è perdonato se si mettono l'uno dietro l' altro per sottolineare un concetto o un' azione.
La nave s' inabissò lentamente, inesorabilmente. 
Si accentua così la drammaticità dell'azione e del momento.


Uso smodato del "che". 

In italiano esistono i pronomi relativi, ergo, usiamoli ! 
Sappiamo che il "che" è una congiunzione ma, talvolta, può essere un pronome, dunque, dopo essere riusciti a scorgere la differenza, e aver riscontrato la fattibilità del rimpiazzo, sostituiamo il "che" col suo giusto pronome. 
Ho visto che (congiunzione) hai parlato col tizio che (il quale) conosco (forse, però, in questo caso, la frase potrebbe risultare un po' pesante e poco fluida).

1a proposta
Ho visto che (congiunzione. Proposizione oggettiva) hai parlato col tizio, mio conoscente.
Oppure:


2a proposta:
Ti ho visto parlare col tizio che conosco.
Insomma, volendo, le alternative ci sono. Sprechiamo con buon senso un po' di fantasia espressiva e consultiamo, di quando in quando, un testo di grammatica per trovare ispirazione nel modo di esprimerci, per esprimerci nel modo migliore, evitando di ripeterci quando si può fare (ma io, qui, ho ripetuto per ribadire il concetto, l'idea)..
Lo stesso pronome relativo è, a volte, sostituibile con l'infinito presente.
La nave, che batteva bandiera biancache si stava avvicinando al porto = la nave, battente bandiera bianca, che si stava avvicinando.....  E via battendo ..

Uso improprio dei verbi

La " vittima" più illustre di questo scempio è il verbo fare.
È un jolly piazzato ovunque, che introduce qualsiasi azione:
fare un discorso;
fare un documento;
fare una lista;
fare una legge;
fare un viaggio (questo ci potrebbe anche stare!);
fare una gita;
fare un film;
fare un libro; 
fare un articolo;
fare un'intervista ....
E via facendo.
Per non parlare del verbo usato due volte: far fare ! 
Ok, nel linguaggio informale non si bada molto al dettaglio, ma nei casi di cui sopra esisterebbero verbi più appropriati, se non addirittura perfetti allo scopo:
Pronunciare (o scrivere) un discorso;
Produrre (redigere) un documento;
stilare una lista, un elenco;
emanarepromulgare una legge;
fare (ma anche organizzare, intraprendere) un viaggio;
organizzare (o partecipare a) una gita; 
realizzare un film;
scrivere un libro (sarebbe ancor meglio, però, dire: scrivere un romanzo. Il libro è il volume cartaceo - o digitale - in cui è stampato il testo);
scrivere un articolo;
intervistare o rilasciare, concedere un'intervista.
E via specificando.


FAR FARE:

Sostituti:
Lasciar fare;
permettere di fare
costringere a fare
Dare ad altri da fare; incaricare altri di fare 

Lasciami fare!
Permettimi di fare!
Non costringermi a farlo!
Dai da farlo o lascialo fare a chi è più esperto!

Per oggi è tutto.










martedì 13 agosto 2019

REALTÀ E VERITÅ SOGGETTIVE



La crisi morde. 
L'ho già detto, vero? Qui e/o altrove.
Ma lo ribadisco. 
O peggio: la crisi sta corrodendo pericolosamente i cervelli al punto da impedire loro di riconoscere la realtà e la verità per quelle che sono. E se provi a mettere gli individui di fronte alle due situazioni saltano come molle. 

Gli esseri umani sono diventati molto suscettibili, tanto da offenderti con nulla. Non sono più in grado di accettare la realtà e a voler conoscere la verità.  Sono forse troppo forti e troppo crude?

Le difficoltà economiche, sopravvenute in questi ultimi tempi, hanno innescato meccanismi di difesa personale che hanno portato gli individui a chiudersi in bozzoli robusti ed opachi, così robusti e, soprattutto, opachi da schermare la visione del mondo, inducendoli alla negazione dell 'evidenza. 
Per non soffrire ... troppo!

lunedì 27 maggio 2019

DIAMOCI UNA REGOLATA !








Via Whatsapp, il notissimo programma di messaggistica usato sui cellulari e tablet, qualcuno deposita un post che invita, dal 3 giugno al 9, a boicottare la vendita di oggetti in plastica usa e getta, ma anche altri.


Come al solito, si è passati da un eccesso all' altro: prima, W la plastica, ora, abbasso la plastica; plastica = diavolo. Perché? Perché su Youtube, altro noto software che ospita miliardi di video, ne sono stati caricati un certo numero che mostrano le superfici idriche del pianeta, coperte di rifiuti plastici galleggianti a isole grandi quanto l' Elba italiana. Anche in certi punti insospettabili delle grandi distese marine, nei pressi di prestigiose località turistiche, bottiglie, scatole, contenitori di vario genere coprono chilometri di oceano raccapricciando chi le incontra. Per non parlare della fauna marittima che sta correndo seri pericoli di indigestione di plastica la quale si deposita anche giù, nei fondali, traendo in inganno i poveri animali acquatici, non sempre e non tutti in grado di distinguere ciò che è commestibile da ciò che non lo è.


Stessa sorte, ahinoi, tocca anche alla fauna alata, buona parte di essa assidua frequentatrice di specchi d' acqua. Ma prima d'ora, nessuno, sulla Terra, sembrava essersi accorto di questo disastro ambientale, oppure, chi lo aveva scoperto, forse, era stato messo a tacere per non turbare la vita di certi posti rinomati e le tasche gonfie di molti grossi industriali, arricchitisi a dismisura con il miracoloso materiale?

Tuttavia, il punto non è questo.


La plastica si è affacciata nella nostra vita molti anni fa, accolta con entusiasmo per la sua struttura robusta, resistente, nello stesso tempo duttile e flessibile, ideale per fabbricarci tanti oggetti utili alla vita domestica di ognuno di noi e non solo alla vita domestica. Ricordate i medici e gli infermieri che dovevano bollire le siringhe ad ogni utilizzo? Poi, nel mercato sono sbarcate le siringhe in plastica, monouso, ed è stata la svolta. Più pratiche ed anche più igieniche. Peccato che poi siano passate nelle mani sbagliate dei tossici, incrementando esponenzialmente l' uso di additivi chimici, ma questa è un' altra storia.

Ed ora?


Ed ora marcia indietro, si tirano i freni fino a che ci restano in mano perché... non perché se ne sia consumata troppa - forse anche per questo motivo -, bensì perché la sua natura di usa e getta ha provocato uno smaltimento selvaggio e scriteriato che sta procurando alla Natura  (con la "n" maiuscola!) danni incalcolabili ed inestimabili. Ma non per questo ci si deve rinunciare, tanto più che una massiccia riduzione di produzione del materiale inciderebbe in modalità pesantissima su un' economia mondiale in manifesta crisi già da diversi anni.

Dunque, che si fa?


La plastica è durevole nel tempo, quindi, si trasforma e si ricicla senza tante tragedie.

Qualche esempio passato di riciclo?

- gli indumenti di pile, tessuto ricavato dalle bottiglie di plastica, caldo ed impermeabile.


Qualche esempio di uso recente e luminoso?


- in uno Stato Africano, la popolazione usa bottiglie di plastica vuote e lattine di birra per costruirci le imbarcazioni;






- in Italia è stato scoperto che la plastica, unita al grafene, costituisce un ottimo prodotto per l' asfalto delle strade;





- in Ungheria, con la plastica sono state costruite mattonelle per la pavimentazione di marciapiedi, munite di sensori che producono energia per l' illuminazione delle vie sfruttando i passi umani.




Insomma, sarebbe meglio non lasciarsi prendere dal panico e valutare con raziocinio gli innumerevoli impieghi di questo buon materiale senza sconvolgere gli equilibri economici del pianeta.


Il mio non vuole essere un inno di lode alla plastica ma, più semplicemente, un invito a recuperare quel poco di buon senso che, purtroppo, mi pare in allarmante via d' estinzione, insieme con molte specie di animali che stanno pagando a caro prezzo l' incoscienza e la superficialità umana..


Per l' ennesima volta siamo di fronte all' annosa diatriba della scelta fra tutela del'' ambiente e progresso, in cui il secondo non può essere fermato, pena: la fine dell' evoluzione e del globo. L'ambiente va di sicuro preservato, conservato e protetto, ma non è possibile dire no a qualunque passo sia compiuto al fine di garantire una vita decente all' umanità che già non se la sta cavando molto bene. Altrimenti che si fa? Si rinuncia alla tecnologia, nella cui fabbricazione, tra l' altro, viene impiegata una grande quantità di plastica?


Di certo la scelta è difficile, tuttavia, credo invece sia possibile portare avanti entrambe le situazioni: progresso e tutela dell' ambiente. Come? Se ci guardiamo bene intorno, a volte, la Natura stessa ci suggerisce buone idee per salvare capra e cavoli. E' di poco tempo fa la notizia della scoperta di una sostanza, ricavata dalla cera delle api, che costituirebbe un' ottima alternativa alla plastica nella fabbricazione di contenitori da trasporto quali, per esempio, i sacchetti per la spesa, nonché alcune vettovaglie usa e getta, come le posate, originando in questo modo una categoria di oggetti biodegradabile, quindi non inquinante.


E poi, crediamo davvero che l' inquinamento e la distruzione della natura sia una sciagura dei nostri tempi? Il disboscamento senza scrupoli è cominciato millenni fa allorché gli antichi popoli deforestavano aree vastissime per recuperare la legna con cui costruire le navi al poco nobile scopo di farsi la guerra l' uno contro l' altro. Ce lo dimentichiamo?


La Natura stessa non inquina quando i vulcani esplodono immettendo nell' atmosfera tonnellate di gas tossici? Per farla breve, scontro Uomo - Natura: 1 - 1, palla al centro. Cerchiamo di non essere ipocriti e di non guardare solo quello che ci fa comodo, o che gli influencers del momento ci orientano a guardare per farsi belli e attirare l'attenzione. Adoperiamo bene i nostri neuroni, evitando di seguire il gregge. .


Quanto a me, fra il 3 ed il 9 giugno, se l' iniziativa sarà messa in pratica, continuerò ad acquistare articoli in plastica conservandoli in casa e destinandoli ad altri scopi.

mercoledì 17 aprile 2019

INCIDENTI SUL LAVORO

NOTRE DAME



Notre Dame brucia ed il video che passa sui media suscita indubbiamente un certo effetto. 
Un pezzo importante di storia dell'arte e dell' architettura europea sembra stia andando del tutto in fumo senza possibilità di recupero a dispetto degli immani sforzi da parte dei vigili del fuoco parigini. Già, perché Notre Dame si trova a Parigi, capitale politica della Francia, una delle capitali europee della cultura, e la Francia non è una nazione qualunque. Non ora. Non in questi ultimi anni, teatro di attentati sanguinosi e devastanti anche moralmente. E, il vedere le fiamme danzare furiose dietro alle due torri frontali ha portato subito tutti noi a ipotizzare un attentato di matrice islamica, conoscendo bene in quale situazione si trova la Francia e, soprattutto, Parigi.

Ma l' ipotesi dell' atto terroristico cade subito. 
È un incidente. 

Il tetto della basilica poggia su un fitto e robusto scheletro di legno stagionato che prende fuoco con niente. Forse un operaio, stanco, si è acceso una sigaretta? Chi lo sa! Ma il fuoco ha attecchito ed è divampato in un attimo assalendo e consumando la guglia come un cerino. Più di 500 pompieri riescono a domare l' incendio in dodici ore grazie anche ad una catena umana di solidarietà. 

Si teme per i tesori inestimabili contenuti all' interno, ma è notizia immediata che i tesori sono stati tutti salvati, recuperati e mandati in custodia, alcuni al Louvre. Si tira un sospiro di sollievo, ma l' amarezza di aver assistito ad uno sfacelo resta. E continua ad aleggiare il sospetto di un attentato. Perché? Perché è la Settimana Santa. Perché Notre Dame è un luogo di culto cristiano, è uno splendido edificio del Medioevo, un meraviglioso esemplare di architettura gotica, e perché è a Parigi; tutti motivi validi per distruggerlo. 

Per fortuna, Notre Dame non va completamente in fumo e potrà essere ricostruita. Ci vorranno anni di lavoro (e se anche questo fosse un motivo?) e forse, alla fine, non sarà neppure più come prima, ma i nostri pronipoti potranno andare a visitarla. 

Gli atei (o coloro che si proclamano tali. Quelli veri sono pochissimi!) insorgono. 
Perché spendere vagonate di euro per ricostruire una chiesa? Perché al di là del suo scopo di culto, Notre Dame è un'opera d'arte e di architettura, così come lo è San Pietro, a Roma. Chi non crede può sempre ammirare un capolavoro nello stesso modo in cui ammirerebbe un quadro, una scultura, una statua o qualsiasi altro manufatto umano di pregevole valore.

Se Dio esiste, se esiste un dio, in quel momento non era all' interno di un tempio a lui dedicato, a farsi adorare e pregare dai suoi fedeli, bensì nella testa di un uomo, per aiutarlo nel concepimento di un capolavoro che l' uomo, poi, avrebbe costruito non solo per pregare Dio, o il dio di turno, e permettere ai suoi simili di fare la stessa cosa, ma anche per lasciare una testimonianza ai posteri donando loro l'opportunità fantastica di lucidarsi la vista con uno spettacolo che avrebbe fatto davvero gridare al miracolo. 

Chi non crede, ma è colto, capisce comunque il pregio di opere come Notre Dame, come la basilica di San Pietro e come tante meraviglie artistiche e architettoniche disseminate nel mondo con lo scopo di seguire una fede. 

Qualcuno ha mosso un'osservazione che, obiettivamente, non è del tutto sbagliata: molte di queste opere sono costate, oltre a cifre elevatissime di denaro, anche morti e sangue. Pensiamo solo alle Piramidi, in Egitto. Non lo si può negare, ma sembra che a questo mondo tutto abbia un prezzo. Dipende poi dalla contro-partita. 

venerdì 1 febbraio 2019

ABBASSO LA POVERTA'



REDDITO DI CITTADINANZA

articolo non completamente serio su un progetto
che dovrebbe essere serio



Forse ci siamo arrivati, ma ancora il progetto arranca.
Il Reddito di Cittadinanza, bandiera sventolata dal Movimento 5 Stelle per accaparrarsi voti alle elezioni politiche del marzo 2018,  sembra acquistare concretezza. 
Infatti,  il 17 gennaio 2019, nel corso di un Consiglio dei Ministri, è stato ufficialmente approvato fra le voci del bilancio. E possiamo, dunque, dire che non è stata una vana promessa per vincere le elezioni, bensì solida realtà. 
Il Reddito di Cittadinanza verrà erogato ad un certo numero di famiglie italiane - non a tutte -, ma anche straniere, purché residenti in Italia da almeno dieci anni, di cui gli ultimi due consecutivi, per far fronte ad una povertà preoccupante e dilagante. 
Risolverà le situazioni al limite dell' indigenza?  Forse no, ma di sicuro porterà un po' di sollievo.
A quanto ammonta? Come funziona? Chi lo riceverà?  Come procedere per riceverlo?
Una domanda per volta:
#1: il tetto massimo della cifra è di 780 euro al mese, che cresce a seconda del numero di persone componenti un nucleo familiare, tenendo conto di quanti sono disoccupati e/o sono eventualmente disabili;
#2:  stando agli ultimi aggiornamenti,  sarà creato un sito web dedicato dove l'utente troverà dei moduli da riempire per inoltrare domanda. Chi non avesse molta dimestichezza con l' informatica può recarsi presso un ufficio postale e svolgere l' iter in loco, aiutato da un impiegato;
#3: per ricevere il Reddito è necessario avere alcuni requisiti ben precisi che io, qui, riassumo, citando solo quelli importanti, e cioè,  essere di cittadinanza italiana - oppure risiedere in Italia da almeno 10 anni , di cui gli ultimi due, fissi e, soprattutto, non possedere nulla.
Niente casa, niente automobile, niente barca, niente aereo e, dulcis in fondo,  niente conto in banca. Se si ha una casa di proprietà,  il Reddito si percepisce, ma decurtato di qualche centinaio di euro.  La nullatenenza è dimostrabile sul modulo ISEE, che non dev' essere superiore a 9. 360  euro. L'ISEE si compila presso gli uffici dei CAF, dove ci si reca anche per compilare la dichiarazione dei redditi.
Stabilito ciò, si scopre che la ricezione del Reddito ha una contropartita.
In parole povere, il beneficio non viene elargito gratis.
Il richiedente, se lo ottiene, deve sottostare a regole-capestro quali:
- impegnarsi a cercare un lavoro (previste almeno due ore al giorno per la ricerca);
- seguire corsi di formazione e riqualificazione per ottenere il lavoro.
- coprire otto ore a settimana in attività socialmente utili.
- accettare un lavoro qualunque, di tre proposti, entro il primo anno di erogazione del Reddito, all' interno di un raggio spaziale di cento km, che aumenta col trascorrere del tempo fino a 250.
Per ottenere un lavoro deve iscriversi ad un Centro per l'impiego devo incontrerà un "tutor", o "Navigator" che lo affiancherà per aiutarlo nelle operazioni appena citate. Il nuovo personaggio sarà assunto dal Centro per l' impiego e dall' Anpal.
Per la sua mansione, percepirà uno stipendio, più provvigioni per ogni disoccupato che riuscirà a reintegrare nel lavoro.
Prevista l' assunzione di diecimila tutors. I tutors dovranno avere un titolo di studio alto (una laurea in discipline socio-economiche) e, a loro volta,  dovranno essere formati professionalmente per poter svolgere il loro compito.
Ultima chicca: conoscendo il popolo italiano che, in materia di sotterfugi per fregare fisco e Stato, non è secondo ad altri, il Reddito di Cittadinanza verrà sigillato in una card, tipo Bancomat o Postepay,  e potrà essere usato solo per le spese indispensabili, ovvero: affitto, utenze e generi di prima necessità. 
Se il beneficiario avrà bisogno di un paio di calzini, di scarpe o di slip dovrà ricorrere ad altre fonti di reddito. Quali? Non si sa, se il poveretto ha il RdC come unico introito pecuniario.  Potrebbe, al massimo, ricorrere ad un'associazione caritatevole che raccoglie indumenti per poveri. La Caritas offre questo servizio  ma su richiesta di ISEE (esperienza personale. N.d.A.).
Tra l' altro, le spese saranno controllate e registrate. Manca solo il braccialetto elettronico. 
Gli autori del programma RdC hanno già avvisato che chi proverà a barare per ottenere il Reddito, fornendo dati falsi, o eludendo gli obblighi che il Reddito comporta, rischia fino a sei anni di carcere. Se si fa trovare.
Partenza ufficiale del progetto: aprile 2019, ma gli ultimi aggiornamenti riportano uno slittamento ad agosto (chissà perché proprio agosto?).
I Centri per l'Impiego devono essere riformati e riorganizzati 
Le agenzie del lavoro hanno già avvertito che non intendono prendersi la briga di istruire i tutors per consentire loro di esercitare la professione. Forse ci penseranno i Centri per l'Impiego.
Tempi per la formazione dei Navigators: minimo otto mesi.
In ogni caso, finché non vedremo il progetto entrare a pieno regime, non sapremo se funzionerà davvero, ma di certo, con le informazioni raccolte finora, possiamo affermare che qualche nota positiva c'è: il Reddito di Cittadinanza darà lavoro ad un mare di gente! Centinaia, migliaia di impiegati saranno assunti per evadere le pratiche delle richieste di Reddito e le compilazione dei moduli ISEE presso i patronati  CAF.
Gli ormai famosi tutors, (o, Navigators) incaricati di aiutare i disoccupati a trovare una nuova benedetta occupazione, vedranno il loro momento di gloria, oltre a un buon gruzzolo mensile (1.700/1.800 euro, più provvigioni).
Costo dell' impresa: sui sette miliardi, che non andranno ai veri bisognosi.
Durata massima dell' erogazione del RdC: 3 anni.
Ma per carità! Meglio questo di niente.
P. S. In questo articolo ho sintetizzato l' argomento, limitandomi ad elencare i punti cardine del piano.
Ma se si digita su Google REDDITO DI CITTADINANZA,  si può trovare di tutto e di più. Buona fortuna a tutti !!!



INVOLUZIONE

La letteratura insegna. Forse non tutto, ma di sicuro lascia qualcosa nel cervello e nell' anima di chi se ne ciba. Spiego subito e meglio.

Anni fa Umberto Eco scrisse un paio di saggi dall' aroma sinistramente profetico: Medioevo prossimo venturo e A passo di gambero nei quali ha vaticinato una retromarcia sociale che, dopo un avanzamento molto rapido, forse troppo, avrebbe riportato l' umanità indietro anche di qualche decennio, secolo addirittura! Ci ha imbroccato. Purtroppo.

2o dettaglio inquietante, sempre letterario, risalente agli anni '80, ma emerso da poco grazie alla televisione che, a corto di idee, attinge alla penna: Il racconto dell'ancella, da cui è stata tratta un originale serial sprofondato in un depressivo Medioevo americano nel quale, dopo anni di lotta per la sua emancipazione, la donna si ritrova ad aver perso tutto, di nuovo relegata a mero strumento di riproduzione, oggetto di possesso dell' Uomo.

Se qualche esponente del sesso maschile ha avuto l' occasione di vedere anche solo una puntata di questo telefilm chi ci dice che sotto, sotto non abbia goduto in segreto la prospettiva di un eventuale ritorno a queste condizioni?

Abbassiamo il velo dell' ipocrisia, ma davvero le donne sono certe di aver agito nel modo giusto e per la giusta causa? Senza dubbio sí, ma qualcosa andrebbe rivisto. Alla resa dei conti, cosa abbiamo ottenuto?

Il diritto al voto politico, okay, e poi? Il diritto al lavoro fuori casa che ora, in piena crisi economica, per molte di noi si è trasformato in un dovere, quando il lavoro si riesce a trovare, non essendo più uno stipendio sufficiente a far quadrare il bilancio della famiglia ma, alla fine, questo diritto è solo sulla carta in quanto la parità totale, anche finanziaria, non esiste ancora. In più, è rimasto comunque il lavoro fra le mura domestiche, che tocca a noi.

Con questo non intendo certo insinuare che stavamo meglio prima, quando eravamo occupate solo in casa, per carità, però. la nostra lotta non sembra aver raggiunto pienamente gli obbiettivi prefissati agli esordi. Inoltre, i nostri movimenti hanno smosso acque che dovevano rimanere calme. Abbiamo chiesto troppo? Troppo in fretta, soprattutto? In fondo, se torniamo indietro nel tempo, la rivoluzione femminista si è, per la maggior percentuale, consumata nel decennio '70, con una liberalizzazione dei costumi probabilmente eccessiva e fuori luogo per la nostra natura e nei confronti del prossimo. Che c'entrava il sesso libero? L' emancipazione non era lì. Non è lì. O almeno, non è solo lì, su un materasso, un divano o una scrivania.

Dov' è stato l' errore? In ogni caso, non è questo il punto. quanto meno non quello essenziale.
Gravi episodi di soppressione fisica femminile, da parte dell' uomo, si susseguono senza apparente soluzione di continuità, non che nel passato non siano avvenuti, anzi! Forse, anche con maggior frequenza, ma all' epoca si materializzavano in privato, o non sotto i pubblici riflettori dei media che ora sembrano essere ovunque, anche non visti. Ora, invece, se ne parla poiché tali episodi emergono quasi subito alla luce grazie all' azione tempestiva dei mezzi di comunicazione, suscitando, ovviamente, il clamore atteso e previsto: uomo uccide la sua compagna vedendosi rifiutato.

Domanda: perché?
Risposta: complessa e articolata.
Prima risposta che emerge d' istinto, scaturita da una considerazione immediata: l' uomo non accetta il rifiuto; non accetta il "no" da una donna. Perché? Perché, come recitava un vecchio slogan pubblicitario, in voga negli anni '80, "non deve chiedere mai"? Gli è tutto automaticamente concesso? Forse, ancora sì, per colpa di un atavico, inconscio - poi, neanche tanto - comportamento familiare, specie materno, che lo colloca sempre sul trono di casa, conferendogli il titolo di divinità delle mura domestiche. È difficile crederci, ma questa situazione, in 3^ millennio ormai avviato, persiste. A ciò uniamo le conseguenze di una crisi economica devastante che in molti casi ha provocato la perdita del lavoro, quindi di un introito finanziario che, oltre a fornire il contributo per vivere, dava anche la sicurezza morale e psicologica, ed ecco confezionata la "bomba" pronta per esplodere al rifiuto della donna a concederglisi.

Il suo "no" è la miccia che provoca l' esplosione, dunque, l' orribile "femminicidio", dove l' orribile è il termine oggi usato per definire questo crimine, non tanto il crimine stesso. Vera però, è anche l' esistenza di donne che sembra non riescano a vivere da sole, vuoi per scarsa capacità a cavarsela per conto proprio, vuoi per la paura della solitudine, vuoi per un' ancor perdurante idea della donna,  realizzata nel matrimonio e nella famiglia, spesso e volentieri più per emulazione che per reale convinzione. Il brutto è che quando la donna si rende conto finalmente di esistere anche lei, insieme con i suoi diritti, a volte è troppo tardi. L' infernale ordigno umano maschile è carico al punto giusto per deflagrare.

Qualche esponente uomo ha osservato che di rado vengono citati episodi di violenza femminile su di lui. Vero. Perché si verificano anche questi casi e non sono neppure tanto rari come si crede, ma, chissà perché, se ne parla poco. Forse perché l' impatto emotivo è meno forte? Tuttavia, più che di violenza fisica, comunque non assente,  i casi di violenza femminile vedono come arma la psiche. La donna non ricorre sempre alle maniere forti per farsi ascoltare ma sa essere perfida e crudele come pochi.
Sa essere una carogna da manuale!

Dove non colpiscono mattarello, martello, padella, coltello o pistola, olpisce la mente che elabora strategie di difesa e attacco luciferine, in grado di provocare le sofferenze più terribili all' uomo senza versare una goccia di sangue.
Siamo bravissime!
Torniamo a bomba.
Il Medioevo prossimo venturo, quello profetizzato da Eco, eccolo!
A parte il protrarsi delle guerre a sfondo religioso, caratteristica islamica dovuta al loro calendario e al forte legame fra religione e politica, si sta assistendo, anche nella comunità cristiana, ad un pernicioso riavvicinamento alla Chiesa, alla preghiera ed al corollario delle varie attività circolanti intorno al mondo clericale. Papa Francesco, attuale pontefice, non è salito al soglio per caso. La sua simpatia e l' apparente suo anticonformismo ha calamitato i fedeli aumentando il numero di ritornanti in chiesa, scopo principale dell' istituzione che stava vedendo, allarmata, la lineetta dei depositi pecuniari scendere piuttosto velocemente, specie col predecessore, Papa Ratzinger il quale, forse troppo colto, filosofo e assai riservato di carattere, aveva invece allontanato la gente dai pulpiti, segnato, per giunta, dagli scandali della pedofilia fra i preti.

Ma il punto non è neppure questo.
Il punto è che l' umanità crede. Vuole credere e prega. E questo in sé non sarebbe grave. Il grave è la fede ed il ricorso sempre più frequente alla magia ed alla stregoneria che vengono abilmente mascherate dagli addetti ai lavori sotto un ampio ventaglio di forme subdole attraenti, pericolosissime, spesso anche semplici, alla portata di tutti. Il grave è che la gente ci crede, di sua volontà e consapevolezza. Si attacca a tutto pur di riuscire a migliorare la sua vita anche di una sola tacca, illudendosi di farlo. Ma ora sará ben difficile poter rimettere in piedi il Tribunale dell' Inquisizione.