INTELLIGENZA ARTIFICIALE cap II, la vendetta
Vendetta di chi? Dell’ intelligenza. Contro chi? Contro cosa! Contro l’ uomo e la sua stupidità.
L’ intelligenza artificiale è una sòla, una mezza fregatura. Perché? Con l’ IA puoi fare molto, puoi fare tutto, ma devi “addestrare la pupa” ovvero, spiegarle cosa vuoi fare e come dev’ essere fatto secondo le tue intenzioni e progetto, il che, non di rado, si traduce in una lunga sequenza d’ istruzioni da impartire alla macchina prima di ottenere il risultato voluto.
Insomma, cerchiamo di toglierci subito il velo illusorio dagli occhi, gettatoci dagli entusiasti della novità, e guardiamo ciò che c’ è da guardare con attenzione.
L’ IA è utile, ma a tempi lunghi. Ci si deve armare di pazienza e istruire il software per eseguire un’ operazione che, forse, eseguita a mano avrebbe tempi più veloci. Probabilmente l’ IA troverà un utilizzo maggiore e più mirato nelle situazioni complesse, a vasta scala, in cui occorre effettuare più operazioni complicate nello stesso momento, e dove, di sicuro, dimostrerà di poter dare un valido aiuto, ma ciò comporterà un lungo rodaggio.
L’IA cancellerà molte professioni di natura culturale: scrittura, traduzioni, anche arte, ma sta nascendo un nuovo mestiere: l’ istruttore di IA, cioè la persona che addestra il software ad eseguire tutto l’ eseguibile in suo potere, prova ulteriore questa, dei limiti che l’ IA mostra. Detto così appare semplice, in realtà, queste persone, ovviamente in possesso di un titolo di studio adeguato, hanno il compito di inserire gli input giusti per consentire al programma di lavorare al suo top. In soldoni, è gente pagata per far funzionare l'IA. Roba da programmatori di alto livello, dunque, un lavoro per eletti. Nel nostro piccolo, noi, comuni mortali, attuali fruitori di tale meraviglia tecnologica, ci accontentiamo di provare a spiegare all’ IA cosa vogliamo fare, come meglio ci riesce, scoprendo così che, in certi casi, come ho detto sopra, impieghiamo meno tempo a farlo manualmente.
Vogliamo scrivere un articolo, un racconto, un romanzo? Possibilissimo ma… va bene se siamo illustri sconosciuti che non hanno ancora pubblicato nulla e di cui non è noto lo stile di scrittura. Viceversa, non è difficile distinguere un testo scritto da un umano da quello partorito da un cervello che funziona a bit. E qui ti voglio!
L’ IA va istruita a scrivere con lo stile abituale dello scrittore, che significa insegnare al software a usare parole, verbi, espressioni, fraseggio, periodi, eccetera, tipici dell’ autore. Mica pizza e fichi! Un allenamento del genere può durare mesi. Vero, tuttavia, è che alla fine ci si può anche permettere di lasciar fare tutto alla macchina e godere dell’ esito finale. Ma dopo parecchio tempo, massiccio impiego di energie e pazienza messa a dura prova. Parola di chi ci sta provando.