E' stato indubbiamente un grande uomo, una specie di faro nella fitta nebbia dell'ignoranza e dei pregiudizi che regnavano spessi e incontrastati in quell'angolo a sud del mondo cinquant'anni e passa fa. E' stato coraggioso e testardo, fronteggiando chi lo contrastava e chi voleva bloccare a tutti i costi un flusso di pensieri ed ideali, a quel tempo rivoluzionari, che invece avrebbero dovuto essere considerati normali. E per questi ideali è rimasto chiuso nella cella angusta di una prigione per 27 lunghi anni, senza mai chiedere grazia o pietà. Onore a un uomo così. Onore a uomini come lui.
Come il suo co-razziale Martin Luther King, anche lui aveva un sogno: quello di veder cancellato l'odio fra uomini con diverso colore di pelle e possiamo dire che l' ha visto realizzato addirittura nell'elezione di un uomo dalla pelle scura niente meno che alla Casa Bianca.
Come il suo co-razziale Martin Luther King, anche lui aveva un sogno: quello di veder cancellato l'odio fra uomini con diverso colore di pelle e possiamo dire che l' ha visto realizzato addirittura nell'elezione di un uomo dalla pelle scura niente meno che alla Casa Bianca.
Ma il nostro Mandela è stato anche fortunato e si sa che la fortuna aiuta gli audaci.
Beh....diciamo che la fortuna è arrivata un pò in ritardo, ma è arrivata sdoppiandosi nei panni di due altri grandi della Storia, con la "S" maiuscola, che, con le loro idee e le loro gesta, hanno scombinato piuttosto pesantemente una situazione di stallo che aveva inchiodato il mondo negli anni '80: Papa Giovanni Paolo II e Mikhail Gorbaciov (forse più il secondo che il primo). Data la natura e la posizione che occupavano, viene spontaneo fotografarli con la mente come il Diavolo e l'Acqua santa: il primo, capo della Chiesa, il secondo, capo di uno stato che osteggiava la Chiesa. Eppure i due personaggi si sono incontrati, si sono piaciuti, hanno preso accordi, hanno cambiato storia e mondo e la storia del mondo. E Mandela ha beneficiato dell'entrata in scena di questi due uomini i quali, con le loro azioni veramente rivoluzionarie, hanno scardinato qualunque pregiudizio galleggiante in quel periodo.
Proviamo a tornare indietro a quell'epoca e andiamo a rileggere le cronache sui giornali. 9 novembre 1989: cade il Muro di Berlino e, con esso, per tutto il periodo fra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90, crollano i regimi totalitari che stringono molti Paesi nella morsa di opprimenti dittature, a cominciare proprio dall'Europa Orientale, proseguendo per il Sud America e infine il Sud Africa. In altre parole, forse, senza Papa Wojtila, ma soprattutto senza Gorbaciov, Mandela sarebbe rimasto in prigione, nella Repubblica Sudafricana oppressa dal razzismo e dall'Apartheid.
Proviamo a tornare indietro a quell'epoca e andiamo a rileggere le cronache sui giornali. 9 novembre 1989: cade il Muro di Berlino e, con esso, per tutto il periodo fra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90, crollano i regimi totalitari che stringono molti Paesi nella morsa di opprimenti dittature, a cominciare proprio dall'Europa Orientale, proseguendo per il Sud America e infine il Sud Africa. In altre parole, forse, senza Papa Wojtila, ma soprattutto senza Gorbaciov, Mandela sarebbe rimasto in prigione, nella Repubblica Sudafricana oppressa dal razzismo e dall'Apartheid.
Forse.
In ogni caso, l'essenziale è che il nostro "Madiba", come lo chiamavano affettuosamente i suoi conterranei, abbia riconquistato la libertà di azione e di pensiero.
Con lui il razzismo è finito?
Purtroppo no. Anzi! Ora, in alcuni Paesi, è subentrata una forma ancora più subdola che si espleta in odio latente fra persone dello stesso colore di pelle, ma con diverso contenuto del portafoglio; in altre parole: odio fra ricchi e poveri della stessa razza.
Guardandolo in fotografia, il volto di Mandela trasmette simpatia e serenità. Ci restituisce l'immagine di un uomo mite e buono, quasi arrendevole. Ma lui, tutto era fuorché arrendevole.
Ha sostenuto le sue idee sopportando una durissima prigionia di 27 anni in un Paese dove ai carcerati, specie se neri, non venivano risparmiate violenze fisiche e psicologiche. E questo è indice di positiva caparbietà, di "testa dura" come qualcuno definisce questa caratteristica umana, a volte, con tono di accusa. Ma la "testa dura" non è un difetto, è una virtù. Senza questa prerogativa, il mondo avrebbe avuto un'altra storia. Senza questa prerogativa, alcuni personaggi non sarebbero mai riusciti a cambiare il loro destino e quello dell'intera umanità.
Nonostante abbia avuto una vita difficile, Mandela ci ha lasciato a 95 anni.
Volevo appunto concludere, rivolgendomi a chi è rimasto meravigliato e sconvolto per la sua scomparsa, osservando che a 95 anni, dopo un'esistenza così intensa come la sua, può succedere che si muoia, ma è naturale e bello pensare che, in ogni caso, persone come lui rimangano in vita, seppur virtuale, nei nostri ricordi e sulle pagine dei libri di storia. Perché Nelson Mandela, ovviamente, ha già conquistato il suo meritatissimo posto nella Storia del Pianeta Terra e della sua popolazione.
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