Translate

lunedì 26 ottobre 2020

RIASSUNTO PUNTATE PRECEDENTI E AGGIORNAMENTO SU COVID19

 



26 ottobre 2020

 

Ci risiamo.

Dopo circa 5 mesi di "libertà", e forse proprio a causa di questa, siamo prossimi ad una nuova chiusura benché meno stringente di quella primaverile. Di nuovo divieti, di nuovo limitazioni ai movimenti in quanto la libertà aveva allargato di molto le maglie del permissivismo. Si poteva andare dove si voleva e le protezioni anti-virus  erano da indossare solo nei luoghi chiusi a rischio assembramento. Tutti noi abbiamo fatto un po' il nostro comodo, il Covid si è sparso, i contagi sono schizzati alle stelle ed è stato giocoforza rimettere il popolo in carreggiata.

Il guaio però è che, con maggiore libertà d'azione l'economia aveva ripreso fiato e alcune categorie di attività erano anche ripartite bene, grazie ad un'estate calda e soleggiata che ha favorito le uscite diurne e notturne di vacanzieri e residenti.

Pochi hanno varcato i confini italiani e molti hanno riaperto le case di villeggiatura nei luoghi di mare e montagna in cui hanno trascorso le loro vacanze del 2020, dopo anni di vagabondaggi fuori confine.

Risultato: in alcuni posti rinomati, ma anche meno, sono stati registrati pienoni da anni '60 o '80, con le vie intasate di traffico automobilistico. Bene.

Nonostante ciò, il turismo è stato forse il settore economico che più di tutti ha risentito di questa strana annata, trascorsa fra le "mura domestiche" italiane.

E negli altri versanti?

Non è andata alla grande. Anche il commercio ha sofferto di cali vistosi nelle vendite. Il lockdown primaverile ha svuotato le tasche degli italiani, frenando l' entusiasmo negli acquisti.

Il famoso, tanto strombazzato, "smart workingsembra finalmente essere decollato pur con ancora molte perplessità, soprattutto nel fronte scuola, con la didattica a distanza che non ha dato gli esiti sperati e desiderati. Ricordo che lo smart working NON è il lavoro a distanza. E' la modalità di lavoro "intelligente", scaltra, ovvero, ben strutturata, che produce tanto con poco sforzo. Il lavoro a distanza è remote working, cioè, lavoro in remoto, dunque via Internet, eseguito con mezzi elettronici, ed è un elemento dello smart working. 

 Si, è vero:insegnare a distanza non è poi tanto facile come forse molti credevano. Ma è possibile. Basta solo sapersi organizzare usando i dispositivi informatici come devono essere usati. Non occorre essere genii in campo, né dotati di lauree specifiche. Occorre solo saper usare gli strumenti a disposizione per questa nuova modalità operativa, e non è difficile. I nuovi dispositivi sono semplici e alla portata di tutti. Anche i bambini sono forniti di smartphones e sono in grado di manovrarli con estrema disinvoltura, molto più dei "grandi".

Solo un particolare: le nuovissime generazioni, fino all'età di vent'anni, si sono dimostrate molto meno abili coi computers. Forse perché sono nati con i cellulari, diversamente dalla nostra generazione (dal 1950 in qua) che ha incontrato i computers lungo la strada e ha imparato ad adoperarli partendo dai primi modelli a parete, i famosi calcolatori elettronici, adornati di cavetti e lucine, che coprivano almeno tre pareti di una stanza. All'epoca era roba da fantascienza, visibile solo in certi film di genere.

In ogni caso, non importa. L' importante è cominciare e l' inizio, grazie al Cielo, c'è stato. Ci si augura che questo sistema continui. E non è assolutamente vero che il lavoro a casa, e da casa, isoli. L'eventuale isolamento è voluto dal singolo il quale ha evidente difficoltà nelle relazioni col prossimo. Succede. Per chi è socievole ed estroverso non ci sono monitors o muri che possano ostacolare la propria esuberanza.

Il mondo della scuola, però, funziona in maniera lievemente diversa. Specialmente alle elementari, i piccoli, appena usciti da casa e dalle coccole materne, cercano in classe la stessa calda e accogliente atmosfera che respirano all' interno delle loro dimore. Cercano contatti fisici con le maestre, mamme a tempo durante le lezioni. 

E la faccenda si fà più difficile e delicata. 

Un computer non è la mamma, né la maestra, e vedere la maestra sullo schermo di un portatile non ha lo stesso effetto che ha poterla toccare o perfino abbracciare. Pare incredibile, ma anche una maestra avverte la stessa mancanza di quel fantastico rapporto umano che instaura con i suoi piccoli allievi.

Rovescio della medaglia dello smart working: questo metodo potrebbe contrarre posti di lavoro, necessitando meno personale che svolga i vari incarichi. Ma non è ancora detto. Lo si potrà constatare allorquando questo nuovo modo di lavorare sarà entrato a pieno regime.

Tuttavia, il punto nevralgico è proprio qui: il lavoro, che, comunque, non c'è, e il denaro, che è venuto a mancare nei portafogli e nei conti correnti dei nostri compatrioti, specie in quelli di commercianti e liberi professionisti, le categorie di lavoratori che campano solo con gli introiti delle loro attività, senza poter contare su un reddito fisso.

Come risolvere la questione? Il governo e gli enti previdenziali sono intervenuti a cercare di tappare la grossa falla con provvedimenti tappabuchi last minute, simpaticamente, - e con una discreta dose di sana ipocrisia - denominati bonus

Invero si sono scatenati: bonus per affitti, spesa, addirittura acquisto di biciclette e monopattini, riparazione di vetture, case e tutto ciò che è riparabile; equipaggiamento elettronico per remote working e didattica a distanza, e chissà cos' altro sarà inventato per rimpinguare le magre sostanze finanziarie, ulteriormente depauperate da mesi di immobilità forzata. 

Eh già! 

Forse è una mia balzana idea, ma questi interventi hanno l' aroma di una sorta di nemesi sopraggiunta inaspettata per chi ha peccato di appropriazione indebita di ricchezze altrui. 

Per dirla in breve e parole semplici, I precedenti governi Italiani hanno sottratto per anni denaro pubblico, denaro nostro, degli abitanti nello Stivale, sotto forma di inique e, spesso, inutili tasse ed imposte che NON ci sono tornate indietro sotto forma di servizi ai quali avevamo pieno diritto, e che abbiamo dovuto pagare, oltre ad aver visto i nostri soldi sparire in misteriosi e profondissimi baratri senza fine. Che ora i rei debbano restituire la refurtiva in veste di contributi per far ripartire l'economia prima che il Paese soccomba in una crisi senza precedenti? Sarebbe divertente, nonché di grande soddisfazione per noi.

E' un'idea, eh!  

 

Ultimo punto: la protezione sanitaria individuale. E' raccomandato fino alla nausea di indossare le mascherine, sebbene un buon numero di medici non le veda di buon occhio e non le ritenga una barriera abbastanza garantita contro il contagio , tuttavia, un dato è sicuro: non si sa se ci salveremo dal Covid, ma di certo ci ammaleremo molto meno di raffreddore ed influenza. 

Che non è poi male del tutto !


giovedì 3 settembre 2020

AL CINEMA AL TEMPO DEL COVID

 

Ebbene sì. Ieri, 2 settembre, ho rimesso piede in un cinema nell' occasione di andare a vedere TENET, film del momento, che pare aver riconciliato la gente con la 7a arte, se mai ci abbia litigato.

 

Trafila COVID: si attende fuori dal locale, si è invitati a compilare un modulino in cui è stampato nome, cognome, numero di telefono, sala, orario inizio spettacolo e altro. Violazione della privacy, qualcuno chiede e si chiede? Niente paura, garantisce il giovane che dirige il traffico. I vostri dati saranno dimenticati presto. Boh?




Una volta compilato il modulino, si entra e ci si reca alla cassa, si consegna il modulo e il cassiere ti mostra la piantina della sala cinematografica in cui puoi scegliere il posto da dove vedere il film.

 

All' entrata in sala, si scopre che una fila sì ed una no sono coperte da un nastro rosso e bianco di quelli usati per sigillare un luogo non accessibile alla plebe.




Tutte misure di sicurezza anti-COVID. Efficaci? Non sappiamo, ma chi di dovere prova a metterle in pratica e, soprattutto, a farle rispettare.

 

A questo punto, accomodati sul nostro sedile ci accingiamo a vedere il film che inizia quasi subito senza preamboli, senza pubblicità, senza anteprime di altri film in uscita, se usciranno.




 

Il film? TENET. L' ho scritto prima e recensito qui.

Com'è? Difficile dirlo. A me è piaciuto forse perché amo i film strani e questo lo è di sicuro. Agli altri spettatori l' ardua sentenza.

 

La trama è intricatissima, ma interessante. Si parla di viaggi nel tempo. Si cerca di evitare un conflitto mondiale spostandosi avanti e indietro negli anni, nel tentativo di bloccare un genocidio desiderato da un uomo che ha i giorni contati e non vuole morire da solo.

 

Le implicazioni morali sono tante e pesanti. E' possibile decidere il futuro dell' umanità soltanto perché si è giunti alla fine dei propri giorni? Nessuno è Dio, se questo esiste, e nessuno ha il diritto di decidere per gli altri, tuttavia è comprensibile il pensiero di un individuo, senza dubbio dotato di una notevole intelligenza,  che vede la sua specie incurante del declino a cui il pianeta va incontro.

Ma non è questa la soluzione ideale per risanare le cose. E uno dei personaggi del film glielo fa notare esibendosi in un predicozzo moralista finale che potrebbe dar fastidio, però ci sta tutto, non per una questione religiosa, bensì pratica.

 

Annientata questa razza umana, siamo sicuri che un' eventuale prossima sia migliore della presente? Se l' umanità non è stata creata da una mano divina e si ripropone in un lontano futuro, dopo un olocausto, siamo certi che i nuovi esseri umani nasceranno e si evolveranno con caratteristiche genetiche diverse dalle attuali nostre? Oppure l' Uomo è proprio così, come quello che vive al nostro tempo? E se così fosse, il genocidio sarebbe inutile.

 

Christopher Nolan, il geniale regista del film, si è inoltre divertito a disseminare la storia di enigmi: il Quadrato di Sator, iscrizione latina, nonché nome di un personaggio della pellicola, è una pietra su cui sono incise 5 parole palindrome, , ovvero: leggibili sia da sinistra che da destra, composte da 5 lettere ciascuna.

 

TENET

SATOR

AREPO

OPERA

ROTAS

 

Si scopre presto che le parole hanno un legame fra loro e, insieme, risolvono il rebus.

Basta seguire il film con grande attenzione.

 

Viaggi nel tempo: argomento trattato un numero spropositato di volte in tante opere letterarie e cinematografiche. Se fosse possibile, molti tornerebbero indietro nel tempo per porre rimedio a guai apparentemente irrimediabili, ma se gli eventi vengono cambiati cosa accadrebbe dopo? Se volessimo, per esempio, impedire l' incontro fra i nostri genitori, noi non nasceremmo. Non è facile come pensiamo, ma è divertente immaginarlo. Nel mondo della fantasia ciò è fattibile, dunque, restiamo in quel mondo, rimanendo però sempre consapevoli che solo in quella dimensione possiamo cambiare le cose come vogliamo.

 

Nel mondo reale, no, ma possiamo fare qualcosa almeno per migliorare la nostra vita sulla Terra. Abbiamo il dovere di farlo. E ne abbiamo tutto il diritto. Il mio non vuole essere il solito monito moralista. E' un dato di fatto. Una questione pratica.

 

Al termine di questa mia riflessione, e del resoconto di questa mia piccola curiosa esperienza che, con tutta probabilità, molti avranno, invito a non scoraggiarsi e ad andare ugualmente al cinema.

 

Per questo film, la trafila anti-COVID vale. Per gli altri, non lo so ancora.


giovedì 25 giugno 2020

CURIOSITA' LINGUISTICHE


RUBRICHINA LINGUISTICA 
4A puntata

Spagnolo vs Tedesco



Traduzione di mattino e domani

Lo spagnolo ed il tedesco, appartenenti a ceppi linguistici diversissimi; la prima al ceppo latino, la seconda a quello anglo-sassone,  hanno tuttavia alcuni elementi in comune; pochi, ma li hanno. Ed eccone uno: la traduzione dei sostantivi domani e mattina/o.

Spagnolo: mattina = mañana (femminile: la mañana); domani = mañana (maschile, inteso sia come domani, avverbio temporale, sia come futuro: el mañana ).

Tedesco: mattina = Morgen (femminile: die Morgen), mattino = der Morgen (maschile); domani = das Morgen (avverbio, neutro, inteso come giorno successivo a oggi, e futuro generico).

I vocaboli, ovviamente sono diversi, ma il concetto e il modo di tradurli, nelle due lingue, è molto simile. In entrambe, è usata la stessa parola cambiando il genere secondo il caso. 

Alla prossima curiosità linguistica.




lunedì 1 giugno 2020

COVID, 5G ed altro


AVVISO: non mi dilungherò nei dettagli.
Li conosciamo già. E comunque si trovano in rete.

La pandemia COVID sta scemando, così almeno sembra. Quanto meno i provvedimenti presi in alto loco per contrastarla hanno le maglie più lente se viene considerato anche il libero arbitrio che un certo numero di individui ha praticato continuando a vivere come prima, prendendosi tutte le libertà alla faccia del rischio di contagio.

Morale della favola: malgrado tutto, pare che il peggio sia passato. La parola d'ordine è sempre: non abbassare la guardia, ma la clausura totale, imposta nei mesi di marzo e aprile, è alle spalle.

Però, i provvedimenti anti-epidemia hanno provocato pesanti ripercussioni specie nel campo economico. Due mesi di chiusura totale di tutti gli esercizi commerciali, e non, hanno avuto come conseguenza l'aggravamento massiccio di una situazione economica già precaria, causando la discesa in picchiata del PIL e parenti stretti, depauperando le tasche degli italiani che vivevano con le entrate del loro lavoro. 
In sintesi: è piovuto sul bagnato.

Negozianti e professionisti hanno intravisto lo spettro della fame. Il Governo è corso ai ripari come ha potuto, ma molti esponenti delle due categorie sopra citate hanno annunciato di non essere più in grado di riaprire le loro attività, dunque, allo stato attuale dei fatti, alla pandemia di COVID potrebbe seguire una non meno drammatica epidemia di suicidi ai quali arriverà chi ha perso tanto, o tutto, e non vede il futuro di una ripresa. Ma questa ripresa, o una ripresa, ci sarà davvero?


Nel mentre, è scoppiato il fenomeno dello SMART WORKING, traduzione non esatta (Smart, in inglese, vuol dire intelligente, furbo, non, lontano) del lavoro a distanza, realtà esistente in diversi Paesi del globo, sempre osteggiata in Italia, chissà perché. Ed è stata un'esplosione di video-conferenze e webinars (seminari nel web), nonché esperimenti di didattica in remoto nelle scuole, chiuse per COVID, in cui insegnanti ed alunni si sono trovati faccia a faccia, ma separati dai dispositivi tecnologici, ad impartire nozioni i primi, ed apprendere, i secondi. 
Com'è andata? 
L'entusiasmo non è alle stelle. Perché? Perché, forse, tali esperimenti avrebbero dovuto essere condotti parecchio tempo prima, ma non è successo sempre a causa della poca fiducia nel progresso che gli Italiani hanno sempre dimostrato.  

E ancora.  

In alcuni settori produttivi, specie quello commerciale, lo Smart Working  non necessita di molto personale, ergo, questa modalità potrebbe provocare contrazioni nel posti di lavoro,  la qual cosa, in termini semplici, significa ulteriore disoccupazione.

Abbiamo assistito ad un fiorire di corsi online, più o meno improvvisati, sul modo migliore e veloce per incrementare il guadagno vendendo la merce, che prima era in negozio, in rete, ma chi compra se la gente non ha più denaro, uscito dalle casse domestiche per campare durante il periodo di segregazione in casa per epidemia?


Intanto, un' altra minaccia incombe sull' umanità: la 5G, ovvero: tecnologia di 5a Generazione.

Cos'è? E' un sistema di trasmissione dati che viene applicato alla comunicazione - nello specifico, alla telefonia mobile - rendendola più veloce ma, a quanto pare, più pericolosa per la salute dell' Uomo, avvolgendolo in una rete fitta ed invisibile di onde elettromagnetiche che, a lunga esposizione andare, potrebbe incidere negativamente addirittura sul DNA. Qualcuno ha incolpato tale sistema di essere perfino divulgatore del Corona Virus, ma sembra non sia proprio  così. 
Però non siamo lontani da questa ipotesi. 

Da studi compiuti ad opera di medici, e scienziati in genere, risulta che gli effetti negativi di una prolungata esposizione alla 5G potrebbero indebolire le difese immunitarie dell'organismo umano rendendolo più vulnerabile alle malattie.
Ma a cosa serve, con esattezza, e a chi servirà la 5G?

In breve, con la 5G sarà possibile scaricare intere cineteche in pochi secondi, controllare col telefono tutto ciò che abbiamo a casa, tipo gli elettrodomestici, dovunque siamo, anche dall'altro capo del mondo. Se ci troviamo in Australia, potremo vedere se il frigo è vuoto, cosa manca, oppure se la lavatrice ha finito di lavare il bucato. Potremo però anche controllare se, in nostra assenza, in Italia, qualcuno si è introdotto illecitamente nella nostra abitazione. Non male come comodità, ma fino a quanto questi comfort sono indispensabili per la nostra vita? Chi veramente beneficerà di questi vantaggi? Forse i cinefili incalliti, e coloro che per ragioni lavorative sono costretti a spostarsi di continuo. Il resto dei comuni mortali, in particolare chi potrà scegliere di lavorare a domicilio, non avrà di certo interesse a sapere cosa c'è nel frigorifero (potrà verificare di persona) o se la lavatrice è al giro di centrifuga. 

E qui arriviamo al punto nevralgico della questione.

COVID
I complottisti hanno alzato la testa e sono partiti in quarta, sbraitando una possibile fuoriuscita intenzionale del virus da un laboratorio in Cina (da dove è partita l'epidemia) nel quale il microscopico assassino era stato creato ad arte per poi essere diffuso nel pianeta con lo scopo di svuotarlo almeno un po', sperando in una cospicua quantità di morti. Non è andata secondo i desideri di chi, presumibilmente, aspirava a questi risultati. I Governi di molti Paesi del mondo hanno attuato contromisure anti- epidemia ad hoc, arginando in questo modo una diffusione che avrebbe potuto essere molto più estesa e letale.


5G
E sempre i complottisti hanno asserito, mantenendosi tuttora nella loro idea, che l' implementazione della 5G su scala mondiale, insieme con il COVID, contribuiranno ad uno sfoltimento della razza umana fino a raggiungere un numero in precedenza stabilito di abitanti, costituente l' ideale per una vita equilibrata e felice sulla Terra. 
In altre parole povere, al mondo siamo troppi; qualcuno deve togliere il disturbo per consentire ai superstiti di vivere meglio. Chi ha deciso ciò? Non per forza politici.

Sarà vero? Può anche darsi. Non so cosa pensare.
Alla prossima riflessione filosofica.

P. S. Chiedo venia di non sbandierare ottimismo e pensiero positivo, ma non mi riesce. Non al top.  


mercoledì 1 aprile 2020

LA FORMA DI DURATA




RUBRICHINA LINGUISTICA


lezione nr. 3

INGLESE E SPAGNOLO





Chi studia l’ Inglese si scontra subito con un registro mentale diverso da quello italiano a cominciare dai vocaboli, ma anche dalla struttura grammaticale e sintattica.

All’ inizio, l’Inglese si presenta facile: niente desinenze verbali, eccettuata la “s” alla terza persona singolare; e i paradigmi con sole tre voci: infinito, passato remoto, participio passato. Evviva!

Nessuna illusione ! Le fregature arrivano presto. 

L’Inglese ha una marea di regole particolari che devono essere applicate nei casi in cui è necessario applicarle. 

Una di queste regole è la famigerata duration form, ovvero uno strano passato prossimo (passato prossimo progressivo o, continuato; in Inglese: present perfect continuous) che, nella lingua di Shakespeare, esprime un’ azione cominciata nel passato e perdurante nel presente.
Studio inglese da dieci anni = I have been studyng English for ten years.
Oppure: I have been studying English since 2010, quando c’è una data d’inizio dell’ azione.

In quanti sanno che questa regola esiste anche nella lingua spagnola? 

In effetti, tale regola non è sempre citata nei testi di grammatica iberica, specie in quelli delle ultime generazioni scolastiche, peraltro, comunque, piuttosto poveri di nozioni, o con queste ridotte all' osso, per dar spazio all' aspetto pratico ed immediato della lingua, attraverso banali dialoghi e molte immagini, con la convinzione di renderla in questo modo più accessibile e leggera agli scolari, di recente, poco vogliosi di impegnarsi nello studio.  

Inoltre, diversamente dell' Inglese, in cui è obbligatorio tradurre questo tipo di tempo in detta maniera, in spagnolo, questo obbligo non è del tutto tassativo. E' anche possibile tradurre la frase studio spagnolo da un anno  alla lettera, cioè: estudio español desde un año.

La differenza fra la forma di durata inglese e quella spagnola risiede solo nella maggior semplicità di esecuzione. 

Studio spagnolo da un anno = Vengo estudiando español un año. In altre parole povere, in spagnolo la forma di durata si esegue coniugando il verbo venir al presente indicativo, a cui seguono il verbo reggente estudiar in gerundio, e il complemento di tempo non preceduto da preposizione se questo è espresso numericamente. 

Se c’ è una data d’inizio azione: studio spagnolo dall’ anno scorso, la preposizione è quella che serve nel caso: vengo estudiando españòl desde el año pasado.

Se si accantona la differenza glottologica, dovuta ai diversi ceppi linguistici a cui i due idiomi appartengono (ceppo anglosassone per l’ Inglese e ceppo latino per lo spagnolo) si scopre che le due lingue: Inglese e Spagnolo hanno molti punti in comune anche nel succitato registro mentale. Entrambi i popoli, infatti, adoperano il passato remoto anche quando l’azione è terminata da pochi minuti.
E’ uscito, ma è già rientrato = (Inglese) He went out; (spagnolo) saliò.




Ripasso della duration  form inglese:

Si applica essenzialmente con i verbi esprimenti un'azione: andare, venire, studiare, lavorare, eccetera....

Studio da ....    I have been studying
Lavoro da ..... I have been working
Vado da ........ I have been going ......
And so on ....

Non è applicabile con i verbi di percezione o verbi esprimenti concetti astratti: sentire, vedere, conoscere, piacere, amare, nel cui caso la frase viene tradotta con il semplice present perfect (passato prossimo).

Sento questo rumore da ....... I have heard of this noise for .......
Conosco John da ......I have known John since ......
And so on.
Sebbene, nella lingua parlata, non sia raro incontrare la duration form anche in questi casi.


Non è applicabile in forma negativa ove, anche qui, si usa il present perfect.
Non vado in chiesa da 10 anni.... I haven't gone to the church for ten years.



E tanto altro ancora nelle prossime puntate.


SIAMO IN QUARANTENA




Premessa: chi leggerà questo mio post avrà l' impressione che io ripeta ciò che ho già scritto in un mio posto precedente, collocato poco più giù, intitolato: SMART WORKING.

Vero, ma solo in parte.
In realtà, dico anche altro.
Se volete leggere ....


Eccoci.
E’ trascorso circa un mese da quando, per decreto del Governo, gli Italiani sono stati letteralmente segregati fra le mura domestiche al fine di contrastare il maledetto Coronavirus che sta mietendo un po’ di vittime in giro per il mondo.

A parte il fatto che altre precedenti epidemie hanno provocato danni e morti maggiori di quella attuale, confermando, se fosse stato necessario, l’ ignoranza dei miei compatrioti in Storia, il punto sta nello spaesamento che gli abitanti dello Stivale stanno vivendo in queste settimane, percepibile, in particolare, nel disagio del non poter quasi uscire di casa se non equipaggiati per affrontare lo sbarco in un pianeta alieno. A ciò si aggiunge l’emersione del peggio di sé fra le mura domestiche a causa della scoperta improvvisa degli altri i quali, fino a qualche giorno fa, erano solo apparizioni fugaci fra un impegno di lavoro e uscite per diletto, recando il minimo sindacale di fastidio. Intendiamoci: non è (stato) cosi per tutti. Anzi!

Alcuni hanno dichiarato, invece, di aver ritrovato amicizie, affetti ed amori, relegati prima a semplici comparse, vaganti in casa come fantasmi. Insomma: come molte sciagure, il Coronavirus non è arrivato solo per nuocere.

Ciò che, al contrario, sta sconcertando gli Italiani è la nuova (per l’Italia) modalità di lavorare in remoto, a distanza, via telematica o come ci piace definirla, che, silenziosamente, tuttavia con decisione, sta dilagando nel Paese. Qualcuno ci si sta abituando con una certa disinvoltura, altri annaspano come se stessero annegando. L’ostacolo più grosso che molti incontrano nel mettere in pratica questo modo di operare risiede nei pagamenti. Versare, o trasferire denaro via web, sembra Mission: impossible. La realtà è che se questo sistema fosse stato introdotto e spalmato con calma nel mondo del lavoro adesso non saremmo nelle condizioni in cui invece ci troviamo. Però, non tutto è andato male, anzi ! In alcuni settori questa modalità è entrata in funzione abbastanza celermente ed ora un certo numero di attività economiche lavorano in remoto con destrezza.

La domanda fatidica è: questa bella e comoda innovazione resisterà, finita l’emergenza pandemia? Torneremo alla vecchia modalità? Il lavoro telematico poneva un dubbio esistenziale nel vero significato del termine ovvero: come lavorare a casa in solitudine, senza il calore di un rapporto umano vis-à-vis, guardandosi negli occhi, conoscendo bene il carattere espansivo degli Italiani?

Ma la comunicazione in rete contempla la chance delle videochiamate che consentono ai due interlocutori di guardarsi, sebbene attraverso un display, spesso piccolo come quello dei telefoni. Tuttavia, qualcuno osserva, non a torto, che non è la stessa cosa del vedersi in faccia. Però, ora, in piena pandemia Coronavirus, questo piacere ci è stato comunque negato per evitare l’espandersi del contagio ergo, che ci lamentiamo a fare? Rassegnamoci per ora, e usiamo questa modalità apprezzando l’ assenza dell’ obbligo di farci belli per mostrarci al nostro prossimo, assenza che però, dati gli strani effetti dell’ immagine virtuale, potrebbe anche provocare guasti irreparabili nelle relazioni con i nostri simili non conosciuti prima dal vivo.

Nel mio precedente pensiero avevo accennato all’ impossibilità oggettiva e concreta di esercitare questo modus operandi in alcuni tipi di lavoro. Se si tolgono i lavori prettamente manuali o di particolari casi di assistenza a persone (non cito la medicina poiché anche questa può essere praticata a distanza), l’intero dipartimento burocratico può essere benissimo trasferito a domicilio con grande beneficio dell’ambiente che viene ripulito dall’ inquinamento provocato dagli intensi movimenti dei mezzi di trasporto piccoli e grandi, nonché dall’ uso massiccio di apparecchi per la termoregolazione della temperatura.

E l’insegnamento? Anche la didattica può essere svolta a distanza. In alcuni Paesi del mondo è già attuata ma, a questo proposito, si riscontra una curiosità: la materia più difficile da insegnare a distanza è proprio l’informatica che sta alla base di questo grande rinnovamento del lavoro, essendo una materia che necessita di molte dimostrazioni visive. Insegnare informatica a distanza non è impossibile, tuttavia l’applicazione della didattica è risultata un filino complessa. Per spiegare come funziona, e come usare un computer, bisogna procedere con continue fotografie delle schermate che illustrano le varie fasi dell’ operazione da eseguire. Non è difficile, ma è un po’ … macchinoso!

Al di là di tutte le implicazioni che il telelavoro porterà , un altro quesito esistenziale aleggia sulle nostre teste, specie quelle italiane: ci sarà ancora lavoro? Le misure anti-espansione di contagio virus hanno costretto molti esercizi a chiudere i battenti per tutto il periodo della “quarantena”, sottraendo ai gestori i già magri incassi entranti prima dell’ epidemia, ma poi? Se la chiusura forzata dei negozi – e di altre attività – dovesse protrarsi per mesi? Non tutti riapriranno, quindi, ai morti per virus si aggiungeranno quelli che forse moriranno per mano propria, svuotati di ogni speranza di poter proseguire con un’esistenza se non altro dignitosa, sostenuta dal minimo che permetta di vivere. E questi ultimi non saranno meno di coloro che lasciano, hanno lasciato e lasceranno questo mondo, colpiti dal Coronavirus. Il Governo ha promesso misure per contrastare la povertà.
Vedremo.
Speriamo.
Alla prossima.


domenica 22 marzo 2020

SLANG BRITANNICO



Rubrichina linguistica: 
INGLESE
lezione nr. 2

Quando sentiamo il termine "slang", d'impulso pensiamo alla parlata americana che sappiamo impregnata di questo particolare linguaggio caratterizzato da molte frasi idiomatiche, a volte anche frutto di invenzioni su due piedi.

Ma esiste anche lo slang britannico. Cliccate su "Inglese" per saperne di più.


venerdì 20 marzo 2020

PAROLE IMBROGLIONE


Rubrichina linguistica, 2 puntata: INGLESE







FALSE FRIENDLY WORDS - PAROLE INGANNEVOLI



Anche chi non ha studiato la Storia a fondo, sa - o dovrebbe sapere - che gli Antichi Romani hanno invaso la Gran Bretagna lasciando qualche segno del loro passaggio. Vedere alla voce: Vallo di Adriano.
Ma non hanno lasciato solo quella preziosa testimonianza edilizia.
La loro visita oltre Manica ha inciso anche nella lingua, depositando sedimenti di latino, la lingua parlata nell' impero. La conseguenza si è riversata nella lingua degli occupati i quali, nei secoli a venire, hanno lasciato diversi vocaboli latini nel loro idioma, aggiungendo qualche consonante assente nell' alfabeto italiano come, ad esempio, qualche ipsilon, qualche ics, qualche i lunga eccetera, che compaiono soprattutto nei dizionari scientifici in cui s' incontrano facilmente termini latini.
Tuttavia, i segreti non finiscono qui.
Alcune parole inglesi sono scritte in modo molto simile alle corrispondenti italiane però, attenzione! Non hanno lo stesso significato.
Qui di seguito stilo un piccolo elenco di esempi illuminanti, utilizzando parole che s' incontrano spesso:
, sensitive non vuol dire "sensitivo" bensì sensibile;
- sensible vuol dire sensitivo;
- simpathy non è simpatia, bensì compassione. "Simpathy for the Devil", ovvero: Compassione per il diavolofamosa canzone dei Rolling Stones, Simpatia, in inglese, è tradotto con loveliness, o pleasantness.
- officeViene spontaneo tradurre con ufficioLo è, ma fino ad un certo punto, e in alcuni casi, Office, infatti,  è, con maggiore esattezza,  ministeroForeign Office è il Ministero degli Esteri. La parola Ufficio è tradotta comunemente con bureau. Ma è possibile tradurre "vado in ufficio" con "I go to the office", oppure: "I go to my job", ossia,  vado al lavoro. Ufficio Postale è Post Office
F. B. I. : Federal Bureau (of) Investigationè l' Ufficio Federale di Indaginidove ufficio sta anche per agenziasempre con l'accezione di ente che svolge un servizio governativo.

- agencysignifica agenzia, ma la parola non è sempre intesa alla lettera come la intendiamo in Italia.
Agency può essere un luogo che eroga un servizio  governativo:
Central Intelligence Agency nota anche con la sigla C. I .A. , è l' ufficio che tratta informazioni, di solito, piuttosto riservate.
Però, agenzia turistica è tradotta con tourist agency, mentre agenzia immobiliare è tradotta con real estate.

- intelligence: attività d' informazione. Spionaggio. Vedere sopra: C. I. A. .
Il vocabolo  italiano intelligenzacon il significato di capacità di comprendere, in inglese si traduce in vari modi: understanding (capacità, appunto, di comprendere), clevernesssmartness.

- motive vuol dire movente (di un crimine);
- motivo, in inglese, si traduce con reasonMotivo musicaleinvece, è hit
(To) adjust  non significa aggiustare, bensìadattare, regolare (uno strumento o un dispositivo). Aggiustare  è (to) fix.
- ostrichsi associa facilmente a ostrica main realtà, è uno struzzoOstrica in inglese, è Oyster.
Character: non è carattere, bensì personaggio di romanzo o film;
personality: carattere;
facilitiy non è facilità, ma edificio, di solito, industriale;
factory: non è fattoria, ma fabbrica; fattoria = farm;
fabric: non è fabbrica, bensì tessuto, in genere;

E via ingannando.
In questo mio piccolo articolo non ho voluto scendere troppo nei dettagli per questioni di spazio e per non annoiare troppo i lettori con disquisizioni filologiche  e glottologiche che, peraltro, possono essere reperite nelle biblioteche, in tivù ed in rete, ma mi  sento di dare un consiglio, rivolgendomi in particolare a chi non usa l' Inglese tutti i giorni: quando cerchiamo un vocabolo nel dizionario, non fermiamoci alla prima traduzione. Un buon vocabolario riporta molte versioni della stessa parola, ognuna perfetta nel contesto che la richiede, dunque, vale la pena perdere un po' di tempo ad individuare la parola giusta per ogni situazione. E garantisco che c'è.
 Alla prossima esaltante puntata.