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domenica 8 marzo 2020

SMART WORKING




IL CORONAVIRUS HA MESSO LE ALI AL LAVORO A DISTANZA?


Ci voleva un' epidemia di influenza, un po' più pesante del normale, per ripescare un argomento, varie volte accennato in passato ma subito sepolto nel dimenticatoio, come il lavoro praticato a distanza, o telelavoro, come si voglia definirlo.

In molti Paesi del mondo è già una realtà da tempo; qui, in Italia il suo decollo è sempre stato stentato, osteggiato, visto in cagnesco dal governo, ma anche dagli Italiani stessi. Perché?

Paura che chi lo pratica non lavori? Paura di non essere pagati da parte di chi lo pratica? Ammettiamo pure che questi rischi ci siano in un Paese di furbetti come l' Italia, ma il lavoro a distanza ha più o meno le stesse regole del lavoro sul posto se si eccettua eventuale maggior flessibilità di orario, dunque, cosa frena il telelavoro in Italia? Prima di tutto, una ancora poco diffusa alfabetizzazione informatica. Sono tanti gli Italiani non ancora in grado di accendere un computer e molti servizi pubblici non sono stati del tutto informatizzati. Inoltre, si nota una certa ritrosia nei confronti di questa innovazione. D'altronde, si sa che in Italia le novità non sono mai ben viste, almeno di primo acchito. Sembra strano poi, eppure i maggiori oppositori di questa modalità di lavoro risultano essere le donne. Molte hanno lamentato di aver faticato tanto per ottenere un' occupazione, soprattutto fuori casa, per poi - a loro dire - dover tornare a vivere fra le quattro mura domestiche senza aver capito che questo modo di lavorare sarebbe più congeniale per noi che abbiamo tante altre incombenze da sbrigare.


Alcune hanno accennato - forse non a torto - al pericolo della solitudine e dell' isolamento, non valutando la frequente possibilità dell' essere sole anche fra i colleghi, se i rapporti con essi non sono dei migliori. In ogni caso, il Corona Virus ha dato, senza volerlo, finalmente il la a questo modus operandi, tra l' altro caldeggiato da un movimento politico qualche anno addietro, al tempo della sua comparsa in scena pubblica.

Oltre alla mera comodità di lavorare a casa propria, quali altri effetti benefici produrrebbe il telelavoro?

Di certo, abbasserebbe di parecchio il tasso d' inquinamento dell' aria, togliendo dalla circolazione una grossa quantità di mezzi, specie privati, che intasano le maggiori arterie cittadine col traffico, in modo particolare Roma, dove sono stati collocati quasi tutti gli uffici: ministeri, sedi di enti pubblici, privati, e banche.


Il lavoro a distanza e un potenziamento dei trasporti sarebbero soluzioni non definitive al traffico urbano ma,  di sicuro, apporterebbero un impatto positivo alla qualità dell' aria.


Tuttavia, qualcuno ha mosso obiezioni, nemmeno tanto ingiuste, sulla tipologia di mestieri che potrebbero essere svolti da casa con un computer, se non addirittura con un tablet o un telefono, con le cui ultime generazioni ci vien bene anche il caffè. E uno di questi mestieri è proprio l' insegnamento. Si può insegnare a distanza? In qualche luogo della Terra lo si fa da tempo.

E' possibile, ma riesce meglio se gli studenti hanno un grado di istruzione e conoscenza della materia insegnata, medio-alto. Esperienza personale. Se si deve cominciare dalle basi, è più produttivo essere presenti in aula, accanto agli studenti. Anche questa, esperienza personale. Però, in una cittadina dell' Australia, distante mille chilometri da Brisbane, dove non ci sono scuole, i bambini delle elementari seguono le lezioni della maestra, via web, che impartisce le nozioni primarie all' interno di una scuola di Brisbane. Necessità fa virtù.


A parte i mestieri prettamente manuali, molto può essere effettuato tramite Internet e chissà che il CoronaVirus sia capace di mettere le ali al lavoro telematico anche in Italia. I social strombazzano proposte di webinars (seminari in rete) su come allestire una postazione di "smart working" che, attenzione, è lavoro intelligente (in realtà, smart significa furbo, scaltro),  ma non lavoro, con esattezza, da domicilio, La modalità telematica dello smart working è un elemento, non il lavoro in sé. 
In ogni caso, non occorre una laurea in informatica, o in ingegneria elettronica, per organizzarsi in tal direzione. Basta dotarsi degli strumenti del caso: computer, (tablet o telefono), programmi adatti e connessione a Internet. Qualche delucidazione preliminare potrebbe tornare utile a chi non ha molta dimestichezza con la tecnologia; il resto è alla portata di tutti.

Buon smart working, finalmente !  

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