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sabato 14 dicembre 2013

Gli alieni e il Natale


1o caso di ipocrisia (vedere il post sulla libertà di espressione)

Le donazioni alle associazioni a scopo umanitario

Si avvicinano le feste natalizie e si dice che si debba essere più buoni, più disponibili ad aiutare il prossimo, più generosi; finite le feste si può tornare ad essere stronzi, salvo i casi in cui questo aspetto del carattere non sia assolutamente irremovibile anche di fronte alla capanna del presepio, cosa che sembra avvenire sempre più spesso.
Come essere buoni, disponibili e generosi?
Innanzi tutto, almeno in Italia, è facile esserlo specie nei riguardi dell'Erario che chiede, proprio nel periodo precedente le festività, i contributi più pesanti, concentrandoli fra novembre e dicembre, al contrario di Paesi civili come la Norvegia dove, invece nell'avvicinarsi del Natale, il fisco alleggerisce il carico tributario per lasciare nelle tasche degli abitanti più soldi per impinguare il commercio pre-festivo.
Step numero 2: la generosità degli Italiani verso l'erario è obbligatoria.
Step numero 3: oltre all'Erario, fra la fine di novembre e i primi di dicembre, nelle caselle postali fisiche degli Italiani sbarcano le richieste di denaro da parte delle svariate associazioni umanitarie: Unicef, Ricerca sul cancro, sulla leucemia, Save the children che chiede soldi per i bambini dei Paesi sottosviluppati, Amnesty International che tutela i diritti dei perseguitati politici ed altri raggruppamenti, sorte con intenti apparentemente altruistici, che forse ci sono, ma il cui comportamento, ultimamente, sta facendo nascere dubbi sinistri sulla destinazione dei fondi da essi raccolti col consueto sistema della spedizione di bollettini.
Domanda numero 1: perché, dopo decenni di metodico fund raising a favore delle popolazioni povere dei Paesi del cosiddetto 3o Mondo, operato con costanza anche dalla Chiesa, quei poveretti continuano a vivere nell'indigenza e non sembrano essere stati compiuti tangibili passi del loro sviluppo?
Una risposta possibile mette i brividi. Parte di quei fondi non ha raggiunto l'obiettivo, finendo in mani improprie che hanno usato quel denaro per finanziare conflitti personali e consumare vendette, sempre personali, estese alle tribù abitanti oltre lo steccato del villaggio. Il fatto è gravissimo, ma ora c'è di più.
La raccolta fondi ha indubbiamente funzionato e le somme racimolate per andare incontro ai bisognosi paiono ingenti...molto ingenti...più di quanto ci si aspettasse, più di quanto, calcolatrice alla mano, avrebbero dovuto essere. Una di queste associazioni è passata da un bilancio, positivo di 9 milioni di euro a 23 milioni nel giro di un anno. Malgrado la crisi l'umanità ha di colpo allentato il cordone della borsa elargendo più delle individuali possibilità economiche?
No.
Mentre le immagini di un'efficace campagna pubblicitaria, che mostrano i soliti bambini africani, rinsecchiti dalla fame e dalla sete per impietosire i nostri cuori e indurci a scucire le tasche, girano per le caselle postali di metallo e virtuali della rete, i responsabili della sezione economica di queste associazioni han pensato bene di arrotondare ulteriormente le entrate immettendosi nel mercato di armi e droga. E' proprio il caso di dire: la mano destra non sappia cosa fa la sinistra. Ma in questo frangente, forse lo sapeva e anche piuttosto bene. Con tutta probabilità, gli addetti ai lavori speravano che altri occhi e altre mani non sarebbero mai venuti a conoscere la verità.
Ora, si possono dare soldi a chi, da una parte, dovrebbe poi passarli agli aventi necessità per dare la vita, e dall'altra prenderli da chi dispensa morte?
E' un controsenso pazzesco e stridente, ma è ciò che è emerso poco tempo fa.
Domanda numero 2: da anni la scienza e la medicina si adopera per sconfiggere malattie mortali come cancro e leucemia; miglioramenti sono stati registrati, ma le malattie non sono state ancora sconfitte. Eppure si combattono da almeno 50 anni.
Risposta possibile, anche questa da brividi: l'eventuale cura risolutiva, se sarà trovata ( e gira già voce che sia stata trovata), taglierà drasticamente gli introiti miliardari alle lobbies farmaceutiche che producono i medicinali contro queste gravi infermità, vendendoli a prezzi proibitivi per singola dose (un flacone di farmaco per chemioterapia può costare fino a 10.000 euro - erano 5000 dieci anni fa - , la metà se acquistato in Paesi come la Svizzera).

Dopo aver letto questo mio piccolo trattato, qualcuno mi chiederà: dove sono e chi sono gli alieni? Gli alieni sono coloro che non credono alle panzane e preferiscono fare la figura degli insensibili egoisti tenendosi il denaro piuttosto che sprecare quel poco che hanno, oltremodo risucchiato da chi continua a sbraitare che stiamo uscendo dal periodo più difficile, erogandolo senza la certezza che arrivi a giusta destinazione.

sabato 7 dicembre 2013

MANDELA, ovvero: gli alieni con la testa dura e le idee rivoluzionarie


E' stato indubbiamente un grande uomo, una specie di faro nella fitta nebbia dell'ignoranza e dei pregiudizi che regnavano spessi e incontrastati in quell'angolo a sud del mondo cinquant'anni e passa fa. E' stato coraggioso e testardo, fronteggiando chi lo contrastava e chi voleva bloccare a tutti i costi un flusso di pensieri ed ideali, a quel tempo rivoluzionari, che invece avrebbero dovuto essere considerati normali. E per questi ideali è rimasto chiuso nella cella angusta di una prigione per 27 lunghi anni, senza mai chiedere grazia o pietà. Onore a un uomo così. Onore a uomini come lui. 
Come il suo co-razziale Martin Luther King, anche lui aveva un sogno: quello di veder cancellato l'odio fra uomini con diverso colore di pelle e possiamo dire che l' ha visto realizzato addirittura nell'elezione di un uomo dalla pelle scura niente meno che alla Casa Bianca.
Ma il nostro Mandela è stato anche fortunato e si sa che la fortuna aiuta gli audaci.
Beh....diciamo che la fortuna è arrivata un pò in ritardo, ma è arrivata sdoppiandosi nei panni di due altri grandi della Storia, con la "S" maiuscola, che, con le loro idee e le loro gesta, hanno scombinato piuttosto pesantemente una situazione di stallo che aveva inchiodato il mondo negli anni '80: Papa Giovanni Paolo II e Mikhail Gorbaciov (forse più il secondo che il primo). Data la natura e la posizione che occupavano, viene spontaneo fotografarli con la mente come il Diavolo e l'Acqua santa: il primo, capo della Chiesa, il secondo, capo di uno stato che osteggiava la Chiesa. Eppure i due personaggi si sono incontrati, si sono piaciuti, hanno preso accordi, hanno cambiato storia e mondo e la storia del mondo. E Mandela ha beneficiato dell'entrata in scena di questi due uomini  i quali, con le loro azioni veramente rivoluzionarie, hanno scardinato qualunque pregiudizio galleggiante in quel periodo. 
Proviamo a tornare indietro a quell'epoca e andiamo a rileggere le cronache sui giornali. 9 novembre 1989: cade il Muro di Berlino e, con esso, per tutto il periodo fra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90, crollano i regimi totalitari che stringono molti Paesi nella morsa di opprimenti dittature, a cominciare proprio dall'Europa Orientale, proseguendo per il Sud America e infine il Sud Africa. In altre parole, forse, senza Papa Wojtila, ma soprattutto senza Gorbaciov, Mandela sarebbe rimasto in prigione, nella Repubblica Sudafricana oppressa dal razzismo e dall'Apartheid.
Forse.
In ogni caso, l'essenziale è che il nostro "Madiba", come lo chiamavano affettuosamente i suoi conterranei, abbia riconquistato la libertà di azione e di pensiero.
Con lui il razzismo è finito?
Purtroppo no. Anzi! Ora, in alcuni Paesi, è subentrata una forma ancora più subdola che si espleta in odio latente fra persone dello stesso colore di pelle, ma con diverso contenuto del portafoglio; in altre parole: odio fra ricchi e poveri della stessa razza.
Guardandolo in fotografia, il volto di Mandela trasmette simpatia e serenità. Ci restituisce l'immagine di un uomo mite e buono, quasi arrendevole. Ma lui, tutto era fuorché arrendevole.
Ha sostenuto le sue idee sopportando una durissima prigionia di 27 anni in un Paese dove ai carcerati, specie se neri, non venivano risparmiate violenze fisiche e psicologiche. E questo è indice di positiva caparbietà, di "testa dura" come qualcuno definisce questa caratteristica umana, a volte, con tono di accusa. Ma la "testa dura" non è un difetto, è una virtù. Senza questa prerogativa, il mondo avrebbe avuto un'altra storia. Senza questa prerogativa, alcuni personaggi non sarebbero mai riusciti a cambiare il loro destino e quello dell'intera umanità.
Nonostante abbia avuto una vita difficile, Mandela ci ha lasciato a 95 anni. 
Volevo appunto concludere, rivolgendomi a chi è rimasto meravigliato e sconvolto per la sua scomparsa, osservando che a 95 anni, dopo un'esistenza così intensa come la sua, può succedere che si muoia, ma è naturale e bello pensare che, in ogni caso, persone come lui rimangano in vita, seppur virtuale, nei nostri ricordi e sulle pagine dei libri di storia. Perché Nelson Mandela, ovviamente, ha già conquistato il suo meritatissimo posto nella Storia del Pianeta Terra e della sua popolazione.