Translate

Visualizzazione post con etichetta lingua. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta lingua. Mostra tutti i post

giovedì 28 novembre 2024

TRADUZIONI FOLLI

Rubrichina linguistica

I SEGRETI DELLA TRADUZIONE

TRADUZIONE NEL CINEMA


FRANKENSTEIN JUNIOR

A distanza di 50 anni, è uscito di nuovo nei cinema, sebbene per pochi giorni, FRANKENSTEIN JR. diretto da Mel Brooks, regista americano specializzato nelle parodie di celebri film di genere. 

Stavolta la “vittima” della sua ironia dissacrante è nientemeno che il protagonista della famosa e tragica leggenda del mostro umano, ricostruito da un cadavere per volontà di un medico scienziato con l’ ambizione e l'illusione di emulare il Creatore. 


Le conseguenze, come sappiamo, sono terribili ma, con il suo umorismo caustico, Brooks ha rivoltato le carte in tavola e ha trasformato la tragedia in una parodia demenziale ed esilarante, divertendo mezzo mondo con caricature azzeccate dei vari personaggi che si muovono nella vicenda e, soprattutto, mettendo loro in bocca battute memorabili, ascritte nella storia dei dialoghi cinematografici. 


E il punto saliente è proprio questo. Gli spettatori italiani hanno visto il film tradotto nella nostra lingua non sapendo molti di essi quale opera di traduzione dall’ inglese è stata effettuata per poterlo poi distribuire nei cinema italiani. 


Autore del capolavoro è Oreste Lionello, voce nostrana  di  Gene Wilder, interprete del nipote di Viktor Frankenstein, affiancato da un formidabile staff di traduttori e dialoghisti che non si sono limitati a tradurre, ma hanno riscritto la sceneggiatura, almeno in alcuni passaggi, proponendone una versione tutta italiana, spassosa, con battute e giochi di parole inventati per l’ occasione che, confrontati con l’ originale, per chi conosce bene l’ inglese, hanno esito ancora più comico. 


Alcuni esempi illuminanti.

Dialogo fra il dr. Frankenstein, giunto in Germania, e l'assistente Igor (un grande Marty Feldman) che lo accompagna al castello avito.


Si sente un lupo ululare e Igor, in versione originale, dice: “werewolf here, castle, there” che, in italiano è stato tradotto in: “lupo ululá, castello ululí!”, con un risultato molto più d’effetto se paragonato alla battuta originale inglese. 


Proseguendo la visione del film, s’ incontrano altre chicche linguistiche non meno esilaranti. 

Igor è appena tornato dai sotterranei del castello dopo aver eseguito l’ ordine del  Dr. Frankenstein che gli aveva comandato di trovare un cervello da trapiantare nella creatura. Ma Igor non esegue l’ ordine con l’ esattezza dovuta, generando un equivoco buffissimo: “Cosa c’era scritto sul barattolo?” domanda il dottore. “Abby something” risponde, vago, Igor in inglese, che, in italiano diventa: “AB qualcosa”. 


E ancora: Dott. “Ah Ah…Vorresti dire che io ho messo un cervello ABNORME in un energumeno lungo due metri e venti e largo come un armadio a due ante?!” dove “armadio”, nella versione italiana, ha sostituito la parola “gorilla” nel testo inglese.

L’ importanza di non tradurre bensì interpretare il testo della lingua sorgente, ricorrendo anche, talvolta, alla fantasia più sfrenata con l’ intento di creare qualcosa di bello e armonico senza  allontanarsi troppo dallo script originale, è un’impresa non sempre facile, ma assai frequente specie nei campi cinematografico e televisivo dove non di rado si maneggia la lingua straniera viva, quella sentita in strada, con la variante dello slang spesso non riportabile in italiano se non ricorrendo a parole, frasi, o addirittura interi paragrafi di pura creazione dal nulla che, però, diano almeno l’ idea di cosa i personaggi stiano parlando. Torna al sito




domenica 22 marzo 2020

SLANG BRITANNICO



Rubrichina linguistica: 
INGLESE
lezione nr. 2

Quando sentiamo il termine "slang", d'impulso pensiamo alla parlata americana che sappiamo impregnata di questo particolare linguaggio caratterizzato da molte frasi idiomatiche, a volte anche frutto di invenzioni su due piedi.

Ma esiste anche lo slang britannico. Cliccate su "Inglese" per saperne di più.


lunedì 30 settembre 2019

ITALIANO CREATIVO



Oggi voglio fare la maestrina !

ITALIANO CREATIVO
Rubrica





L'Italiano è la più bella lingua al mondo: varia, flessibile, duttile, adattabile.
Io non voglio insegnare l' Italiano.
Non ho questa pretesa ma, attingendo all' esperienza di correttrice di testi,  segnalo gli errori più comuni che incontro nel correggere gli scritti altrui e mi prendo la briga, nonché la responsabilità, di suggerire alternative, offerte dal nostro meraviglioso idioma, per esporre i nostri pensieri e le nostre idee, evitando inutili, pesanti e fastidiose ripetizioni, quando queste possono essere evitate.
Ringrazio anticipatamente chi passerà di qui e vorrà leggermi.
Ringrazio anche chi cambierà subito pagina. 





Scrittori si nasce?  Forse. Ma, di sicuro si può imparare ad esserlo o a diventarlo. 
Come?
Leggendo  
Ma anche scrivendo.
Come esporre ciò che si pensa nel miglior modo possibile o in quello meno peggiore? Munendosi di un buon dizionario e di un testo di grammatica, divertendosi poi a spulciare le varie regole serventi ad esprimersi meglio che si può, senza necessariamente parlare "difficile" . 
 I vocaboli altisonanti non sono indispensabili; le parole semplici, di uso comune, se ben scelte, possono fare la differenza. Ma, soprattutto, ciò che potrebbe colpire un lettore esigente è la varietà di utilizzo di queste ultime. l' Italiano ha molti sinonimi, molte opzioni, dunque, usiamoli. 
Tuttora vi sono in giro tanti scrittori: alcuni bravi e famosi, altri bravi ma non ancora noti; altri bramosi di fama, tuttavia, non all' altezza di ottenerla per manifesta incapacità di scrivere.
Ce ne sono anche di incapaci che sono assurti agli onori della cronaca letteraria, ma questo è un altro discorso. 

Torniamo a bomba.
Anche i migliori, ahinoi, nello scrivere, incorrono in errori stilistici (sarebbe forse meglio definirli imperfezioni. Non sono esattamente erroria volte imbarazzanti o, quantomeno, non all'altezza della loro fama. 
Ne incontro in prevalenza tre:
1) un uso smodato degli avverbi di modo, terminanti in "mente";
2) un uso smodato del "che";
3) un uso improprio dei verbi.

Uso smodato degli avverbi terminanti in "mente".

Ne ho trovati ben quattro in un paragrafo di sei righe. Troppi per i miei gusti ed il mio carattere.
Gli avverbi ora menzionati possono essere sostituiti con tutta tranquillità  utilizzando sostantivi e preposizioni. Sicuramente o, certamente, possono essere rimpiazzati da di sicuro e di certo. Qualcuno potrebbe osservare che non sempre è possibile operare tali sostituzioni. Vero, ma quando si può, perché non farlo? Ne guadagnerebbe la lettura.
Tuttavia, qualche volta l' uso degli avverbi di modo, terminanti in "mente", è perdonato se si mettono l'uno dietro l' altro per sottolineare un concetto o un' azione.
La nave s' inabissò lentamente, inesorabilmente. 
Si accentua così la drammaticità dell'azione e del momento.


Uso smodato del "che". 

In italiano esistono i pronomi relativi, ergo, usiamoli ! 
Sappiamo che il "che" è una congiunzione ma, talvolta, può essere un pronome, dunque, dopo essere riusciti a scorgere la differenza, e aver riscontrato la fattibilità del rimpiazzo, sostituiamo il "che" col suo giusto pronome. 
Ho visto che (congiunzione) hai parlato col tizio che (il quale) conosco (forse, però, in questo caso, la frase potrebbe risultare un po' pesante e poco fluida).

1a proposta
Ho visto che (congiunzione. Proposizione oggettiva) hai parlato col tizio, mio conoscente.
Oppure:


2a proposta:
Ti ho visto parlare col tizio che conosco.
Insomma, volendo, le alternative ci sono. Sprechiamo con buon senso un po' di fantasia espressiva e consultiamo, di quando in quando, un testo di grammatica per trovare ispirazione nel modo di esprimerci, per esprimerci nel modo migliore, evitando di ripeterci quando si può fare (ma io, qui, ho ripetuto per ribadire il concetto, l'idea)..
Lo stesso pronome relativo è, a volte, sostituibile con l'infinito presente.
La nave, che batteva bandiera biancache si stava avvicinando al porto = la nave, battente bandiera bianca, che si stava avvicinando.....  E via battendo ..

Uso improprio dei verbi

La " vittima" più illustre di questo scempio è il verbo fare.
È un jolly piazzato ovunque, che introduce qualsiasi azione:
fare un discorso;
fare un documento;
fare una lista;
fare una legge;
fare un viaggio (questo ci potrebbe anche stare!);
fare una gita;
fare un film;
fare un libro; 
fare un articolo;
fare un'intervista ....
E via facendo.
Per non parlare del verbo usato due volte: far fare ! 
Ok, nel linguaggio informale non si bada molto al dettaglio, ma nei casi di cui sopra esisterebbero verbi più appropriati, se non addirittura perfetti allo scopo:
Pronunciare (o scrivere) un discorso;
Produrre (redigere) un documento;
stilare una lista, un elenco;
emanarepromulgare una legge;
fare (ma anche organizzare, intraprendere) un viaggio;
organizzare (o partecipare a) una gita; 
realizzare un film;
scrivere un libro (sarebbe ancor meglio, però, dire: scrivere un romanzo. Il libro è il volume cartaceo - o digitale - in cui è stampato il testo);
scrivere un articolo;
intervistare o rilasciare, concedere un'intervista.
E via specificando.


FAR FARE:

Sostituti:
Lasciar fare;
permettere di fare
costringere a fare
Dare ad altri da fare; incaricare altri di fare 

Lasciami fare!
Permettimi di fare!
Non costringermi a farlo!
Dai da farlo o lascialo fare a chi è più esperto!

Per oggi è tutto.