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lunedì 7 giugno 2021

UNA BELLA SODDISFAZIONE

 NON TUTTO IL MALE VIEN PER NUOCERE ...


Si dice che non tutto il male viene sempre per nuocere ed è vero, specie in questo ultimo periodo, concomitante con la pandemia di Covid. 


Cos'ha portato di buono la pandemia? L'emergere di un fenomeno odioso qual è lo sfruttamento nel lavoro che, ovviamente, non è di oggi, bensì di sempre, ma che l'epidemia sembra aver ripescato dal fondo del mare o di un lago melmoso. Cosa ne ha provocato il decisivo affioramento? 

Il Reddito di Cittadinanza.


Riassunto delle puntate precedenti (è necessario che ripeta tutto? In rete si trova molto sull' argomento, anche nei dettagli).


Il RdC è un provvedimento anti-povertà, voluto e varato dal Movimento 5 Stelle un paio di anni orsono (2019) per ridare fiato a chi fiato non aveva più avendo oltrepassato di molto l'ultimo buco della cinghia, stretto dalla morsa della crisi economica che, in svariati casi, aveva tolto il necessario non per vivere ma per sopravvivere. 


Come funziona, in soldoni, il Reddito.


Il Reddito è una somma variabile secondo l'ISEE, erogata mensilmente per un periodo massimo di 18 mesi, rinnovabile, che serve ad affrontare le spese consuete della vita quotidiana: affitto, utenze e alimenti più qualche extra rientrante nel normale come abiti, scarpe, ma anche dispositivi per un minimo di comfort tipo gli elettrodomestici, o telefoni e computer per lavoro ed altro.

Contropartita: il percettore del Reddito si dovrebbe, di suo, impegnare nel procurarsi un' occupazione o, quanto meno, rientrare nel mondo lavorativo.

Come? Attraverso i Centri per l'Impiego, chiedendo consulenza e aiuto ai Navigators, fantomatiche figure professionali che, al momento, paiono navigare in alto mare, in acque tumultuose, e che sono comunque poco visibili e operative (tuttavia, per fare poco e niente, prendono €1.600-1.800 al mese).


Cosa è accaduto dopo e cosa sta accadendo.


Oltre ad uccidere le persone, il Covid ha finito con l'uccidere pure l'economia già in stato comatoso. Tanta gente ha perso il proprio lavoro ed è diventato difficile, talvolta impossibile, trovarne un altro. 

Il Reddito è andato incontro a questa situazione dando respiro a chi è rimasto letteralmente con le tasche vuote ma… è ora accusato di essere la causa primaria di un impigrimento da parte dei percettori di tale vantaggio, che sembra non vogliano più lavorare adagiandosi nella comodità di ricevere quella somma mensile non altissima, tuttavia sufficiente per campare senza affaticarsi troppo. Vero? Forse, ma qui sta il punto.


Vale la pena sfiancarsi di lavoro 12, 14 ore al giorno per la stessa cifra? Sì, se non ci sono alternative per guadagnarsi il pane quotidiano, no, se questo pane è reperibile senza grandi sforzi. 

Morale della favola: un buon numero di imprenditori appartenenti alle categorie di servizi al pubblico, specie ristorazione, si stanno disperando per l'improvvisa assenza di personale adibito a questo scopo. Motivo? Alla prospettiva di 6-700 euro al mese, pattuiti - e a volte neanche ricevuti -  per 10-12-14 ore giornaliere di corse frenetiche fra i tavoli di bar e ristoranti, molti hanno preferito restare a casa e godersi il Reddito. E non solo al Sud Italia.

A pari cifra perché ammazzarsi di fatica? È un incitamento al dolce far nulla? No. È un messaggio chiaro a chi offre lavoro: il lavoratore VA PAGATO! Non è un lusso, è un diritto. Se poi il lavoratore non lavora, è un altro paio di maniche e sono fatti suoi. 


Il Reddito ammonta ad un massimo di € 780 a persona, dunque, chi offre lavoro ad un percettore di questa somma deve, per legge, proporre almeno il 10% in più della cifra ricevuta dall' INPS, diversamente, il beneficiario del Reddito può rifiutare la proposta. 


Dopo il varo del lavoro a distanza, questa è stata la maggior soddisfazione che ho provato in questi ultimi due anni. 

Grazie,  Covid 19! 


lunedì 26 ottobre 2020

RIASSUNTO PUNTATE PRECEDENTI E AGGIORNAMENTO SU COVID19

 



26 ottobre 2020

 

Ci risiamo.

Dopo circa 5 mesi di "libertà", e forse proprio a causa di questa, siamo prossimi ad una nuova chiusura benché meno stringente di quella primaverile. Di nuovo divieti, di nuovo limitazioni ai movimenti in quanto la libertà aveva allargato di molto le maglie del permissivismo. Si poteva andare dove si voleva e le protezioni anti-virus  erano da indossare solo nei luoghi chiusi a rischio assembramento. Tutti noi abbiamo fatto un po' il nostro comodo, il Covid si è sparso, i contagi sono schizzati alle stelle ed è stato giocoforza rimettere il popolo in carreggiata.

Il guaio però è che, con maggiore libertà d'azione l'economia aveva ripreso fiato e alcune categorie di attività erano anche ripartite bene, grazie ad un'estate calda e soleggiata che ha favorito le uscite diurne e notturne di vacanzieri e residenti.

Pochi hanno varcato i confini italiani e molti hanno riaperto le case di villeggiatura nei luoghi di mare e montagna in cui hanno trascorso le loro vacanze del 2020, dopo anni di vagabondaggi fuori confine.

Risultato: in alcuni posti rinomati, ma anche meno, sono stati registrati pienoni da anni '60 o '80, con le vie intasate di traffico automobilistico. Bene.

Nonostante ciò, il turismo è stato forse il settore economico che più di tutti ha risentito di questa strana annata, trascorsa fra le "mura domestiche" italiane.

E negli altri versanti?

Non è andata alla grande. Anche il commercio ha sofferto di cali vistosi nelle vendite. Il lockdown primaverile ha svuotato le tasche degli italiani, frenando l' entusiasmo negli acquisti.

Il famoso, tanto strombazzato, "smart workingsembra finalmente essere decollato pur con ancora molte perplessità, soprattutto nel fronte scuola, con la didattica a distanza che non ha dato gli esiti sperati e desiderati. Ricordo che lo smart working NON è il lavoro a distanza. E' la modalità di lavoro "intelligente", scaltra, ovvero, ben strutturata, che produce tanto con poco sforzo. Il lavoro a distanza è remote working, cioè, lavoro in remoto, dunque via Internet, eseguito con mezzi elettronici, ed è un elemento dello smart working. 

 Si, è vero:insegnare a distanza non è poi tanto facile come forse molti credevano. Ma è possibile. Basta solo sapersi organizzare usando i dispositivi informatici come devono essere usati. Non occorre essere genii in campo, né dotati di lauree specifiche. Occorre solo saper usare gli strumenti a disposizione per questa nuova modalità operativa, e non è difficile. I nuovi dispositivi sono semplici e alla portata di tutti. Anche i bambini sono forniti di smartphones e sono in grado di manovrarli con estrema disinvoltura, molto più dei "grandi".

Solo un particolare: le nuovissime generazioni, fino all'età di vent'anni, si sono dimostrate molto meno abili coi computers. Forse perché sono nati con i cellulari, diversamente dalla nostra generazione (dal 1950 in qua) che ha incontrato i computers lungo la strada e ha imparato ad adoperarli partendo dai primi modelli a parete, i famosi calcolatori elettronici, adornati di cavetti e lucine, che coprivano almeno tre pareti di una stanza. All'epoca era roba da fantascienza, visibile solo in certi film di genere.

In ogni caso, non importa. L' importante è cominciare e l' inizio, grazie al Cielo, c'è stato. Ci si augura che questo sistema continui. E non è assolutamente vero che il lavoro a casa, e da casa, isoli. L'eventuale isolamento è voluto dal singolo il quale ha evidente difficoltà nelle relazioni col prossimo. Succede. Per chi è socievole ed estroverso non ci sono monitors o muri che possano ostacolare la propria esuberanza.

Il mondo della scuola, però, funziona in maniera lievemente diversa. Specialmente alle elementari, i piccoli, appena usciti da casa e dalle coccole materne, cercano in classe la stessa calda e accogliente atmosfera che respirano all' interno delle loro dimore. Cercano contatti fisici con le maestre, mamme a tempo durante le lezioni. 

E la faccenda si fà più difficile e delicata. 

Un computer non è la mamma, né la maestra, e vedere la maestra sullo schermo di un portatile non ha lo stesso effetto che ha poterla toccare o perfino abbracciare. Pare incredibile, ma anche una maestra avverte la stessa mancanza di quel fantastico rapporto umano che instaura con i suoi piccoli allievi.

Rovescio della medaglia dello smart working: questo metodo potrebbe contrarre posti di lavoro, necessitando meno personale che svolga i vari incarichi. Ma non è ancora detto. Lo si potrà constatare allorquando questo nuovo modo di lavorare sarà entrato a pieno regime.

Tuttavia, il punto nevralgico è proprio qui: il lavoro, che, comunque, non c'è, e il denaro, che è venuto a mancare nei portafogli e nei conti correnti dei nostri compatrioti, specie in quelli di commercianti e liberi professionisti, le categorie di lavoratori che campano solo con gli introiti delle loro attività, senza poter contare su un reddito fisso.

Come risolvere la questione? Il governo e gli enti previdenziali sono intervenuti a cercare di tappare la grossa falla con provvedimenti tappabuchi last minute, simpaticamente, - e con una discreta dose di sana ipocrisia - denominati bonus

Invero si sono scatenati: bonus per affitti, spesa, addirittura acquisto di biciclette e monopattini, riparazione di vetture, case e tutto ciò che è riparabile; equipaggiamento elettronico per remote working e didattica a distanza, e chissà cos' altro sarà inventato per rimpinguare le magre sostanze finanziarie, ulteriormente depauperate da mesi di immobilità forzata. 

Eh già! 

Forse è una mia balzana idea, ma questi interventi hanno l' aroma di una sorta di nemesi sopraggiunta inaspettata per chi ha peccato di appropriazione indebita di ricchezze altrui. 

Per dirla in breve e parole semplici, I precedenti governi Italiani hanno sottratto per anni denaro pubblico, denaro nostro, degli abitanti nello Stivale, sotto forma di inique e, spesso, inutili tasse ed imposte che NON ci sono tornate indietro sotto forma di servizi ai quali avevamo pieno diritto, e che abbiamo dovuto pagare, oltre ad aver visto i nostri soldi sparire in misteriosi e profondissimi baratri senza fine. Che ora i rei debbano restituire la refurtiva in veste di contributi per far ripartire l'economia prima che il Paese soccomba in una crisi senza precedenti? Sarebbe divertente, nonché di grande soddisfazione per noi.

E' un'idea, eh!  

 

Ultimo punto: la protezione sanitaria individuale. E' raccomandato fino alla nausea di indossare le mascherine, sebbene un buon numero di medici non le veda di buon occhio e non le ritenga una barriera abbastanza garantita contro il contagio , tuttavia, un dato è sicuro: non si sa se ci salveremo dal Covid, ma di certo ci ammaleremo molto meno di raffreddore ed influenza. 

Che non è poi male del tutto !


lunedì 1 giugno 2020

COVID, 5G ed altro


AVVISO: non mi dilungherò nei dettagli.
Li conosciamo già. E comunque si trovano in rete.

La pandemia COVID sta scemando, così almeno sembra. Quanto meno i provvedimenti presi in alto loco per contrastarla hanno le maglie più lente se viene considerato anche il libero arbitrio che un certo numero di individui ha praticato continuando a vivere come prima, prendendosi tutte le libertà alla faccia del rischio di contagio.

Morale della favola: malgrado tutto, pare che il peggio sia passato. La parola d'ordine è sempre: non abbassare la guardia, ma la clausura totale, imposta nei mesi di marzo e aprile, è alle spalle.

Però, i provvedimenti anti-epidemia hanno provocato pesanti ripercussioni specie nel campo economico. Due mesi di chiusura totale di tutti gli esercizi commerciali, e non, hanno avuto come conseguenza l'aggravamento massiccio di una situazione economica già precaria, causando la discesa in picchiata del PIL e parenti stretti, depauperando le tasche degli italiani che vivevano con le entrate del loro lavoro. 
In sintesi: è piovuto sul bagnato.

Negozianti e professionisti hanno intravisto lo spettro della fame. Il Governo è corso ai ripari come ha potuto, ma molti esponenti delle due categorie sopra citate hanno annunciato di non essere più in grado di riaprire le loro attività, dunque, allo stato attuale dei fatti, alla pandemia di COVID potrebbe seguire una non meno drammatica epidemia di suicidi ai quali arriverà chi ha perso tanto, o tutto, e non vede il futuro di una ripresa. Ma questa ripresa, o una ripresa, ci sarà davvero?


Nel mentre, è scoppiato il fenomeno dello SMART WORKING, traduzione non esatta (Smart, in inglese, vuol dire intelligente, furbo, non, lontano) del lavoro a distanza, realtà esistente in diversi Paesi del globo, sempre osteggiata in Italia, chissà perché. Ed è stata un'esplosione di video-conferenze e webinars (seminari nel web), nonché esperimenti di didattica in remoto nelle scuole, chiuse per COVID, in cui insegnanti ed alunni si sono trovati faccia a faccia, ma separati dai dispositivi tecnologici, ad impartire nozioni i primi, ed apprendere, i secondi. 
Com'è andata? 
L'entusiasmo non è alle stelle. Perché? Perché, forse, tali esperimenti avrebbero dovuto essere condotti parecchio tempo prima, ma non è successo sempre a causa della poca fiducia nel progresso che gli Italiani hanno sempre dimostrato.  

E ancora.  

In alcuni settori produttivi, specie quello commerciale, lo Smart Working  non necessita di molto personale, ergo, questa modalità potrebbe provocare contrazioni nel posti di lavoro,  la qual cosa, in termini semplici, significa ulteriore disoccupazione.

Abbiamo assistito ad un fiorire di corsi online, più o meno improvvisati, sul modo migliore e veloce per incrementare il guadagno vendendo la merce, che prima era in negozio, in rete, ma chi compra se la gente non ha più denaro, uscito dalle casse domestiche per campare durante il periodo di segregazione in casa per epidemia?


Intanto, un' altra minaccia incombe sull' umanità: la 5G, ovvero: tecnologia di 5a Generazione.

Cos'è? E' un sistema di trasmissione dati che viene applicato alla comunicazione - nello specifico, alla telefonia mobile - rendendola più veloce ma, a quanto pare, più pericolosa per la salute dell' Uomo, avvolgendolo in una rete fitta ed invisibile di onde elettromagnetiche che, a lunga esposizione andare, potrebbe incidere negativamente addirittura sul DNA. Qualcuno ha incolpato tale sistema di essere perfino divulgatore del Corona Virus, ma sembra non sia proprio  così. 
Però non siamo lontani da questa ipotesi. 

Da studi compiuti ad opera di medici, e scienziati in genere, risulta che gli effetti negativi di una prolungata esposizione alla 5G potrebbero indebolire le difese immunitarie dell'organismo umano rendendolo più vulnerabile alle malattie.
Ma a cosa serve, con esattezza, e a chi servirà la 5G?

In breve, con la 5G sarà possibile scaricare intere cineteche in pochi secondi, controllare col telefono tutto ciò che abbiamo a casa, tipo gli elettrodomestici, dovunque siamo, anche dall'altro capo del mondo. Se ci troviamo in Australia, potremo vedere se il frigo è vuoto, cosa manca, oppure se la lavatrice ha finito di lavare il bucato. Potremo però anche controllare se, in nostra assenza, in Italia, qualcuno si è introdotto illecitamente nella nostra abitazione. Non male come comodità, ma fino a quanto questi comfort sono indispensabili per la nostra vita? Chi veramente beneficerà di questi vantaggi? Forse i cinefili incalliti, e coloro che per ragioni lavorative sono costretti a spostarsi di continuo. Il resto dei comuni mortali, in particolare chi potrà scegliere di lavorare a domicilio, non avrà di certo interesse a sapere cosa c'è nel frigorifero (potrà verificare di persona) o se la lavatrice è al giro di centrifuga. 

E qui arriviamo al punto nevralgico della questione.

COVID
I complottisti hanno alzato la testa e sono partiti in quarta, sbraitando una possibile fuoriuscita intenzionale del virus da un laboratorio in Cina (da dove è partita l'epidemia) nel quale il microscopico assassino era stato creato ad arte per poi essere diffuso nel pianeta con lo scopo di svuotarlo almeno un po', sperando in una cospicua quantità di morti. Non è andata secondo i desideri di chi, presumibilmente, aspirava a questi risultati. I Governi di molti Paesi del mondo hanno attuato contromisure anti- epidemia ad hoc, arginando in questo modo una diffusione che avrebbe potuto essere molto più estesa e letale.


5G
E sempre i complottisti hanno asserito, mantenendosi tuttora nella loro idea, che l' implementazione della 5G su scala mondiale, insieme con il COVID, contribuiranno ad uno sfoltimento della razza umana fino a raggiungere un numero in precedenza stabilito di abitanti, costituente l' ideale per una vita equilibrata e felice sulla Terra. 
In altre parole povere, al mondo siamo troppi; qualcuno deve togliere il disturbo per consentire ai superstiti di vivere meglio. Chi ha deciso ciò? Non per forza politici.

Sarà vero? Può anche darsi. Non so cosa pensare.
Alla prossima riflessione filosofica.

P. S. Chiedo venia di non sbandierare ottimismo e pensiero positivo, ma non mi riesce. Non al top.  


mercoledì 1 aprile 2020

SIAMO IN QUARANTENA




Premessa: chi leggerà questo mio post avrà l' impressione che io ripeta ciò che ho già scritto in un mio posto precedente, collocato poco più giù, intitolato: SMART WORKING.

Vero, ma solo in parte.
In realtà, dico anche altro.
Se volete leggere ....


Eccoci.
E’ trascorso circa un mese da quando, per decreto del Governo, gli Italiani sono stati letteralmente segregati fra le mura domestiche al fine di contrastare il maledetto Coronavirus che sta mietendo un po’ di vittime in giro per il mondo.

A parte il fatto che altre precedenti epidemie hanno provocato danni e morti maggiori di quella attuale, confermando, se fosse stato necessario, l’ ignoranza dei miei compatrioti in Storia, il punto sta nello spaesamento che gli abitanti dello Stivale stanno vivendo in queste settimane, percepibile, in particolare, nel disagio del non poter quasi uscire di casa se non equipaggiati per affrontare lo sbarco in un pianeta alieno. A ciò si aggiunge l’emersione del peggio di sé fra le mura domestiche a causa della scoperta improvvisa degli altri i quali, fino a qualche giorno fa, erano solo apparizioni fugaci fra un impegno di lavoro e uscite per diletto, recando il minimo sindacale di fastidio. Intendiamoci: non è (stato) cosi per tutti. Anzi!

Alcuni hanno dichiarato, invece, di aver ritrovato amicizie, affetti ed amori, relegati prima a semplici comparse, vaganti in casa come fantasmi. Insomma: come molte sciagure, il Coronavirus non è arrivato solo per nuocere.

Ciò che, al contrario, sta sconcertando gli Italiani è la nuova (per l’Italia) modalità di lavorare in remoto, a distanza, via telematica o come ci piace definirla, che, silenziosamente, tuttavia con decisione, sta dilagando nel Paese. Qualcuno ci si sta abituando con una certa disinvoltura, altri annaspano come se stessero annegando. L’ostacolo più grosso che molti incontrano nel mettere in pratica questo modo di operare risiede nei pagamenti. Versare, o trasferire denaro via web, sembra Mission: impossible. La realtà è che se questo sistema fosse stato introdotto e spalmato con calma nel mondo del lavoro adesso non saremmo nelle condizioni in cui invece ci troviamo. Però, non tutto è andato male, anzi ! In alcuni settori questa modalità è entrata in funzione abbastanza celermente ed ora un certo numero di attività economiche lavorano in remoto con destrezza.

La domanda fatidica è: questa bella e comoda innovazione resisterà, finita l’emergenza pandemia? Torneremo alla vecchia modalità? Il lavoro telematico poneva un dubbio esistenziale nel vero significato del termine ovvero: come lavorare a casa in solitudine, senza il calore di un rapporto umano vis-à-vis, guardandosi negli occhi, conoscendo bene il carattere espansivo degli Italiani?

Ma la comunicazione in rete contempla la chance delle videochiamate che consentono ai due interlocutori di guardarsi, sebbene attraverso un display, spesso piccolo come quello dei telefoni. Tuttavia, qualcuno osserva, non a torto, che non è la stessa cosa del vedersi in faccia. Però, ora, in piena pandemia Coronavirus, questo piacere ci è stato comunque negato per evitare l’espandersi del contagio ergo, che ci lamentiamo a fare? Rassegnamoci per ora, e usiamo questa modalità apprezzando l’ assenza dell’ obbligo di farci belli per mostrarci al nostro prossimo, assenza che però, dati gli strani effetti dell’ immagine virtuale, potrebbe anche provocare guasti irreparabili nelle relazioni con i nostri simili non conosciuti prima dal vivo.

Nel mio precedente pensiero avevo accennato all’ impossibilità oggettiva e concreta di esercitare questo modus operandi in alcuni tipi di lavoro. Se si tolgono i lavori prettamente manuali o di particolari casi di assistenza a persone (non cito la medicina poiché anche questa può essere praticata a distanza), l’intero dipartimento burocratico può essere benissimo trasferito a domicilio con grande beneficio dell’ambiente che viene ripulito dall’ inquinamento provocato dagli intensi movimenti dei mezzi di trasporto piccoli e grandi, nonché dall’ uso massiccio di apparecchi per la termoregolazione della temperatura.

E l’insegnamento? Anche la didattica può essere svolta a distanza. In alcuni Paesi del mondo è già attuata ma, a questo proposito, si riscontra una curiosità: la materia più difficile da insegnare a distanza è proprio l’informatica che sta alla base di questo grande rinnovamento del lavoro, essendo una materia che necessita di molte dimostrazioni visive. Insegnare informatica a distanza non è impossibile, tuttavia l’applicazione della didattica è risultata un filino complessa. Per spiegare come funziona, e come usare un computer, bisogna procedere con continue fotografie delle schermate che illustrano le varie fasi dell’ operazione da eseguire. Non è difficile, ma è un po’ … macchinoso!

Al di là di tutte le implicazioni che il telelavoro porterà , un altro quesito esistenziale aleggia sulle nostre teste, specie quelle italiane: ci sarà ancora lavoro? Le misure anti-espansione di contagio virus hanno costretto molti esercizi a chiudere i battenti per tutto il periodo della “quarantena”, sottraendo ai gestori i già magri incassi entranti prima dell’ epidemia, ma poi? Se la chiusura forzata dei negozi – e di altre attività – dovesse protrarsi per mesi? Non tutti riapriranno, quindi, ai morti per virus si aggiungeranno quelli che forse moriranno per mano propria, svuotati di ogni speranza di poter proseguire con un’esistenza se non altro dignitosa, sostenuta dal minimo che permetta di vivere. E questi ultimi non saranno meno di coloro che lasciano, hanno lasciato e lasceranno questo mondo, colpiti dal Coronavirus. Il Governo ha promesso misure per contrastare la povertà.
Vedremo.
Speriamo.
Alla prossima.


martedì 20 dicembre 2016

CARO AMICO TI SCRIVO.....







....così, mi distraggo un po' " cantava il grande Lucio Dalla alcuni anni orsono, nella sua famosa e bella canzone che ha accompagnato alcune generazioni tra cui la mia, e ancora si sente in radio, specie in questo periodo natalizio, avendo il testo la caratteristica tipica di un resoconto di fine anno, o fine della storia di qualcuno.

  "Caro amico ti scrivo perché qualcosa, ancora qui non va", continua la canzone, alludendo chiaramente alla situazione molto precaria che tutti, più o meno, viviamo, in un'Italia, penisola attaccata alla terraferma, e all'Europa, tramite la catena alpina ma, in realtà, somigliante ora ad una barca in alto mare burrascoso di guai, che procede faticosamente arrampicandosi sulle pareti liquide di imponenti marosi che la investono minacciando di affondarla.
Cosa vogliamo da questo amico immaginario? Perché stiamo scrivendogli?

   Cosa si scrive, in genere, ad un amico, immaginario o reale che sia?
Gli si racconta cosa facciamo? Come va?
Caro amico, è inutile che te lo dica. Forse lo sai anche tu perché quasi tutto il mondo sa cosa facciamo dal momento che, contrariamente ad altri Paesi, con tutta probabilità anch'essi incasinati fino al collo ma avari sul fronte delle informazioni relative alla propria situazione interna, noi italiani facciamo continuamente outing su ciò che succede sul nostro territorio, apparendo così un Paese, in eterno sul piede del collasso e del default, quando invece dovremmo almeno provare ad elencare cosa va, sebbene l'elenco non sia molto lungo.

   Per esempio: si è appena saputo che l'Italia brilla per essere un Paese "riciclone". Sarà la crisi, ma sembra che abbiamo imparato a riciclare molto, o quasi tutto. Dite niente? In compenso, non abbiamo ancora imparato alla perfezione come si effettua una raccolta differenziata della spazzatura, almeno da Roma in giù, tranne qualche isola felice (Salernitano).

   La terra ha tremato e trema ancora qua e là per la penisola, lungo le tre grosse faglie che la attraversano in senso latitudinale; le case sono crollate e continuano a crollare; le bombe d'acqua sommergono intere zone del suolo italico, completando così l'opera distruttiva dei vari sismi ed evidenziando come gli edifici di recente fabbricazione siano stati eretti con criteri discutibili, da tecnici di dubbia preparazione e competenza, nonché molta superficialità, oltre a mettere in risalto le scorrettezze ambientali perpetrate dai soliti corrotti e corruttori con pochi scrupoli. Per contro, le opere architettoniche di vecchia data hanno resistito anche ad un settimo grado Richter senza che si sia formata una piccola crepa, proseguendo, per fortuna, ad essere meta di un turismo, pare, in forte ascesa.

  Le donne continuano ad essere uccise da uomini che non accettano di sentirsi dire di no perché così educati in casa da madri che considerano il figlio maschio un dio da venerare, non avendo ancora imparato, le prime, quanto meno a difendersi con una bella e pesante padella di ghisa, data con forza sulla testa, in mancanza di armi improprie (pistole o coltelli, se non quelli da cucina), non ancora consentite dalla legge, scritta da uomini.

   Gli immigrati, provenienti da Paesi del mondo più sfortunati e disastrati dell'Italia, continuano a sbarcare sulle nostre coste e gli Italiani, nonostante qualche borbottio di scontentezza e disapprovazione da comprendere, seguitano a dimostrarsi abbastanza ospitali con chi se la passa peggio di noi.

   Gli italiani sono stati chiamati ai seggi per decidere se cambiare parte della Costituzione e questi hanno risposto: NO. La Costituzione non si cambia. Erano convinti o non hanno capito la domanda? Oppure non hanno letto le istruzioni per l'uso? Le istruzioni non erano chiare, involontariamente o no?

  Il 2016 era anno bisestile? Anno bisesto, anno funesto, eppure l'estate del 2016 è stata forse una delle migliori, climaticamente e meteorologicamente parlando, nell'arco degli ultimi cento anni, con tanto Sole e temperature alte sì, ma non insopportabili come quelle registrate nell'estate del 2015. Risultato? Pare che il 2016 possa essere annoverato come uno dei migliori per vino e frutta, con una notevole cifra di produzione vinicola di ottima qualità. Una bottiglia di vino del 2016 potrebbe essere un tesoro da conservare.
Insomma, non è andato tutto, tutto male!

E per concludere, caro amico, mi piacerebbe, per una volta - ma sarebbe bello che diventasse un'abitudine -, festeggiare il prossimo Natale tutti insieme in piazza, o sotto i portici se il tempo è inclemente. Lavinio è una cittadina del centro Italia, ma con una piazza strutturata come quelle di molte città del nord, - e di molte vie - con i negozi al riparo della pioggia.
Non dal freddo, voi dite?
Ma l'inverno è meglio dell'estate poiché, quando fa freddo, basta coprirsi bene.

Buone Feste, amici lettori! E grazie di seguirmi, malgrado tutto.

lunedì 3 ottobre 2016

POTERI PIÙ' O MENO OCCULTI





Ho scelto questo simbolo come rappresentazione grafica
di questo post,senza però attribuire ad esso alcun significato negativo.
La Massoneria non è nata come associazione a delinquere.


Il potere, questo conosciuto.
Nel mio post precedente ho parlato di un paio di poteri, più fisici e materiali  che organici, ma sono collegati con quello che sarà oggetto di questo mio sproloquio e cioé i poteri della paura e della suggestione, di cui l'ultimo è forse il più forte e pericoloso di tutti. Perché? Perché, se usato con la dovuta abilità, e prosciugato da qualunque scrupolo di coscienza,  è in grado di metterti il mondo in mano.
Se sei bravo, puoi far credere di tutto a tutti e tenere bene tutti sotto il tuo completo controllo.
Ma il vero punto non è questo.

   Il potere di cui voglio parlare è invece concreto e tangibile e vede un gruppo non molto folto di persone che hanno le nostre vite fra le mani e ci manovrano come marionette decidendo loro il nostro destino, almeno ci sembra. O forse è davvero così?

   Diversamente da come molti di noi immaginavano, questo gruppo - o gruppi - non sono a capo di ciclopiche multinazionali - anche - bensì dietro alle massicce scrivanie degli uffici all'interno delle più grosse banche del mondo e il loro potere giunge a condizionare la politica - ed i politici - dei vari singoli Stati sparsi sul pianeta.

  Quindi, Italiani, non prendiamocela troppo con Renzi se disattende le nostre aspettative non riuscendo a mantenere tutte le promesse annunciate ad inizio mandato. Se ha dovuto - o deve - modificare, o addirittura cancellare qualche buona riforma, varata nel corso del suo incarico, è successo a causa di una telefonata pervenuta da un grosso istituto di credito che ha minacciato di non scucire più un euro se non modifica o cancella quella riforma. E questo non vale solo per Renzi.

   Le banche finanziano le multinazionali del petrolio inducendole a installare impianti in aree che andrebbero ambientalmente tutelate, infischiandosene dell'impatto sulla natura del luogo; le banche scuciono somme ingenti alle lobbies chimiche e farmaceutiche ostacolando la ricerca di terapie alternative per malattie gravi, arrivando a creare altri malanni dal nulla per poi creare altri farmaci a base chimica. velenosi. dagli effetti devastanti sull'organismo umano e animale. che dànno origine ad altre patologie, curabili con un più semplice intervento sulle cellule malate del sangue e sui geni "sbagliati" del DNA. Non  che la rimanipolazione dei geni sia gratis, ma è, se non altro, più veloce della terapia chimica, si applica una volta sola e non ha - almeno si pensa - effetti collaterali invasivi ed invadenti per il fisico.

   Apro una parentesi: la malattia non è un disagio dell'anima come i cultori della medicina orientale amano affermare (ma bisogna pensare che queste teorie hanno 5000 anni e sono state elaborate in un'epoca in cui le nozioni di medicina, fisiologia e fisiatria erano ancora molto lontane dall' essere solo concepite e i medici di allora andavano a sensazioni e a braccio), bensì un'autentica alterazione dello stato fisico del corpo. 

  Per farla breve, se ci si sente male è perché qualcosa nel nostro  corpo non va più come prima e come dovrebbe andare. Una neoplasia è visibile e tangibile. Tuttavia stati di tensione, provocati da preoccupazioni, problemi, drammi e via disperandosi, possono effettivamente intossicare l'organismo avviandolo verso una condizione di malessere e di avvelenamento vero e proprio favorendo così l'insorgere delle tanto temute malattie di questi tempi. 

   Ma un tumore non nasce solo dai rodimenti interiori. Una mano gli è data anche da possibili fattori ereditari. Se in una famiglia c'è un gene "sbagliato" si può condurre una vita beata ma quando scatta il momento fatidico, il gene si attiva e ci si ammala. Il guaio, semmai, è che poi, inevitabilmente ed inesorabilmente, la malattia viene curata con l'approccio chimico per il quale il malato si vede costtetto a sborsare migliaia di dollari o euro quando invece la medicina ha già trovato e sperimentato terapie alternative molto meno tossiche, ugualmenfe valide e risolutive.

  Le banche finanziano le multinazionali farmaceutiche e queste producono tonnellate di antibiotici che i medici prescrivono poi per l'influenza, provocata da un virus e non da un batterio. Ma la comune Aspirina costa 5 euro, una  confezione di antibiotico può costare qualche decina di euro però, secondo le mamme che mettono al mondo i figli e poi si stufano di averli a casa quando stanno male, gli antibiotici accorciano i tempi di guarigione dallo stupido malanno stagionale e contribuiscono al ritorno rapido del figlio fastidioso a scuola.

  E le industrie produttrici di medicinali gongolano travolte dagli ingenti profitti, premiando i medici compiacenti con ricchi compensi.

La crisi economica che stiamo vivendo? Innescata, pilotata.
Come?
Manovre finanziarie arditissime.  Come nel 1929.
Da chi?
Da chi ha saputo guardare oltre, intravedendo subito i vantaggi del "terremoto".
Perché?
Per mantenere l'egemonia, il potere.

   Un' osservazione: i componenti dell'oligarchia si sono chiesti, anche solo per un istante, quanto potrà durare questa pacchia, oppure appoggiano la teoria del carpe diem, ovvero: godiamocela finché durerà, perché, se è così beh... allora non meritano di sicuro quello che hanno conquistato.

   Si può fare qualcosa per fermare l'oligarchia o, almeno, arginare questo suo potere?
Sì, ma non in quattro gatti. Almeno quattro miliardi di terrestri dovrebbero incrociare le braccia e dire no ai burattinai che muovono i fili a cui siamo più o meno tutti legati. Non stiamo più alle vostre condizioni. Ma, evidentemente, o i terrestri non sono abbastanza forti da opporsi oppure - peggio - non lo fanno per pigrizia o convenienza.

   Siamo manovrati? Beh, la responsabilità è loro. Se il filo è abbastanza lungo da poterci muovere quel tanto che ci permetta di svolgere le nostre attività primarie, le grosse rogne sono tutte loro. Grandi poteri? Grandi responsabilità, usava dire lo zio di Spiderman al nipote che aveva acquisito la capacità di arrampicarsi sugli specchi (cosa che molti umani sono ora in grado di fare senza essere stati morsi da un ragno radioattivo). Noi ci occupiamo solo dei fatti nostri.

   E l'oligarchia va avanti tranquilla, indisturbata, con la certezza incrollabile della durata eterna.

    Qualcuno auspica un'eventuale visita dallo spazio, sperando in un ricambio generazionale della guardia, ma se gli extraterrestri sono arrivati, o arriveranno, sappiamo già che sono venuti fin qui grazie allo stadio avanzato della loro tecnologia che, ovviamente denota il loro altissimo quoziente intellettivo. E vi pare che perdano tempo dietro a miseri giochetti di potere? Se sono cattivi, fanno piazza pulita di tutto e risolvono la situazione in modalità definitiva. Se sono buoni, scenderanno con le loro astronavi, daranno u'occhiata, prenderanno informazioni, sospireranno rassegnati e delusi, quindi risaliranno sui loro veicoli e se ne andranno, in cerca di mondi più interessanti, con abitanti meno stupidi.

Nota: questo post mi è stato ispirato da un testo di Marcello Pamio, giornalista, creatore del sito disinformazione.it, dove si possono trovare e leggere altre news intriganti ed incoraggianti come questa che avete appena letto qui. 


venerdì 23 maggio 2014

EUROPA



Domenica 25 maggio si vota per rinnovare il Parlamento Europeo, ma su queste elezioni grava un senso di malcontento, soprattutto in Italia, perché?
Perché quella percentuale di Italiani, che riescono a guardare oltre il loro naso, avvertono quasi un alito di presa in giro da parte degli altri Paesi della Comunità i quali, a volte, paiono "sopportarci" in quanto fanalino di coda dei bilanci economici dell'Unione, senza chiedersi il motivo reale della nostra situazione.
Presto detto. 
Se in principio, dopo il conflitto mondiale, l'adesione dell'Italia a tale progetto era risultato conveniente, ora non lo è più tanto da un pò. Per tener dietro al treno europeo, l'Italia ha dovuto quasi rinunciare - e deve ancora - a molti beni prodotti nel territorio. Si trova a dover buttar via ettolitri di latte, nonché tonnellate di pomodori e frutta per rispettare regole e parametri stabiliti dai "grandi" della Comunità e per non opporre eccessiva concorrenza ad altri Stati produttori degli stessi beni, vedendosi costretta a mantenere prezzi alti di tali prodotti a discapito, specie ora che si trova strangolata da una crisi economica senza precedenti, delle categorie sociali più sfortunate.
Alcuni Stati del Nord Europa poi, hanno trovato il sistema di coltivare prodotti mediterranei in serra, riducendo ulteriormente le nostre esportazioni verso quei Paesi.
In compenso, anche per le sue peculiarità geografiche, l'Italia si trova praticamente a dover assolvere solo obblighi come l'affrontare il pesante afflusso d'immigrazione da ogni dove, con le conseguenze che tale problema apporta alla nostra già disastrata economia.
In parole povere, l'Italia è economicamente quasi all'ultimo posto, ma è al primo a dover togliere le castagne dal fuoco quando queste sono bollenti e intoccabili. Grazie U.E. !!
Allora, che fare?
Uscire dall'Unione?
Non pochi lo auspicano fra cui anche forze politiche nuove ma, in questo, caso ci si domanda: e poi? Con chi facciamo affari? Con l'Africa? Col Medio Oriente? Non contando gli inconvenienti che verrebbero a crearsi nella circolazione all'interno dei Paesi della Comunità.
Sarebbe ora di farci sentire e non rimediare la solita figura dei pecoroni che abbassano la testa e sottostanno silenziosi alle ingiustizie perpetrate nei nostri confronti.
E che dire dell'euro, la moneta unica stabilita nell'Unione?
Ma in questo caso, se svantaggi ci ha portato, tali svantaggi sono dovuti anche alla totale mancanza di controllo interno che avrebbe dovuto essere esercitato nei primi mesi del suo utilizzo. Come purtroppo spesso accade in Italia, la superficialità nelle azioni ha fatto da padrona e noi, ora, ci troviamo prezzi alti dei prodotti e introiti dimezzati, conseguenza di politiche sbagliate ed egoistiche.
Se quest'anno l'affluenza alle urne risulterà scarsa chiediamoci perché. Anzi, no! Sarebbe inutile.




sabato 28 dicembre 2013

Gli alieni...che vogliono stare a casa


3o caso di ipocrisia.

Ritorno sul tema lavoro, ma è inutile che ripeta le stesse cose. Conosciamo tutti la situazione in Italia su questo campo, tuttavia, il mio ritorno sull'argomento è motivato dal desiderio - o dalla disperazione - di alcuni, espressi più o meno in tutto il nostro territorio, ma soprattutto dal centro in giù, di lasciare l'Italia per cercar fortuna altrove.
Che dire?
Visto l'andazzo è comprensibile, ma chi manifesta questa intenzione non creda che, varcato il confine, entri in Paradiso.
Primo assunto: in alcuni Stati dell'Europa, e del mondo, trovare occupazione è forse più facile, le paghe sono più alte, anche di molto, rispetto a quelle elargite in Italia, ma il costo della vita è proporzionalmente più elevato di quello che si sostiene nel nostro Paese (vedere Paesi del Nord Europa dalla Gran Bretagna in su, ma anche in Svizzera non si scherza!). Per contro, negli Stati dove il costo della vita è ragionevole (Spagna e Grecia) il lavoro non si trova e la situazione è peggiore di quella Italiana.
Ultimamente la Spagna ha registrato un 40% di disoccupazione a tutti i livelli e per tutte le età; la Grecia non è neppure da prendere in considerazione.
Secondo assunto: all'estero non siamo molto amati proprio nei Paesi dove un italiano potrebbe trovare qualcosa di buono, e questo, purtroppo, a causa di alcune "mele marce" che in passato, non avendo mostrato molta volontà nel lavorare, hanno gettato fango sulla "razza" permettendo ai popoli ospiti di etichettarci come scansa-fatiche.
Le uniche categorie italiane di lavoratori,  apparentemente ben accette all'estero, sono quella dei ricercatori, accolti ovunque con onore e soldi; e quella dedita al servizio di ristorazione, in parole povere, quella costituita da chi apre ristoranti nei quali si propone l'ottima cucina italica che conquista e mette d'accordo tutti. Le altre categorie soffrono, a meno che i componenti non possano esibire titoli di studio e qualifiche molto alte, e molto competitive, in grado di sbaragliare la concorrenza, spesso formata da elementi che hanno terminato brillantemente la loro carriera scolastica e universitaria presso prestigiosi istituti, raccolti nel Regno Unito, in Francia, e nell'America del Nord.  I "normo-dotati", ossia coloro che vantano curricula culturali normali, che non ricercano, o che non servono vivande succulente, sono destinati, quando va bene, a servire le vivande sopra citate ai tavoli di bar, pizzerie, pub e ristoranti, magari aperti  e gestiti da connazionali.
I nostri emigranti prendono di più rispetto ai loro simili che servono in Italia? Forse. Anzi, senza dubbio, ma poi, quando vanno a far la spesa, trovano che una mela costa due euro oppure, se devono spostarsi con i mezzi per recarsi al lavoro, scoprono che il tragitto per il quale, su un mezzo, in Italia pagano circa 10 euro, nello Stato ospite costa 40 euro o, addirittura 45 sterline. Risultato: alla fine del mese non ci arrivano ugualmente. Vale dunque davvero la pena mollare baracca e burattini nel nostro scalcinato Paese per andare a far sacrifici in suolo estero? Ben inteso che qualcuno ha avuto una buona sorte, rimediando un posto di lavoro in un comunissimo ufficio, ma non sono tanti quanti si vuole far credere. Inoltre, anche all'estero, in alcuni Stati, nel mondo del lavoro ci sono limiti di età per entrarci. Dunque, meglio diradare subito il denso fumo che spesso ci viene sparato negli occhi per nascondere una realtà che invece dovrebbe essere rivelata, e cominciare, invece, a pensare seriamente ad operare cambiamenti definiti qui, nella nostra terra. Molti sospirano lamentandone l'impossibilità per un immobilismo atavico e radicato, prodotto di un malgoverno almeno cinquantennale, ma se andiamo avanti in questo modo, l'Italia si svuoterà dei suoi abitanti per riempirsi di Indiani, Pakistani, Siriani, Magrebini, Romeni, Bulgari, Russi, Cinesi e altri, perdendo del tutto la propria identità e trasformandosi in una sorta di immensa megalopoli cosmopolita degna di un film di fantascienza catastrofista. Per cosa poi?
A questo punto qualcuno potrebbe chiedermi se io ho la "ricetta del secolo" o comunque una ricetta per ovviare all'inconveniente di dover lasciare il suolo natio per sbarcare meglio il lunario. No, ma mi domando, per esempio, perché mai in Italia stenta a decollare la possibilità di lavorare non all'estero, ma con l'estero, comodamente seduti su una sedia nel nostro salotto, nel nostro studio (per chi lo ha), o nella nostra stanza, davanti ad un computer o a un tablet. In altri Paesi del mondo il lavoro a distanza è una realtà da decenni, in Italia lo si guarda in cagnesco, diffidenti.
E' vero che non tutti i mestieri possono essere svolti premendo il tasto ENTER, ma quelli di natura "burocratica" si, quindi, perché, intanto non cominciare da questi ultimi?  Sfortunatamente però, gli Italiani, si sa, - in genere - sono allergici alle innovazioni, salvo poi lamentarsi di doversene andare per mancanza di alternative valide.
E in ogni caso, chi decide di cercare il suo futuro fuori dai confini italiani, pur essendo comunque meritevole di rispetto per la scelta, non creda di essere la quintessenza del coraggio. In questo momento è più difficile rimanere qui, a casa, ma provare a cambiare il futuro delle nostre generazioni per evitar loro di dover espatriare per vivere.

Infine, chi sono gli alieni? Sono quelli che restano. Sono quelli che non vogliono andar via. Sono quelli che non si adattano passivamente alla crisi o ad una situazione comunque negativa; sono invece quelli che silenziosamente, ma inesorabilmente, con tranquilla, tuttavia inarrestabile tenacia, costringono la crisi ed il mondo ad adattarsi alla loro volontà. Sono quelli che, forse, ci salveranno.

giovedì 19 dicembre 2013

Gli alieni, la crisi e il pensiero positivo


2o caso di ipocrisia.

Stiamo con le pezze al sedere; è inutile negarlo, è superfluo nascondersi dietro ad un dito. E' così. Ma una delle frasi che serpeggiano fra i poveri esseri umani che cercano di barcamenarsi  e sbarcare il lunario arrancando per arrivare alla fine della settimana (alla fine del mese, ormai, è fantascienza demenziale!) è: pensiamo positivo.
Dove? Come?
Siamo immersi in una delle crisi economiche più gravi che abbia colpito l'umanità ma, strano a dirsi, tutti sembrano meravigliati di trovarsi in tale situazione. Eppure non è la prima volta. I nostri avi di una precedente generazione dovrebbero ricordare la crisi che colpì mezzo mondo nel lontano 1929. Provo a rinfrescare la memoria annotando ciò che ho appreso da racconti di testimonianze lasciate da chi l' ha vissuta ed è ancora al mondo per rammentare l'episodio. A seguito di pesanti ed ardite speculazioni bancarie, attuate da alcuni spericolati finanzieri con pochissimi scrupoli se non quello di arricchirsi, mezza popolazione degli Stati Uniti si ritrovò, un venerdì di ottobre, nel giro di poche ore, senza un centesimo, letteralmente in mezzo alla strada, con l'unica prospettiva di cercare un ponte o un edificio abbastanza alto da assicurare morte istantanea dopo un volo di decine di metri. Cos' altro era successo però? Si era verificata una superproduzione di tutto che aveva riempito i magazzini di molte fabbriche, rimanendo lì, invenduto per mesi. Risultato: licenziamenti a raffica per mancanza di richiesta di merce, e dunque di lavoro per produrre altra merce; successiva, dilagante, devastante disoccupazione con conseguente, logica, carenza di denaro; svalutazione della moneta e tutto il resto. Com'è accaduto ora, è avvenuto allora. Partita dagli Stati Uniti, la crisi economica era approdata anche in Europa prosciugando le tasche degli abitanti e anche qui, svalutazione delle monete (in Germania, si era arrivati ad andare a far la spesa col carrello pieno di soldi, costando una pagnotta migliaia di marchi), scene di disperazione e suicidi a catena.
Quant'è durata la crisi?
Che si sappia, il primo mondo, quello industrializzato, ha ricominciato a respirare dopo la 2a Guerra Mondiale, quindi, c'è voluto un conflitto di proporzioni quasi planetarie per rimettere le cose a posto. Negli Stati Uniti Roosevelt ha risolto anche col New Deal, incrementando al massimo l'edilizia, progettando e dando l'ordine di costruire migliaia di nuovi edifici in tutto il territorio statunitense, ma questo è successo prima della guerra mondiale. Il conflitto ha svuotato le cantine americane piene di armi, contribuendo ulteriormente a riempire le casseforti degli stati e delle banche, ma ha anche svuotato le case seppellendo milioni di morti, soprattutto in Europa, sotto le macerie dei bombardamenti a tappeto, spesso operati alla cieca, senza nemmeno vedere cosa si stesse bombardando.  Tuttavia, quanto all'incremento dell'edilizia, molti capi di governo di altri stati hanno seguito l' esempio di Roosevelt e, pian piano, l'economia è ripartita fino a raggiungere livelli paradisiaci tra la fine degli anni '50 e la prima metà degli anni '60. Calcolatrice alla mano, dalla crisi economica, scoppiata nel 1929, si è usciti, non indenni, dopo la guerra, tra la fine degli anni '40 e la metà degli anni '50, dunque dopo circa una ventina d'anni.
Corsi e ricorsi.
L'economia va così ma in quanti lo sanno a parte gli specialisti?
E' una continua altalena fra periodi di vacche grasse e periodi di vacche magre.
Sembra che sia quasi un fenomeno fisiologico, ma lo è davvero e adesso siamo di nuovo nella fase delle vacche magre, scheletriche, anche stavolta a causa di manovre finanziarie sbagliate operate in territorio a stelle e strisce, anche stavolta per overdose di tutto. Abbiamo ammucchiato tanto, forse troppo, e/o forse le cause sono da ricercare anche altrove, fatto è che di nuovo mezzo mondo è precipitato nel baratro della disoccupazione e della povertà senza neanche il conforto e la prospettiva di poter puntare su una soluzione immediatamente attuabile come fu quella dell'edilizia 70 anni fa. Ora di case ce ne sono anche troppe e i movimenti ambientalisti, a ragione, spesso si oppongono ad ennesime colate di cemento laddove si sono create - o sono state create - bellissime oasi naturali che devono rimanere tali nella loro funzione di polmoni verdi del pianeta.
All'epoca di Roosevelt, della tutela dell'ambiente se ne fregavano alla grande, ma erano altri tempi.
Si può tuttavia sempre puntare sul restauro delle costruzioni già esistenti, restituendo loro l' antico splendore. Già questo sarebbe un passo verso una pur timida ripresa.
Però.....c'è un "ma": l'eterna mancanza di fondi per dar corpo al nobile intento.
Dove diavolo sono finiti i fondi?
Perché non ci sono mai?
Sui social networks impazzano e si susseguono senza sosta posts agguerriti, pieni di rabbia - giustificata - esprimenti il disgusto, il disprezzo verso una classe politica - la nostra - rea di aver fatto sparire miliardi - ora milioni di euro - racimolati con pressione fiscale da asfissia sui contribuenti i quali, tra l'altro, non si sono visti rendere indietro i loro soldi in servizi da Paese civile. Ma non so quanto questa forma di protesta possa essere utile se non come valvola di sfogo per esternare una profonda amarezza. Non credo che basti. Potrebbe, al limite, lenire in parte la frustrazione cocente che si prova quando ci si vede immobili, impotenti a fare qualunque cosa.
Il lavoro non si trova: il pubblico impiego non assume, l'attività in proprio corre incontro al rischio di non essere adeguatamente corrisposta. Si arriva a prostituirsi non nell'accezione sessuale del verbo, bensì a quella, forse ancor più avvilente di accettare infimi incarichi per infimi compensi. E' accaduto anche nel '29; sta ripetendosi ora, se non addirittura in modalità peggiore, ed è successo in qualsiasi altro periodo di crisi che l'umanità abbia attraversato nel corso della sua storia millenaria, quindi, invece di stupirsi e postare invettive contro il governo su Facebook o Twitter , bisognerebbe farsi venire qualche idea.
Intendiamoci subito: non è vero che incazzarsi faccia male, anzi!
Finiamola con questo luogo comune !
L'aumento esponenziale di molte patologie gravi è dato dalla tendenza - sbagliata - e dalla concezione - sbagliata anche quella! - di trattenere le emozioni all'interno del nostro animo, esibendo una falsissima calma e un altrettanto falso distacco dalle passioni terrene, come predica il Buddhismo, col risultato negativo di un logorio e di una corrosione fisica e psichica deleteria che porta, appunto, il fisico ad ammalarsi e a deteriorarsi. Qualcuno chiederà: ma allora cosa devo fare? Prendere il mio prossimo per il collo, sbatterlo contro il primo muro che trovo e, magari, ammazzarlo?
Ragazzi, strappiamo una volta per tutte il velo pietoso dell'ipocrisia!!!
Oltre a rimpinguare le casse degli Stati, le guerre servono come valvola di sfogo all'aggressività e ad operare una regolare, periodica selezione naturale della popolazione, evitando il sovrannumero.  Se non ci fossero (state) le guerre, a quest'ora sulla Terra saremmo almeno in 20 miliardi a meno che non fosse stato inventato qualche altro metodo per tenere in parità nascite e decessi.
Scherzo, naturalmente, ma questo è un invito a riflettere con attenzione su alcuni eccessi di "buonismo" , spesso, secondo me, decisamente fuori luogo per l'epoca in cui stiamo vivendo.
Torno a bomba: il pensiero positivo.
Mi viene l'orticaria solo a sentirlo nominare e mi suona come i mantra di Scientology: autostima e pensiero positivo in cambio di ingenti sovvenzioni. A loro. Ma va'!!
Nonché io inciti a lasciarsi andare alla disperazione, ma se avete avuto il coraggio e la pazienza di leggere il mio sproloquio, e se conoscete bene e ricordate la storia con la "S" maiuscola, le crisi non sono finite il giorno dopo, ergo, neppure questa finirà domani.
Allora, direte: dobbiamo rassegnarci? Subire passivamente senza reagire? Adattarci al peggio, vivendo di sola speranza in un domani migliore?
No. Perché? Cos'abbiamo fatto di male per meritarcelo? D'accordo: abbiamo messo al governo un bel pool di incompetenti ma, in occasione di elezioni politiche, non abbiamo mai avuto molta scelta. Come diceva Montanelli: abbiamo sempre dovuto votare turandoci il naso.
Nonostante alcuni di essi siano laureati in discipline economiche, i nostri politici brillano per non capire un tubo di economia, assorbiti come sono nell' unico loro obiettivo che consiste nell'arraffare più denaro possibile approfittando vigliaccamente dell'esser riusciti a sedersi su quelle poltrone di velluto rosso le quali portano loro migliaia di euro al mese, distogliendoli dalla visuale della situazione in cui versa l'Italia, non permettendo loro di capire che, continuando in questo modo, non solo non si uscirà dalla crisi, ma si rotolerà verso il precipizio della miseria con conseguente blocco di qualunque attività che sia produttiva o di altro genere, facendo scivolare il Paese verso il default, se già non ci è arrivato.
E' cronaca di oggi il crollo del 40% sulle prenotazioni nei ristoranti per il cenone di Capodanno; è cronaca di oggi la ola di lamenti proveniente dal mondo del commercio che vede i negozi vuoti anche a ridosso delle imminenti feste natalizie.
Dove sono finiti i soldi che gli Italiani hanno elargito al Fisco?
In qualche conto corrente depositato nelle sicure banche off shore di paradisi fiscali?
Bene. E allora cerchiamo e assoldiamo un pool di esperti informatici, hackers agguerriti ed inarrestabili, per stanare questi conti e ricattare i governanti in questi termini: o ci (ri)date un pò di soldi, o noi mettiamo i vostri in rete, alla vista di tutti.
Idea pazzesca? Fantascientifica? Difficilmente realizzabile? Forse, ma in questo momento è l'unica che mi è venuta. D'altro canto, più che di spada, è doloroso ferire di tasca. Però, pensare positivo e vivere di speranza, mi sembra una soluzione ancora più assurda e patetica.
Il prossimo che mi si presenta e mi dice di pensare positivo, giuro che lo ammazzo!!
A presto, e scusate il "trattato".

P.S. : dimenticavo. Vi state chiedendo: dove e chi sono gli alieni? Sono quelli che non pensano positivo. Sono quelli che pensano altro.