Translate

Visualizzazione post con etichetta storia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta storia. Mostra tutti i post

lunedì 15 marzo 2021

CI RISIAMO !



 COVID 19 - 2, la vendetta:

RIFLESSIONI


Dopo aver colorato l'Italia in bianco, giallo, arancione e rosso per distinguere le regioni secondo il RT (percentuale contagi), motivi arcani hanno gettato una bella secchiata di rosso su quasi tutta la penisola etichettandola come nazione ad alto rischio Covid. Perché? Boh? Soprattutto: come mai, per esempio, da giallo, il Lazio è stato tinto di rosso nel giro di pochi giorni? 


Rumors sussurrano errori di calcolo o mancati aggiornamenti nei dati. In parole povere, chi di dovere si è basato su dati di due settimane prima.

Ma potrebbe essere altro.

Sta di fatto che molti italiani si trovano di nuovo a relegarsi in casa per almeno tre settimane, Pasqua inclusa, con le ormai note conseguenze: per molti, ovvero: niente lavoro, niente soldi. D' accordo, ci sono i bonus, ma i soldi non entrano in tasca o in banca, il giorno dopo. 


Alcuni aspettano la cassa integrazione dallo scorso anno. Sì sa che in Italia i tempi d'attesa per ottenere un diritto sono biblici. 

Ma il punto non è questo.

Non è solo questo. 

Pausa lockdown: tre settimane.


L' anno scorso la pausa durò due mesi al termine dei quali la curva dei contagi sembrava essersi spianata, ma non del tutto. 

L'estate parve sistemare le cose illudendoci di essere usciti dal pericolo. Neanche per sogno! 

A settembre, ritornati al lavoro, riaperte le scuole, il Covid è riesploso più vispo di prima costringendo il Governo a riapplicare restrizioni anti-pandemia. Non solo non sono servite ma il virus, come ogni buon virus che sia rispettato, ha procreato, partorendo varianti sparse nel globo: inglese, brasiliana, nigeriana & Co. Risultato: riecco il lockdown! Basteranno tre settimane?


No. Ora c' è il vaccino, anzi! Varie edizioni di vaccini, prodotte in vari paesi del mondo tra cui anche l' Italia. Saranno efficaci? Forse. Al momento, le notizie sono focalizzate sugli effetti collaterali, ingigantite dai no-vax, cioè coloro che "non mi vaccino neanche sotto tortura!" per principio, perché sono, in ogni caso, contrari alla sola idea del vaccinarsi, indipendentemente dalla situazione, chiusi a riccio nel guscio del loro egoismo.


Tuttavia, al di là di queste convinzioni, giuste o sbagliate che siano, la questione è un' altra: chi ha qualche anno (nato dopo la Guerra e oltre) ricorderà senz'altro la famosa tri-valente, vaccino contro vaiolo, difterite e tetano, oppure il popolare anti-polio, contro la terribile poliomielite. Questi vaccini erano seguiti da "richiami", ovvero, puntate seguenti ogni tanto tempo allo scopo di rafforzare le difese organiche contro i temibili morbi. Ebbene, le ondate vaccinatòrie sono durate non anni, decenni, alla fine delle quali, malattie come il vaiolo e la difterite sono scomparse dalla lista nera delle calamità sanitarie mondiali. Ripeto: anni! E noi pensiamo davvero che una campagna vaccinatoria, seppur globale contro il Covid, debelli il virus come farebbe la bacchetta magica di un mago, in poco tempo? Se lo pensiamo siamo degli illusi. Il Covid incomberà su di noi per un bel po'. 


E ancora: siamo sicuri che, in caso positivo, alla fine tutto torni come prima della pandemia? Se sì, siamo ulteriormente illusi. 

L' episodio ci ha segnato in modo indelebile; ci ha indotto pian piano a cambiare abitudini, atteggiamenti e comportamenti verso la vita e il nostro prossimo.

I cambiamenti sono stati in meglio? Non è scontato. Il maggior isolamento e i forzati ridotti contatti coi nostri simili sembra ci abbiano in qualche modo inaridito. Non siamo più tanto disponibili come prima. 

Qualcuno vuole che sia così?


Qualcuno sta manovrando per separarci, tenerci lontani perché? Per manipolarci meglio?

I complottisti vanno a nozze con questa teoria e, forse, non è poi del tutto bizzarra e sbagliata. Presi da soli siamo più vulnerabili e sensibili a vari messaggi mirati. Il proverbio: l' unione fa la forza non è solo un motto, è una verità. Se sì coalizza, la massa può essere un'arma letale contro chi vuole maneggiarla e piegarla ad una qualsiasi volontà malvagia. Il guaio è che la massa appare inerte, quasi rassegnata ad un triste destino pecoresco.


O è soltanto un' impressione? Perché se è soltanto un'impressione; se la massa sta preparando qualcosa, l'esplosione del Vesuvio sarà nulla confronto la reazione della gente arci-stufa di essere manipolata e canzonata. Malgrado esiti, talvolta deludenti, la Storia insegna che quando certi livelli di tolleranza verso situazioni sgradevoli sono superati, i popoli si fanno sentire e sono guai per chi ha esagerato nell'imporre quelle situazioni.


giovedì 2 marzo 2017

DIVINA BESTIA




In principio fu l'animale.
In mancanza di riferimenti concreti a divinità più o meno esistenti, i nostri antenati, a cominciare dai primitivi, hanno sentito la necessità di iconizzare entità superiori a loro che essi non riuscivano a vedere, ma forse percepivano a pelle o a sensitività.
In altre parole più semplici e povere, l'Uomo ha sempre cercato qualcosa o qualcuno che fosse in grado di sbrigare grane, apparentemente impossibili da risolvere per le semplici menti ed anime terrene, dando origine così al sentimento religioso o, più pedestremente, al divino o al sovrannaturale, e ha voluto raffigurarle con immagini che potessero dar loro un'idea concreta di chi stessero effettivamente adorando.
Passeggiando per la Storia approdiamo alle antiche civiltà: Fenici, Ittiti, Babilonesi ma, soprattutto Egiziani, che avevano scelto un bue, Api, ed un cane: Anubi, come materializzazione visiva di due dei loro dèi, tanto per farsi un'idea di quanto i nostri avi tenessero in considerazione le creature del mondo animale.

Nella Bibbia si legge e si apprende che, credendo di aver perso per strada il loro Dio, un manipolo di suoi adoratori lo avessero sostituito con un ovino, ricoprendo il suo vello con oro per aver qualcosa di visibile da venerare.  

Alt! Non ho intenzione di scrivere un trattato sulle religioni antiche, né tanto meno un vademecum sulle rappresentazioni delle entità divine, bensì una riflessione su come ora, nel 21^ secolo, in piena epoca tecnologica, gli umani sembrano dedicare molto del loro tempo ma, soprattutto, delle loro sostanze, agli amici quadrupedi, bipedi, pelosi o piumosi, anteponendo la loro importanza, in certi casi, a quella dei nostri simili, cadendo così in esagerazioni ridicole, patetiche e, talvolta, anche piuttosto fastidiose.

Sono la prima ad affermare che ai nostri amici non parlanti nessuno ha il diritto di far del male e che il farlo è segno di profonda e riprovevole crudeltà ed inciviltà, ma arrivare a destinare il proprio patrimonio economico al loro mantenimento piuttosto che ad un essere umano in palese necessità di aiuto, perfino il Pontefice si è espresso in tema dichiarando lui medesimo che è assurdo ed anche ingiusto.

Insomma, gente, un po' di moderazione e raziocinio non guasterebbe !

Siamo d'accordo che, a volte, gli esseri umani si comportano e reagiscono peggio degli animali, per giunta con l'uso del cervello, cosa che spinge molti a pronunciare la fatidica e ormai retorica frase: più conosco gli uomini, più amo gli animali, ma a tutto c'è un limite e qui, i limiti vengono spesso superati in un delirio di amore verso la categoria, che porta a pensare ad un progressivo e preoccupante affievolirsi della capacità di comunicazione fra di noi. La dedizione a 360 gradi verso le bestiole nasconde in realtà - e poi neanche tanto - il non saper più parlare agli umani, il non volerci più parlare per timore di essere feriti, - siamo diventati suscettibili in maniera impressionante! -  e, last but not least, l'ancor minore desiderio di crescere ed evolversi. Dedicarsi a loro h24, parlare a loro e con loro, mostrando il rifiuto del mondo umano equivale a voler uscire dal reale, sottraendosi anche alle più piccole responsabilità che la vita ci presenta. E questo non è per nulla ragionevole.


Quindi, signori, diamoci una regolata ed una ridimensionata. Occuparci ed accudire i nostri amici di cui sopra è bello e nobile, ma affacciamoci anche al balcone del nostro vicino e chiediamogli se ha bisogno di qualcosa. E se lo ha, e noi possiamo darglielo o, almeno aiutarlo ad ottenere, proviamoci! Non penso che ne trarremo un grosso danno. 

giovedì 19 dicembre 2013

Gli alieni, la crisi e il pensiero positivo


2o caso di ipocrisia.

Stiamo con le pezze al sedere; è inutile negarlo, è superfluo nascondersi dietro ad un dito. E' così. Ma una delle frasi che serpeggiano fra i poveri esseri umani che cercano di barcamenarsi  e sbarcare il lunario arrancando per arrivare alla fine della settimana (alla fine del mese, ormai, è fantascienza demenziale!) è: pensiamo positivo.
Dove? Come?
Siamo immersi in una delle crisi economiche più gravi che abbia colpito l'umanità ma, strano a dirsi, tutti sembrano meravigliati di trovarsi in tale situazione. Eppure non è la prima volta. I nostri avi di una precedente generazione dovrebbero ricordare la crisi che colpì mezzo mondo nel lontano 1929. Provo a rinfrescare la memoria annotando ciò che ho appreso da racconti di testimonianze lasciate da chi l' ha vissuta ed è ancora al mondo per rammentare l'episodio. A seguito di pesanti ed ardite speculazioni bancarie, attuate da alcuni spericolati finanzieri con pochissimi scrupoli se non quello di arricchirsi, mezza popolazione degli Stati Uniti si ritrovò, un venerdì di ottobre, nel giro di poche ore, senza un centesimo, letteralmente in mezzo alla strada, con l'unica prospettiva di cercare un ponte o un edificio abbastanza alto da assicurare morte istantanea dopo un volo di decine di metri. Cos' altro era successo però? Si era verificata una superproduzione di tutto che aveva riempito i magazzini di molte fabbriche, rimanendo lì, invenduto per mesi. Risultato: licenziamenti a raffica per mancanza di richiesta di merce, e dunque di lavoro per produrre altra merce; successiva, dilagante, devastante disoccupazione con conseguente, logica, carenza di denaro; svalutazione della moneta e tutto il resto. Com'è accaduto ora, è avvenuto allora. Partita dagli Stati Uniti, la crisi economica era approdata anche in Europa prosciugando le tasche degli abitanti e anche qui, svalutazione delle monete (in Germania, si era arrivati ad andare a far la spesa col carrello pieno di soldi, costando una pagnotta migliaia di marchi), scene di disperazione e suicidi a catena.
Quant'è durata la crisi?
Che si sappia, il primo mondo, quello industrializzato, ha ricominciato a respirare dopo la 2a Guerra Mondiale, quindi, c'è voluto un conflitto di proporzioni quasi planetarie per rimettere le cose a posto. Negli Stati Uniti Roosevelt ha risolto anche col New Deal, incrementando al massimo l'edilizia, progettando e dando l'ordine di costruire migliaia di nuovi edifici in tutto il territorio statunitense, ma questo è successo prima della guerra mondiale. Il conflitto ha svuotato le cantine americane piene di armi, contribuendo ulteriormente a riempire le casseforti degli stati e delle banche, ma ha anche svuotato le case seppellendo milioni di morti, soprattutto in Europa, sotto le macerie dei bombardamenti a tappeto, spesso operati alla cieca, senza nemmeno vedere cosa si stesse bombardando.  Tuttavia, quanto all'incremento dell'edilizia, molti capi di governo di altri stati hanno seguito l' esempio di Roosevelt e, pian piano, l'economia è ripartita fino a raggiungere livelli paradisiaci tra la fine degli anni '50 e la prima metà degli anni '60. Calcolatrice alla mano, dalla crisi economica, scoppiata nel 1929, si è usciti, non indenni, dopo la guerra, tra la fine degli anni '40 e la metà degli anni '50, dunque dopo circa una ventina d'anni.
Corsi e ricorsi.
L'economia va così ma in quanti lo sanno a parte gli specialisti?
E' una continua altalena fra periodi di vacche grasse e periodi di vacche magre.
Sembra che sia quasi un fenomeno fisiologico, ma lo è davvero e adesso siamo di nuovo nella fase delle vacche magre, scheletriche, anche stavolta a causa di manovre finanziarie sbagliate operate in territorio a stelle e strisce, anche stavolta per overdose di tutto. Abbiamo ammucchiato tanto, forse troppo, e/o forse le cause sono da ricercare anche altrove, fatto è che di nuovo mezzo mondo è precipitato nel baratro della disoccupazione e della povertà senza neanche il conforto e la prospettiva di poter puntare su una soluzione immediatamente attuabile come fu quella dell'edilizia 70 anni fa. Ora di case ce ne sono anche troppe e i movimenti ambientalisti, a ragione, spesso si oppongono ad ennesime colate di cemento laddove si sono create - o sono state create - bellissime oasi naturali che devono rimanere tali nella loro funzione di polmoni verdi del pianeta.
All'epoca di Roosevelt, della tutela dell'ambiente se ne fregavano alla grande, ma erano altri tempi.
Si può tuttavia sempre puntare sul restauro delle costruzioni già esistenti, restituendo loro l' antico splendore. Già questo sarebbe un passo verso una pur timida ripresa.
Però.....c'è un "ma": l'eterna mancanza di fondi per dar corpo al nobile intento.
Dove diavolo sono finiti i fondi?
Perché non ci sono mai?
Sui social networks impazzano e si susseguono senza sosta posts agguerriti, pieni di rabbia - giustificata - esprimenti il disgusto, il disprezzo verso una classe politica - la nostra - rea di aver fatto sparire miliardi - ora milioni di euro - racimolati con pressione fiscale da asfissia sui contribuenti i quali, tra l'altro, non si sono visti rendere indietro i loro soldi in servizi da Paese civile. Ma non so quanto questa forma di protesta possa essere utile se non come valvola di sfogo per esternare una profonda amarezza. Non credo che basti. Potrebbe, al limite, lenire in parte la frustrazione cocente che si prova quando ci si vede immobili, impotenti a fare qualunque cosa.
Il lavoro non si trova: il pubblico impiego non assume, l'attività in proprio corre incontro al rischio di non essere adeguatamente corrisposta. Si arriva a prostituirsi non nell'accezione sessuale del verbo, bensì a quella, forse ancor più avvilente di accettare infimi incarichi per infimi compensi. E' accaduto anche nel '29; sta ripetendosi ora, se non addirittura in modalità peggiore, ed è successo in qualsiasi altro periodo di crisi che l'umanità abbia attraversato nel corso della sua storia millenaria, quindi, invece di stupirsi e postare invettive contro il governo su Facebook o Twitter , bisognerebbe farsi venire qualche idea.
Intendiamoci subito: non è vero che incazzarsi faccia male, anzi!
Finiamola con questo luogo comune !
L'aumento esponenziale di molte patologie gravi è dato dalla tendenza - sbagliata - e dalla concezione - sbagliata anche quella! - di trattenere le emozioni all'interno del nostro animo, esibendo una falsissima calma e un altrettanto falso distacco dalle passioni terrene, come predica il Buddhismo, col risultato negativo di un logorio e di una corrosione fisica e psichica deleteria che porta, appunto, il fisico ad ammalarsi e a deteriorarsi. Qualcuno chiederà: ma allora cosa devo fare? Prendere il mio prossimo per il collo, sbatterlo contro il primo muro che trovo e, magari, ammazzarlo?
Ragazzi, strappiamo una volta per tutte il velo pietoso dell'ipocrisia!!!
Oltre a rimpinguare le casse degli Stati, le guerre servono come valvola di sfogo all'aggressività e ad operare una regolare, periodica selezione naturale della popolazione, evitando il sovrannumero.  Se non ci fossero (state) le guerre, a quest'ora sulla Terra saremmo almeno in 20 miliardi a meno che non fosse stato inventato qualche altro metodo per tenere in parità nascite e decessi.
Scherzo, naturalmente, ma questo è un invito a riflettere con attenzione su alcuni eccessi di "buonismo" , spesso, secondo me, decisamente fuori luogo per l'epoca in cui stiamo vivendo.
Torno a bomba: il pensiero positivo.
Mi viene l'orticaria solo a sentirlo nominare e mi suona come i mantra di Scientology: autostima e pensiero positivo in cambio di ingenti sovvenzioni. A loro. Ma va'!!
Nonché io inciti a lasciarsi andare alla disperazione, ma se avete avuto il coraggio e la pazienza di leggere il mio sproloquio, e se conoscete bene e ricordate la storia con la "S" maiuscola, le crisi non sono finite il giorno dopo, ergo, neppure questa finirà domani.
Allora, direte: dobbiamo rassegnarci? Subire passivamente senza reagire? Adattarci al peggio, vivendo di sola speranza in un domani migliore?
No. Perché? Cos'abbiamo fatto di male per meritarcelo? D'accordo: abbiamo messo al governo un bel pool di incompetenti ma, in occasione di elezioni politiche, non abbiamo mai avuto molta scelta. Come diceva Montanelli: abbiamo sempre dovuto votare turandoci il naso.
Nonostante alcuni di essi siano laureati in discipline economiche, i nostri politici brillano per non capire un tubo di economia, assorbiti come sono nell' unico loro obiettivo che consiste nell'arraffare più denaro possibile approfittando vigliaccamente dell'esser riusciti a sedersi su quelle poltrone di velluto rosso le quali portano loro migliaia di euro al mese, distogliendoli dalla visuale della situazione in cui versa l'Italia, non permettendo loro di capire che, continuando in questo modo, non solo non si uscirà dalla crisi, ma si rotolerà verso il precipizio della miseria con conseguente blocco di qualunque attività che sia produttiva o di altro genere, facendo scivolare il Paese verso il default, se già non ci è arrivato.
E' cronaca di oggi il crollo del 40% sulle prenotazioni nei ristoranti per il cenone di Capodanno; è cronaca di oggi la ola di lamenti proveniente dal mondo del commercio che vede i negozi vuoti anche a ridosso delle imminenti feste natalizie.
Dove sono finiti i soldi che gli Italiani hanno elargito al Fisco?
In qualche conto corrente depositato nelle sicure banche off shore di paradisi fiscali?
Bene. E allora cerchiamo e assoldiamo un pool di esperti informatici, hackers agguerriti ed inarrestabili, per stanare questi conti e ricattare i governanti in questi termini: o ci (ri)date un pò di soldi, o noi mettiamo i vostri in rete, alla vista di tutti.
Idea pazzesca? Fantascientifica? Difficilmente realizzabile? Forse, ma in questo momento è l'unica che mi è venuta. D'altro canto, più che di spada, è doloroso ferire di tasca. Però, pensare positivo e vivere di speranza, mi sembra una soluzione ancora più assurda e patetica.
Il prossimo che mi si presenta e mi dice di pensare positivo, giuro che lo ammazzo!!
A presto, e scusate il "trattato".

P.S. : dimenticavo. Vi state chiedendo: dove e chi sono gli alieni? Sono quelli che non pensano positivo. Sono quelli che pensano altro.