2o caso di ipocrisia.
Stiamo
con le pezze al sedere; è inutile negarlo, è superfluo nascondersi dietro ad un
dito. E' così. Ma una delle frasi che serpeggiano fra i poveri esseri umani che
cercano di barcamenarsi e sbarcare il
lunario arrancando per arrivare alla fine della settimana (alla fine del mese,
ormai, è fantascienza demenziale!) è: pensiamo positivo.
Dove?
Come?
Siamo
immersi in una delle crisi economiche più gravi che abbia colpito l'umanità ma,
strano a dirsi, tutti sembrano meravigliati di trovarsi in tale situazione.
Eppure non è la prima volta. I nostri avi di una precedente generazione
dovrebbero ricordare la crisi che colpì mezzo mondo nel lontano 1929. Provo a
rinfrescare la memoria annotando ciò che ho appreso da racconti di
testimonianze lasciate da chi l' ha vissuta ed è ancora al mondo per rammentare
l'episodio. A seguito di pesanti ed ardite speculazioni bancarie, attuate da
alcuni spericolati finanzieri con pochissimi scrupoli se non quello di
arricchirsi, mezza popolazione degli Stati Uniti si ritrovò, un venerdì di
ottobre, nel giro di poche ore, senza un centesimo, letteralmente in mezzo alla
strada, con l'unica prospettiva di cercare un ponte o un edificio abbastanza
alto da assicurare morte istantanea dopo un volo di decine di metri. Cos' altro
era successo però? Si era verificata una superproduzione di tutto che aveva
riempito i magazzini di molte fabbriche, rimanendo lì, invenduto per mesi.
Risultato: licenziamenti a raffica per mancanza di richiesta di merce, e dunque
di lavoro per produrre altra merce; successiva, dilagante, devastante
disoccupazione con conseguente, logica, carenza di denaro; svalutazione della
moneta e tutto il resto. Com'è accaduto ora, è avvenuto allora. Partita dagli
Stati Uniti, la crisi economica era approdata anche in Europa prosciugando le
tasche degli abitanti e anche qui, svalutazione delle monete (in Germania, si
era arrivati ad andare a far la spesa col carrello pieno di soldi, costando una
pagnotta migliaia di marchi), scene di disperazione e suicidi a catena.
Quant'è
durata la crisi?
Che
si sappia, il primo mondo, quello industrializzato, ha ricominciato a respirare
dopo la 2a Guerra Mondiale, quindi, c'è voluto un conflitto di proporzioni
quasi planetarie per rimettere le cose a posto. Negli Stati Uniti Roosevelt ha
risolto anche col New Deal, incrementando al massimo l'edilizia, progettando e dando
l'ordine di costruire migliaia di nuovi edifici in tutto il territorio
statunitense, ma questo è successo prima della guerra mondiale. Il conflitto ha
svuotato le cantine americane piene di armi, contribuendo ulteriormente a
riempire le casseforti degli stati e delle banche, ma ha anche svuotato le case
seppellendo milioni di morti, soprattutto in Europa, sotto le macerie dei
bombardamenti a tappeto, spesso operati alla cieca, senza nemmeno vedere cosa
si stesse bombardando. Tuttavia, quanto
all'incremento dell'edilizia, molti capi di governo di altri stati hanno
seguito l' esempio di Roosevelt e, pian piano, l'economia è ripartita fino a
raggiungere livelli paradisiaci tra la fine degli anni '50 e la prima metà
degli anni '60. Calcolatrice alla mano, dalla crisi economica, scoppiata nel
1929, si è usciti, non indenni, dopo la guerra, tra la fine degli anni '40 e la
metà degli anni '50, dunque dopo circa una ventina d'anni.
Corsi
e ricorsi.
L'economia
va così ma in quanti lo sanno a parte gli specialisti?
E'
una continua altalena fra periodi di vacche grasse e periodi di vacche magre.
Sembra
che sia quasi un fenomeno fisiologico, ma lo è davvero e adesso siamo di nuovo
nella fase delle vacche magre, scheletriche, anche stavolta a causa di manovre
finanziarie sbagliate operate in territorio a stelle e strisce, anche stavolta
per overdose di tutto. Abbiamo ammucchiato tanto, forse troppo, e/o forse le
cause sono da ricercare anche altrove, fatto è che di nuovo mezzo mondo è
precipitato nel baratro della disoccupazione e della povertà senza neanche il
conforto e la prospettiva di poter puntare su una soluzione immediatamente
attuabile come fu quella dell'edilizia 70 anni fa. Ora di case ce ne sono anche
troppe e i movimenti ambientalisti, a ragione, spesso si oppongono ad ennesime
colate di cemento laddove si sono create - o sono state create - bellissime oasi
naturali che devono rimanere tali nella loro funzione di polmoni verdi del
pianeta.
All'epoca
di Roosevelt, della tutela dell'ambiente se ne fregavano alla grande, ma erano
altri tempi.
Si
può tuttavia sempre puntare sul restauro delle costruzioni già esistenti,
restituendo loro l' antico splendore. Già questo sarebbe un passo verso una pur
timida ripresa.
Però.....c'è
un "ma": l'eterna mancanza di fondi per dar corpo al nobile intento.
Dove
diavolo sono finiti i fondi?
Perché
non ci sono mai?
Sui
social networks impazzano e si susseguono senza sosta posts agguerriti, pieni
di rabbia - giustificata - esprimenti il disgusto, il disprezzo verso una
classe politica - la nostra - rea di aver fatto sparire miliardi - ora milioni
di euro - racimolati con pressione fiscale da asfissia sui contribuenti i
quali, tra l'altro, non si sono visti rendere indietro i loro soldi in servizi
da Paese civile. Ma non so quanto questa forma di protesta possa essere utile
se non come valvola di sfogo per esternare una profonda amarezza. Non credo che
basti. Potrebbe, al limite, lenire in parte la frustrazione cocente che si
prova quando ci si vede immobili, impotenti a fare qualunque cosa.
Il
lavoro non si trova: il pubblico impiego non assume, l'attività in proprio
corre incontro al rischio di non essere adeguatamente corrisposta. Si arriva a
prostituirsi non nell'accezione sessuale del verbo, bensì a quella, forse ancor
più avvilente di accettare infimi incarichi per infimi compensi. E' accaduto
anche nel '29; sta ripetendosi ora, se non addirittura in modalità peggiore, ed
è successo in qualsiasi altro periodo di crisi che l'umanità abbia attraversato
nel corso della sua storia millenaria, quindi, invece di stupirsi e postare
invettive contro il governo su Facebook o Twitter , bisognerebbe farsi venire
qualche idea.
Intendiamoci
subito: non è vero che incazzarsi faccia male, anzi!
Finiamola
con questo luogo comune !
L'aumento
esponenziale di molte patologie gravi è dato dalla tendenza - sbagliata - e
dalla concezione - sbagliata anche quella! - di trattenere le emozioni
all'interno del nostro animo, esibendo una falsissima calma e un altrettanto
falso distacco dalle passioni terrene, come predica il Buddhismo, col risultato
negativo di un logorio e di una corrosione fisica e psichica deleteria che
porta, appunto, il fisico ad ammalarsi e a deteriorarsi. Qualcuno chiederà: ma
allora cosa devo fare? Prendere il mio prossimo per il collo, sbatterlo contro
il primo muro che trovo e, magari, ammazzarlo?
Ragazzi,
strappiamo una volta per tutte il velo pietoso dell'ipocrisia!!!
Oltre
a rimpinguare le casse degli Stati, le guerre servono come valvola di sfogo
all'aggressività e ad operare una regolare, periodica selezione naturale della
popolazione, evitando il sovrannumero. Se
non ci fossero (state) le guerre, a quest'ora sulla Terra saremmo almeno in 20
miliardi a meno che non fosse stato inventato qualche altro metodo per tenere in
parità nascite e decessi.
Scherzo,
naturalmente, ma questo è un invito a riflettere con attenzione su alcuni
eccessi di "buonismo" , spesso, secondo me, decisamente fuori luogo
per l'epoca in cui stiamo vivendo.
Torno a bomba: il pensiero positivo.
Mi
viene l'orticaria solo a sentirlo nominare e mi suona come i mantra di
Scientology: autostima e pensiero positivo in cambio di ingenti sovvenzioni. A
loro. Ma va'!!
Nonché
io inciti a lasciarsi andare alla disperazione, ma se avete avuto il coraggio e
la pazienza di leggere il mio sproloquio, e se conoscete bene e ricordate la
storia con la "S" maiuscola, le crisi non sono finite il giorno dopo,
ergo, neppure questa finirà domani.
Allora,
direte: dobbiamo rassegnarci? Subire passivamente senza reagire? Adattarci al
peggio, vivendo di sola speranza in un domani migliore?
No.
Perché? Cos'abbiamo fatto di male per meritarcelo? D'accordo: abbiamo messo al
governo un bel pool di incompetenti ma, in occasione di elezioni politiche, non
abbiamo mai avuto molta scelta. Come diceva Montanelli: abbiamo sempre dovuto
votare turandoci il naso.
Nonostante
alcuni di essi siano laureati in discipline economiche, i nostri politici
brillano per non capire un tubo di economia, assorbiti come sono nell' unico
loro obiettivo che consiste nell'arraffare più denaro possibile approfittando
vigliaccamente dell'esser riusciti a sedersi su quelle poltrone di velluto
rosso le quali portano loro migliaia di euro al mese, distogliendoli dalla
visuale della situazione in cui versa l'Italia, non permettendo loro di capire che,
continuando in questo modo, non solo non si uscirà dalla crisi, ma si rotolerà
verso il precipizio della miseria con conseguente blocco di qualunque attività
che sia produttiva o di altro genere, facendo scivolare il Paese verso il
default, se già non ci è arrivato.
E'
cronaca di oggi il crollo del 40% sulle prenotazioni nei ristoranti per il
cenone di Capodanno; è cronaca di oggi la ola di lamenti proveniente dal mondo
del commercio che vede i negozi vuoti anche a ridosso delle imminenti feste
natalizie.
Dove
sono finiti i soldi che gli Italiani hanno elargito al Fisco?
In
qualche conto corrente depositato nelle sicure banche off shore di paradisi
fiscali?
Bene.
E allora cerchiamo e assoldiamo un pool di esperti informatici, hackers agguerriti
ed inarrestabili, per stanare questi conti e ricattare i governanti in questi
termini: o ci (ri)date un pò di soldi, o noi mettiamo i vostri in rete, alla
vista di tutti.
Idea
pazzesca? Fantascientifica? Difficilmente realizzabile? Forse, ma in questo
momento è l'unica che mi è venuta. D'altro canto, più che di spada, è doloroso
ferire di tasca. Però, pensare positivo e vivere di speranza, mi sembra una
soluzione ancora più assurda e patetica.
Il
prossimo che mi si presenta e mi dice di pensare positivo, giuro che lo
ammazzo!!
A
presto, e scusate il "trattato".
P.S.
: dimenticavo. Vi state chiedendo: dove e chi sono gli alieni? Sono quelli che
non pensano positivo. Sono quelli che pensano altro.