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mercoledì 4 febbraio 2015

CATTIVI SI NASCE?






Il celebre filosofo francese illuminista Rousseau sosteneva che l'Uomo nasce buono poi col crescere si incattivisce.
A chi attribuire la colpa di tale inasprimento di carattere? Alla società? In effetti, in molti casi la società diventa una specie di parafulmine che raccoglie tutta la scontentezza degli esseri umani i quali non sempre possono prendersela con i governi dei Paesi in cui vivono (l'Italia è uno di quei Paesi che può permetterselo) e devono trovare un altro capro espiatorio che si prenda la responsabilità di tutte le cose che non vanno.
Indubbiamente la società gioca il suo ruolo pretendendo da chi la frequenta - cioè tutti noi - atteggiamenti e comportamenti che spesso violentano la vera natura dell'Uomo costringendolo a vivere situazioni che non piacciono ma che deve affrontare e sostenere in nome della convivenza pacifica e civile, la quale, sovente, sfiora l'ipocrisia se non addirittura ci (si) immerge dentro fino al collo.
L'inacidimento dell'animo umano poi, si aggrava in certi individui, forse particolarmente sensibili e/o vulnerabili e/o fragili, a causa della mancata accettazione, del mancato adattamento e/o dell'impossibilita, o incapacità di cambiare tali situazioni.
In sintesi: chi si alza la mattina, imbraccia un'arma, stermina la famiglia, o una famiglia, oppure compie genericamente una strage, e lo fa perché non gli piace il mondo, lo vorrebbe diverso ma vede che non è in grado di cambiarlo, o non gli è obiettivamente possibile farlo, dà i numeri, è matto di suo o ha sbroccato? Alcuni fatti che accadono lo lasciano istintivamente pensare. Certi crimini efferati portano noi, cosiddetti "normali", a commentare fino a quali livelli la crudeltà umana può spingersi sia nelle modalità in cui essa si manifesta, sia negli scopi che vuole raggiungere, sia nella tipologia dei suoi obiettivi - nei casi in cui questi vedano coinvolti i bambini o gli animali - senza tuttavia chiederci il perché questi crimini siano effettivamente stati compiuti. Oppure ce lo chiediamo ma non diamo il giusto tempo alle risposte di arrivare a noi chiare ed esaurienti. Si, perché se dessimo questo tempo, le risposte giungerebbero, appunto, chiare ed esaurienti in quanto tutto, anche le cose più strane ed assurde, ha una spiegazione.

Alcuni esempi pratici:
handycap e aspetto fisico:
E' veramente facile accettare un handycap fisico leggero o grave che sia? Mi è giunto alle orecchie di no. Mi è giunto alle orecchie che, in realtà, nonostante le apparenze - i sorrisi e gli atteggiamenti rassegnati in pubblico (molti dicono: avrebbe potuto andare peggio!), -  in privato, gli interessati bestemmiano come scaricatori di porto maledicendo il Pantheon, la famiglia o il DNA per non aver fatto un buon lavoro e alcuni crimini, commessi anche in passato, hanno avuto come autori persone colpite da handycap fisici o mentali, segno questo di profonda rabbia repressa per non essere come gli altri. Si, perché, nonostante si parli sempre di parità fra normo - abili e diversamente abili (definizione ipocrita del cavolo!), questa parità, a dire il vero, non esiste. Non solo, ma la società, in fondo, ama la perfezione, sebbene non lo dica mai con la dovuta franchezza.
La bellezza e la perfezione sono armoniose, piacevoli da vedere; danno senso di pace, serenità e trasmettono buon umore; al contrario, la bruttezza, l'imperfezione, il difetto fisico disturbano vista, mente e cuore, agitano gli animi, eccitano i nervi in modo negativo. Vai a raccontarlo a chi è, o chi si sente brutto e quindi non ben accolto dalla comunità umana e convincilo del contrario!

Ricchezza e povertà:
I ricchi esistono, i poveri pure e, specie in quest'ultimo periodo di crisi economica, i secondi hanno abbondantemente superato i primi. Ora, se si tolgono gli Indiani i quali, per motivi religiosi e culturali del loro Paese, credono di essere nati poveri a causa del Kharma e si rassegnano a vivere un ciclo della loro vita in mezzo alla strada e alla sporcizia, i secondi, cioè i poveri, si rassegnano molto meno e ambiscono spesso a mettersi in pari con i primi compiendo, dunque, atti maldestri poiché non digeriscono bene l'idea di affrontare sacrifici dovuti alla mancanza di mezzi per vivere. Ultimamente però, è diventato difficile anche delinquere nel furto in quanto le vittime hanno cominciato a reagire con le armi - se e quando le hanno - e a farsi giustizia da sole, visto che la giustizia ufficiale fa cilecca. Non si riesce più nemmeno a rubare e ciò potrebbe generare rabbia se non si sa in che altro modo arrivare a fine mese.

Femminicidi:
(termine orrendo che ha il sapore sgradevole di selvatico e umiliante per il genere femminile). Un uomo uccide una donna perché questa lo ha rifiutato. Più che alla società, la colpa andrebbe scaricata sulla famiglia che ha educato quest'uomo all'eterno "sì"  a tutto, o non lo ha informato che esiste anche la parolina, purtroppo spiacevole, del "no". Una situazione economica, eventualmente disagiata, potrebbe fare da detonatore ad una miccia sempre accesa e "l'uomo che non deve chiedere mai" sopprime la donna per aver pronunciato quel maledetto monosillabo, anche per momentanea mancanza di mezzi per sopravvivere.
In aggiunta, sfortunatamente, alcuni esemplari del genere femminile si dimostrano non abbastanza forti da opporsi e reagire per primi per paura o, peggio ancora, con la mai riposta speranza - che io definirei pia illusione - di cambiare la natura del loro partner.

Infanticidi:
Che dire di questo tipo di azioni? Una donna uccide il proprio figlio, forse l'atto di violenza più deprecabile e deplorevole che esista. Apparentemente non giustificabile in alcun modo.

Ma in questi esempi esiste un comune denominatore che si chiama: esasperazione, ovvero: il raggiungimento e il superamento di un livello di sopportazione di un certo stato, che non permette più di accettare oltre il rifiuto oggettivo della propria condizione negativa da parte degli altri, o la costante sensazione del sentirsi rifiutati dal nostro prossimo, di non sentirsi compresi e/o, come ho detto prima, l'incapacità o l'impossibilità di modificare questa situazione. C'è chi impiega molto tempo ad arrivarci e c'è chi, invece, ci arriva presto ma, attenzione ! I primi sono i più pericolosi poiché accumulano quantitativi di stress che poi esplode in modalità pliniana, ossia, ad effetto Vesuvio, con conseguenze catastrofiche che forniscono la spiegazione alle famose...inspiegabili stragi!

Spesso ci sentiamo dire, o ci sorprendiamo a dire a chi vediamo che è giunto al limite della tolleranza: porta pazienza, ma chi ce lo dice, o a chi lo diciamo, non è nei nostri panni, e/o noi non siamo nei loro. E su questo punto bisognerebbe riflettere bene e a lungo. 

Nel mio post precedente, - quello dedicato alla psicologia e agli psicologi, - ho accennato al dover avere, da parte di questa categoria di professionisti, la capacità di entrare nella testa dei loro assistiti per comprendere veramente e pienamente i loro disagi, capacità che comporterebbe il non essere del tutto "normali" per poterlo fare.
Non tutti sono - o siamo - in possesso di questa abilità, ma sarebbe sufficiente una briciola di immaginazione e intuizione per capire quando uno sta per dire: basta!
Ebbene: quel nostro simile non è cattivo. E' soltanto stufo di sentirsi dire: non ci piaci, o non ci piace ciò che fai, obiettivamente, o solo per partito preso, perché non rientra nei canoni del buon costume e del vivere civile.

Voglio chiarire però che, con questa mia considerazione, non intendo certo difendere i "cattivi", né giustificare i loro atti, ad ogni modo non esemplari, ma invitare chi leggerà - se vorrà - a non essere troppo superficiale nel giudicarli, e a pensare, anche solo per pochi istanti, che dietro al loro comportamento c'è una qualche ragione; c'è comunque, e sempre, un motivo che li conduce e li induce a muoversi negativamente nella vita e nel mondo. Niente è del tutto casuale.

Amen.

venerdì 22 agosto 2014

GLI ALIENI E LA MENTE UMANA







Nel panorama della narrativa mondiale di questi ultimi 20 anni e passa, è uscito un romanzo - che è poi stato trasposto magistralmente in uno dei migliori film del genere thriller mai visti al cinema, vincitore di 5 oscar, evento raro per una pellicola di color giallo - intitolato IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI, partorito dalla fantasia razionale - bell'ossimoro - di Thomas Harris, nel quale l'autore narra di un serial killer che rapisce ragazze, le seppellisce in un pozzo e le lascia morire d'inedia per poi ucciderle. Perché lo fa? Non si sa bene e non si conoscono bene i meccanismi della sua psiche malata ma una bella e prossima agente dell'F.B.I., Clarice Sterling, interpretata benissimo nel film da Jodie Foster, viene messa alla prova dall'Ufficio Investigativo proprio per scoprire l'identità dell'assassino e cercare di ca(r)pire quei  segreti efferati meccanismi. La bella Clarice ci riuscirà solo dopo aver chiesto aiuto ad Hannibal Lecter, psichiatra, neppure lui tanto normale, ma forse per questo in grado di comprendere cosa passa per la testa dell'omicida.
Cos' ha di anormale Hannibal Lecter? (interpretato da un grande Anthony Hopkins) E' diventato quasi cannibale. Prende a morsi la gente, pare cibarsi di carne umana, che a volte cucina personalmente trasformando il tutto in pietanze prelibate e raffinate, presentate anche in modo elegante, ma la sua aberrazione mentale, di sicuro scaturita e maturata dall'aver frequentato  e curato per anni individui gravemente disturbati, gli permette di entrare nel mondo oscuro e terribile di quelle menti alterate ed alienate e capire alla perfezione il perché dei loro atteggiamenti, comportamenti e delle eventuali deviazioni psichiche che spingono i suoi "clienti" a compiere questi gravi e talvolta rivoltanti delitti. Sia nel romanzo che nel film, nelle gole delle vittime vengono trovati (altre scene dure da digerire!) i bozzoli di una farfalla, emblema di un cambiamento di stato che sta verificandosi nel killer. Infatti, il killer è anche affetto da una crisi d'identità, soprattutto sessuale, che lo spinge a convertirsi da uomo a donna. Non vado oltre con la storia per non rovinare il prosieguo.
Perché ho parlato di questo film e del romanzo da cui è tratto?
Perché quest'opera dovrebbe essere letta, vista e considerata una sorta di bibbia specialmente per la categoria degli psicologi, in particolare quelli italiani, che sembrano invece molto legati e limitati nel seguire la letteratura - che comunque serve per aver un'idea della casistica in materia - piuttosto che i pazienti dei quali, in fondo, conoscono poco e paiono non voler scendere troppo in profondità nel voler capire cosa li disorienta. E' vero che Il Silenzio degli Innocenti è incentrato nella psichiatria, ma lo psichiatra è conseguentemente e necessariamente anche uno psicologo, dunque, uno specialista in menti disturbate che hanno bisogno di essere comprese. Attenzione! Comprese; non per forza curate. Alcuni individui, non del tutto normali, infatti, non chiedono di essere curati o redenti, affermando di vivere benissimo nelle loro "diversità cerebrali" ma solo capiti e capire con maggior esattezza cosa li affligge e perché.  Per il resto, stanno bene dove e come sono.
Uno psicanalista - di cui ora non ricordo il nome - dichiarò, tempo fa che la cura e la eventuale conseguente guarigione di un disagiato psicologico servivano più alla collettività che al disagiato in quanto garanzia del mantenimento dell'ordine nella società.
In altre parole, povere e semplici, il bravo psicologo dovrebbe essere lui stesso un pò "schizzato", almeno quanto basta per saper davvero accedere all'archivio disordinato del cervello del suo paziente. Non è facile ammetterlo ma è così.
Chi sono gli alieni in questo caso?

Più o meno tutti i personaggi da me citati in questo post, una categoria, senza dubbio, fuori dagli schemi e interessante.

venerdì 23 maggio 2014

EUROPA



Domenica 25 maggio si vota per rinnovare il Parlamento Europeo, ma su queste elezioni grava un senso di malcontento, soprattutto in Italia, perché?
Perché quella percentuale di Italiani, che riescono a guardare oltre il loro naso, avvertono quasi un alito di presa in giro da parte degli altri Paesi della Comunità i quali, a volte, paiono "sopportarci" in quanto fanalino di coda dei bilanci economici dell'Unione, senza chiedersi il motivo reale della nostra situazione.
Presto detto. 
Se in principio, dopo il conflitto mondiale, l'adesione dell'Italia a tale progetto era risultato conveniente, ora non lo è più tanto da un pò. Per tener dietro al treno europeo, l'Italia ha dovuto quasi rinunciare - e deve ancora - a molti beni prodotti nel territorio. Si trova a dover buttar via ettolitri di latte, nonché tonnellate di pomodori e frutta per rispettare regole e parametri stabiliti dai "grandi" della Comunità e per non opporre eccessiva concorrenza ad altri Stati produttori degli stessi beni, vedendosi costretta a mantenere prezzi alti di tali prodotti a discapito, specie ora che si trova strangolata da una crisi economica senza precedenti, delle categorie sociali più sfortunate.
Alcuni Stati del Nord Europa poi, hanno trovato il sistema di coltivare prodotti mediterranei in serra, riducendo ulteriormente le nostre esportazioni verso quei Paesi.
In compenso, anche per le sue peculiarità geografiche, l'Italia si trova praticamente a dover assolvere solo obblighi come l'affrontare il pesante afflusso d'immigrazione da ogni dove, con le conseguenze che tale problema apporta alla nostra già disastrata economia.
In parole povere, l'Italia è economicamente quasi all'ultimo posto, ma è al primo a dover togliere le castagne dal fuoco quando queste sono bollenti e intoccabili. Grazie U.E. !!
Allora, che fare?
Uscire dall'Unione?
Non pochi lo auspicano fra cui anche forze politiche nuove ma, in questo, caso ci si domanda: e poi? Con chi facciamo affari? Con l'Africa? Col Medio Oriente? Non contando gli inconvenienti che verrebbero a crearsi nella circolazione all'interno dei Paesi della Comunità.
Sarebbe ora di farci sentire e non rimediare la solita figura dei pecoroni che abbassano la testa e sottostanno silenziosi alle ingiustizie perpetrate nei nostri confronti.
E che dire dell'euro, la moneta unica stabilita nell'Unione?
Ma in questo caso, se svantaggi ci ha portato, tali svantaggi sono dovuti anche alla totale mancanza di controllo interno che avrebbe dovuto essere esercitato nei primi mesi del suo utilizzo. Come purtroppo spesso accade in Italia, la superficialità nelle azioni ha fatto da padrona e noi, ora, ci troviamo prezzi alti dei prodotti e introiti dimezzati, conseguenza di politiche sbagliate ed egoistiche.
Se quest'anno l'affluenza alle urne risulterà scarsa chiediamoci perché. Anzi, no! Sarebbe inutile.




sabato 12 aprile 2014

GLI ALIENI E....L'ISTINTO MATERNO



4o caso d'ipocrisia

Il famoso paletto giuridico - moralista che proibiva la fecondazione assistita in Italia è caduto, evitando in questo modo a tante coppie che non potevano aumentare la famiglia di dover emigrare all'estero per soddisfare questo desiderio.
Decisione indubbiamente civile che mostra un passo avanti compiuto nel nostro Paese a favore di una maggior libertà d'azione, ma che non risolve la questione principale nascosta dietro questa delicata tematica. Fino a che punto il desiderio di maternità, o comunque di mettere al mondo un'altra vita - decisione che, peraltro, va presa in due - è autentico? Quante donne, o quante coppie, vogliono veramente aumentare la famiglia? Se si effettuasse un sondaggio, potendo utilizzare la macchina della verità, i risultati sarebbero meno scontati di quanto possiamo pensare.
"Crescete e moltiplicatevi" predicò molti anni fa la maggior autorità religiosa esistente allora, ma Lui ha potuto dirlo perché all'epoca, sulla Terra c'erano quattro gatti; ora, quest'affermazione suona preoccupante in un pianeta calpestato da ormai otto miliardi di terrestri. Per i rappresentanti e i seguaci del Creatore, sulla Terra c'è ancora posto per molta altra gente, ma si vede che consultano poco atlanti, cartine e mappe di Google per accorgersi che numerose aree del globo non sono abitabili.
Il punto però non è nemmeno questo.
Fisicamente, la donna è predisposta e strutturata per generare la vita e l'istituzione religiosa dà il carico da undici per sottolineare questo suo "dono" iconizzandola come, appunto, fonte primaria biologica senza tuttavia essersi mai chiesta, e averle mai chiesto, se davvero lo volesse. Ben inteso che per secoli, millenni, le donne hanno messo al mondo figli senza porsi molte altre domande, ma la situazione era diversa. Da sempre erano state educate e subdolamente convinte che questo era il loro compito principale, lo scopo per cui esse stesse erano venute alla luce, quindi, per secoli, le nostre ave hanno eseguito questo compito, quasi meccanicamente, automaticamente, ma anche consce del ruolo loro affidato dalla società.
Adesso non è più così.
Adesso, almeno nei Paesi considerati civili, avanzati ed evoluti, per le donne c'è la possibilità di scegliere se volere figli o meno e bisognerebbe che questo vantaggio, acquisito in tanti anni e con tanta fatica, fosse valutato un pò meglio.
In un'epoca come la nostra in cui, fortunatamente (oppure no?), a noi fanciulle si sono socchiuse le porte del mondo lavorativo, la nostra strada è anche arrivata ad un cruciale incrocio: lavoro, carriera, famiglia?
In molti casi, le nostre amiche hanno percorso tutte e tre le strade e ostentano soddisfatte gli esiti. Poi però, sui giornali appaiono titoli legati ad inquietanti episodi avvenuti fra le mura domestiche: tentati (ma talvolta anche consumati) infanticidi, ragazzi che d'improvviso cadono nelle spire degli stupefacenti e dei relativi spacciatori, se non addirittura giovani che cadono dai balconi, o da ponti, in preda a crisi depressive.
Cosa non ha funzionato in questi casi?
Semplice: la donna multitasking ha fallito in un task e, purtroppo, di solito è proprio quello che riguarda il menage familiare. Perché? Perché ha scoperto che è più semplice e divertente amministrare un'impresa che una famiglia. I figli sono più impegnativi dei colleghi di scrivania, e/o dei capiufficio, magari stronzi, ma il background culturale, e la subliminale educazione religiosa che silenziosamente impregna i neuroni degli Italiani impediscono a questi di ammetterlo a costo di farsi scorticare vivi. In altre parole povere, soprattutto in Italia, dove il Vaticano incombe, molte donne non riconoscono di non essere buone madri. Non vogliono. E' quasi una vergogna, un disonore!
Ecco il punto.
L'abolizione del divieto di fecondazione eterologa assistita è stata una buona mossa, ma prima di decidere di essere madri dovremmo sottoporci ad un auto esame di coscienza e rovistare a fondo nel garbuglio dei nostri sentimenti se c'è anche quello del vero amore verso le creature che vogliamo far nascere. Duole dirlo ma, a volte, sembra che molte nostre simili diano alla luce i propri eredi più per emulazione, o per dimostrazione di capacità a procreare, che per reale desiderio di maternità.
Poi ci si lamenta della non eccelsa qualità delle nuove generazioni che crescono nel costante sentirsi in diritto di pretendere e fare ciò che vogliono, approfittando biecamente dei divoranti sensi di colpa che affliggono le madri, spesso impegnate, per volere o per forza, nel lavoro che le tiene fuori casa per diverse ore al giorno, le quali, sfinite dalla giornata lavorativa spesa in mille incarichi, consapevoli del poco tempo a disposizione per la prole, preferiscono capitolare di fronte alla valanga di richieste di attenzione e di beni avanzate dai figli, lasciati alle nonne o alle baby sitters, piuttosto che discutere con essi dell'opportunità di concederle o meno.
Scegliere di essere madri è un diritto, ma lo è anche scegliere il contrario se si scopre che questa condizione può rivelarsi una gabbia soffocante da cui poi è difficile uscirne senza atroci rimorsi e/o rimpianti per una libertà perduta a cui inconsciamente ci si teneva, o per l'impossibilità materiale di esercitare tale ruolo.
In questo caso, gli alieni, o meglio: le aliene, sono coloro che, liberamente, consciamente e responsabilmente, decidono di impostare la loro vita senza dare eredi alla Terra, preferendo diventare manager, o più semplicemente scegliendo di pensare a loro stesse, ai propri sogni, desideri e ambizioni, senza remore e famigerati sensi di colpa, vivendo come meglio credono la loro vera natura.
Meglio una donna, madre mancata ma felice, o meglio una madre, infelice per la scoperta che, in fondo, non avrebbe voluto esserlo?

Amen.

sabato 28 dicembre 2013

Gli alieni...che vogliono stare a casa


3o caso di ipocrisia.

Ritorno sul tema lavoro, ma è inutile che ripeta le stesse cose. Conosciamo tutti la situazione in Italia su questo campo, tuttavia, il mio ritorno sull'argomento è motivato dal desiderio - o dalla disperazione - di alcuni, espressi più o meno in tutto il nostro territorio, ma soprattutto dal centro in giù, di lasciare l'Italia per cercar fortuna altrove.
Che dire?
Visto l'andazzo è comprensibile, ma chi manifesta questa intenzione non creda che, varcato il confine, entri in Paradiso.
Primo assunto: in alcuni Stati dell'Europa, e del mondo, trovare occupazione è forse più facile, le paghe sono più alte, anche di molto, rispetto a quelle elargite in Italia, ma il costo della vita è proporzionalmente più elevato di quello che si sostiene nel nostro Paese (vedere Paesi del Nord Europa dalla Gran Bretagna in su, ma anche in Svizzera non si scherza!). Per contro, negli Stati dove il costo della vita è ragionevole (Spagna e Grecia) il lavoro non si trova e la situazione è peggiore di quella Italiana.
Ultimamente la Spagna ha registrato un 40% di disoccupazione a tutti i livelli e per tutte le età; la Grecia non è neppure da prendere in considerazione.
Secondo assunto: all'estero non siamo molto amati proprio nei Paesi dove un italiano potrebbe trovare qualcosa di buono, e questo, purtroppo, a causa di alcune "mele marce" che in passato, non avendo mostrato molta volontà nel lavorare, hanno gettato fango sulla "razza" permettendo ai popoli ospiti di etichettarci come scansa-fatiche.
Le uniche categorie italiane di lavoratori,  apparentemente ben accette all'estero, sono quella dei ricercatori, accolti ovunque con onore e soldi; e quella dedita al servizio di ristorazione, in parole povere, quella costituita da chi apre ristoranti nei quali si propone l'ottima cucina italica che conquista e mette d'accordo tutti. Le altre categorie soffrono, a meno che i componenti non possano esibire titoli di studio e qualifiche molto alte, e molto competitive, in grado di sbaragliare la concorrenza, spesso formata da elementi che hanno terminato brillantemente la loro carriera scolastica e universitaria presso prestigiosi istituti, raccolti nel Regno Unito, in Francia, e nell'America del Nord.  I "normo-dotati", ossia coloro che vantano curricula culturali normali, che non ricercano, o che non servono vivande succulente, sono destinati, quando va bene, a servire le vivande sopra citate ai tavoli di bar, pizzerie, pub e ristoranti, magari aperti  e gestiti da connazionali.
I nostri emigranti prendono di più rispetto ai loro simili che servono in Italia? Forse. Anzi, senza dubbio, ma poi, quando vanno a far la spesa, trovano che una mela costa due euro oppure, se devono spostarsi con i mezzi per recarsi al lavoro, scoprono che il tragitto per il quale, su un mezzo, in Italia pagano circa 10 euro, nello Stato ospite costa 40 euro o, addirittura 45 sterline. Risultato: alla fine del mese non ci arrivano ugualmente. Vale dunque davvero la pena mollare baracca e burattini nel nostro scalcinato Paese per andare a far sacrifici in suolo estero? Ben inteso che qualcuno ha avuto una buona sorte, rimediando un posto di lavoro in un comunissimo ufficio, ma non sono tanti quanti si vuole far credere. Inoltre, anche all'estero, in alcuni Stati, nel mondo del lavoro ci sono limiti di età per entrarci. Dunque, meglio diradare subito il denso fumo che spesso ci viene sparato negli occhi per nascondere una realtà che invece dovrebbe essere rivelata, e cominciare, invece, a pensare seriamente ad operare cambiamenti definiti qui, nella nostra terra. Molti sospirano lamentandone l'impossibilità per un immobilismo atavico e radicato, prodotto di un malgoverno almeno cinquantennale, ma se andiamo avanti in questo modo, l'Italia si svuoterà dei suoi abitanti per riempirsi di Indiani, Pakistani, Siriani, Magrebini, Romeni, Bulgari, Russi, Cinesi e altri, perdendo del tutto la propria identità e trasformandosi in una sorta di immensa megalopoli cosmopolita degna di un film di fantascienza catastrofista. Per cosa poi?
A questo punto qualcuno potrebbe chiedermi se io ho la "ricetta del secolo" o comunque una ricetta per ovviare all'inconveniente di dover lasciare il suolo natio per sbarcare meglio il lunario. No, ma mi domando, per esempio, perché mai in Italia stenta a decollare la possibilità di lavorare non all'estero, ma con l'estero, comodamente seduti su una sedia nel nostro salotto, nel nostro studio (per chi lo ha), o nella nostra stanza, davanti ad un computer o a un tablet. In altri Paesi del mondo il lavoro a distanza è una realtà da decenni, in Italia lo si guarda in cagnesco, diffidenti.
E' vero che non tutti i mestieri possono essere svolti premendo il tasto ENTER, ma quelli di natura "burocratica" si, quindi, perché, intanto non cominciare da questi ultimi?  Sfortunatamente però, gli Italiani, si sa, - in genere - sono allergici alle innovazioni, salvo poi lamentarsi di doversene andare per mancanza di alternative valide.
E in ogni caso, chi decide di cercare il suo futuro fuori dai confini italiani, pur essendo comunque meritevole di rispetto per la scelta, non creda di essere la quintessenza del coraggio. In questo momento è più difficile rimanere qui, a casa, ma provare a cambiare il futuro delle nostre generazioni per evitar loro di dover espatriare per vivere.

Infine, chi sono gli alieni? Sono quelli che restano. Sono quelli che non vogliono andar via. Sono quelli che non si adattano passivamente alla crisi o ad una situazione comunque negativa; sono invece quelli che silenziosamente, ma inesorabilmente, con tranquilla, tuttavia inarrestabile tenacia, costringono la crisi ed il mondo ad adattarsi alla loro volontà. Sono quelli che, forse, ci salveranno.

giovedì 19 dicembre 2013

Gli alieni, la crisi e il pensiero positivo


2o caso di ipocrisia.

Stiamo con le pezze al sedere; è inutile negarlo, è superfluo nascondersi dietro ad un dito. E' così. Ma una delle frasi che serpeggiano fra i poveri esseri umani che cercano di barcamenarsi  e sbarcare il lunario arrancando per arrivare alla fine della settimana (alla fine del mese, ormai, è fantascienza demenziale!) è: pensiamo positivo.
Dove? Come?
Siamo immersi in una delle crisi economiche più gravi che abbia colpito l'umanità ma, strano a dirsi, tutti sembrano meravigliati di trovarsi in tale situazione. Eppure non è la prima volta. I nostri avi di una precedente generazione dovrebbero ricordare la crisi che colpì mezzo mondo nel lontano 1929. Provo a rinfrescare la memoria annotando ciò che ho appreso da racconti di testimonianze lasciate da chi l' ha vissuta ed è ancora al mondo per rammentare l'episodio. A seguito di pesanti ed ardite speculazioni bancarie, attuate da alcuni spericolati finanzieri con pochissimi scrupoli se non quello di arricchirsi, mezza popolazione degli Stati Uniti si ritrovò, un venerdì di ottobre, nel giro di poche ore, senza un centesimo, letteralmente in mezzo alla strada, con l'unica prospettiva di cercare un ponte o un edificio abbastanza alto da assicurare morte istantanea dopo un volo di decine di metri. Cos' altro era successo però? Si era verificata una superproduzione di tutto che aveva riempito i magazzini di molte fabbriche, rimanendo lì, invenduto per mesi. Risultato: licenziamenti a raffica per mancanza di richiesta di merce, e dunque di lavoro per produrre altra merce; successiva, dilagante, devastante disoccupazione con conseguente, logica, carenza di denaro; svalutazione della moneta e tutto il resto. Com'è accaduto ora, è avvenuto allora. Partita dagli Stati Uniti, la crisi economica era approdata anche in Europa prosciugando le tasche degli abitanti e anche qui, svalutazione delle monete (in Germania, si era arrivati ad andare a far la spesa col carrello pieno di soldi, costando una pagnotta migliaia di marchi), scene di disperazione e suicidi a catena.
Quant'è durata la crisi?
Che si sappia, il primo mondo, quello industrializzato, ha ricominciato a respirare dopo la 2a Guerra Mondiale, quindi, c'è voluto un conflitto di proporzioni quasi planetarie per rimettere le cose a posto. Negli Stati Uniti Roosevelt ha risolto anche col New Deal, incrementando al massimo l'edilizia, progettando e dando l'ordine di costruire migliaia di nuovi edifici in tutto il territorio statunitense, ma questo è successo prima della guerra mondiale. Il conflitto ha svuotato le cantine americane piene di armi, contribuendo ulteriormente a riempire le casseforti degli stati e delle banche, ma ha anche svuotato le case seppellendo milioni di morti, soprattutto in Europa, sotto le macerie dei bombardamenti a tappeto, spesso operati alla cieca, senza nemmeno vedere cosa si stesse bombardando.  Tuttavia, quanto all'incremento dell'edilizia, molti capi di governo di altri stati hanno seguito l' esempio di Roosevelt e, pian piano, l'economia è ripartita fino a raggiungere livelli paradisiaci tra la fine degli anni '50 e la prima metà degli anni '60. Calcolatrice alla mano, dalla crisi economica, scoppiata nel 1929, si è usciti, non indenni, dopo la guerra, tra la fine degli anni '40 e la metà degli anni '50, dunque dopo circa una ventina d'anni.
Corsi e ricorsi.
L'economia va così ma in quanti lo sanno a parte gli specialisti?
E' una continua altalena fra periodi di vacche grasse e periodi di vacche magre.
Sembra che sia quasi un fenomeno fisiologico, ma lo è davvero e adesso siamo di nuovo nella fase delle vacche magre, scheletriche, anche stavolta a causa di manovre finanziarie sbagliate operate in territorio a stelle e strisce, anche stavolta per overdose di tutto. Abbiamo ammucchiato tanto, forse troppo, e/o forse le cause sono da ricercare anche altrove, fatto è che di nuovo mezzo mondo è precipitato nel baratro della disoccupazione e della povertà senza neanche il conforto e la prospettiva di poter puntare su una soluzione immediatamente attuabile come fu quella dell'edilizia 70 anni fa. Ora di case ce ne sono anche troppe e i movimenti ambientalisti, a ragione, spesso si oppongono ad ennesime colate di cemento laddove si sono create - o sono state create - bellissime oasi naturali che devono rimanere tali nella loro funzione di polmoni verdi del pianeta.
All'epoca di Roosevelt, della tutela dell'ambiente se ne fregavano alla grande, ma erano altri tempi.
Si può tuttavia sempre puntare sul restauro delle costruzioni già esistenti, restituendo loro l' antico splendore. Già questo sarebbe un passo verso una pur timida ripresa.
Però.....c'è un "ma": l'eterna mancanza di fondi per dar corpo al nobile intento.
Dove diavolo sono finiti i fondi?
Perché non ci sono mai?
Sui social networks impazzano e si susseguono senza sosta posts agguerriti, pieni di rabbia - giustificata - esprimenti il disgusto, il disprezzo verso una classe politica - la nostra - rea di aver fatto sparire miliardi - ora milioni di euro - racimolati con pressione fiscale da asfissia sui contribuenti i quali, tra l'altro, non si sono visti rendere indietro i loro soldi in servizi da Paese civile. Ma non so quanto questa forma di protesta possa essere utile se non come valvola di sfogo per esternare una profonda amarezza. Non credo che basti. Potrebbe, al limite, lenire in parte la frustrazione cocente che si prova quando ci si vede immobili, impotenti a fare qualunque cosa.
Il lavoro non si trova: il pubblico impiego non assume, l'attività in proprio corre incontro al rischio di non essere adeguatamente corrisposta. Si arriva a prostituirsi non nell'accezione sessuale del verbo, bensì a quella, forse ancor più avvilente di accettare infimi incarichi per infimi compensi. E' accaduto anche nel '29; sta ripetendosi ora, se non addirittura in modalità peggiore, ed è successo in qualsiasi altro periodo di crisi che l'umanità abbia attraversato nel corso della sua storia millenaria, quindi, invece di stupirsi e postare invettive contro il governo su Facebook o Twitter , bisognerebbe farsi venire qualche idea.
Intendiamoci subito: non è vero che incazzarsi faccia male, anzi!
Finiamola con questo luogo comune !
L'aumento esponenziale di molte patologie gravi è dato dalla tendenza - sbagliata - e dalla concezione - sbagliata anche quella! - di trattenere le emozioni all'interno del nostro animo, esibendo una falsissima calma e un altrettanto falso distacco dalle passioni terrene, come predica il Buddhismo, col risultato negativo di un logorio e di una corrosione fisica e psichica deleteria che porta, appunto, il fisico ad ammalarsi e a deteriorarsi. Qualcuno chiederà: ma allora cosa devo fare? Prendere il mio prossimo per il collo, sbatterlo contro il primo muro che trovo e, magari, ammazzarlo?
Ragazzi, strappiamo una volta per tutte il velo pietoso dell'ipocrisia!!!
Oltre a rimpinguare le casse degli Stati, le guerre servono come valvola di sfogo all'aggressività e ad operare una regolare, periodica selezione naturale della popolazione, evitando il sovrannumero.  Se non ci fossero (state) le guerre, a quest'ora sulla Terra saremmo almeno in 20 miliardi a meno che non fosse stato inventato qualche altro metodo per tenere in parità nascite e decessi.
Scherzo, naturalmente, ma questo è un invito a riflettere con attenzione su alcuni eccessi di "buonismo" , spesso, secondo me, decisamente fuori luogo per l'epoca in cui stiamo vivendo.
Torno a bomba: il pensiero positivo.
Mi viene l'orticaria solo a sentirlo nominare e mi suona come i mantra di Scientology: autostima e pensiero positivo in cambio di ingenti sovvenzioni. A loro. Ma va'!!
Nonché io inciti a lasciarsi andare alla disperazione, ma se avete avuto il coraggio e la pazienza di leggere il mio sproloquio, e se conoscete bene e ricordate la storia con la "S" maiuscola, le crisi non sono finite il giorno dopo, ergo, neppure questa finirà domani.
Allora, direte: dobbiamo rassegnarci? Subire passivamente senza reagire? Adattarci al peggio, vivendo di sola speranza in un domani migliore?
No. Perché? Cos'abbiamo fatto di male per meritarcelo? D'accordo: abbiamo messo al governo un bel pool di incompetenti ma, in occasione di elezioni politiche, non abbiamo mai avuto molta scelta. Come diceva Montanelli: abbiamo sempre dovuto votare turandoci il naso.
Nonostante alcuni di essi siano laureati in discipline economiche, i nostri politici brillano per non capire un tubo di economia, assorbiti come sono nell' unico loro obiettivo che consiste nell'arraffare più denaro possibile approfittando vigliaccamente dell'esser riusciti a sedersi su quelle poltrone di velluto rosso le quali portano loro migliaia di euro al mese, distogliendoli dalla visuale della situazione in cui versa l'Italia, non permettendo loro di capire che, continuando in questo modo, non solo non si uscirà dalla crisi, ma si rotolerà verso il precipizio della miseria con conseguente blocco di qualunque attività che sia produttiva o di altro genere, facendo scivolare il Paese verso il default, se già non ci è arrivato.
E' cronaca di oggi il crollo del 40% sulle prenotazioni nei ristoranti per il cenone di Capodanno; è cronaca di oggi la ola di lamenti proveniente dal mondo del commercio che vede i negozi vuoti anche a ridosso delle imminenti feste natalizie.
Dove sono finiti i soldi che gli Italiani hanno elargito al Fisco?
In qualche conto corrente depositato nelle sicure banche off shore di paradisi fiscali?
Bene. E allora cerchiamo e assoldiamo un pool di esperti informatici, hackers agguerriti ed inarrestabili, per stanare questi conti e ricattare i governanti in questi termini: o ci (ri)date un pò di soldi, o noi mettiamo i vostri in rete, alla vista di tutti.
Idea pazzesca? Fantascientifica? Difficilmente realizzabile? Forse, ma in questo momento è l'unica che mi è venuta. D'altro canto, più che di spada, è doloroso ferire di tasca. Però, pensare positivo e vivere di speranza, mi sembra una soluzione ancora più assurda e patetica.
Il prossimo che mi si presenta e mi dice di pensare positivo, giuro che lo ammazzo!!
A presto, e scusate il "trattato".

P.S. : dimenticavo. Vi state chiedendo: dove e chi sono gli alieni? Sono quelli che non pensano positivo. Sono quelli che pensano altro.